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Attualità | 22 dicembre 2020, 11:25

Savona, rosa gialla e codice tra le mani: il flashmob di protesta dei magistrati onorari

Questa mattina il sit in davanti al Tribunale contro le parole del Ministro Bonafede e la situazione precaria della categoria

Savona, rosa gialla e codice tra le mani: il flashmob di protesta dei magistrati onorari

Una rosa gialla e un codice tra le mani per protestare contro le parole del ministro del Giustizia Alfonso Bonafede che il 19 novembre, rispondendo ad un'interrogazione, ha dichiarato che "la magistratura onoraria ha la finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale". 

Questa mattina quindi all’ingresso principale del tribunale di Savona, una rappresentanza dei giudici di Pace (GdP), giudici onorari di tribunale (GOT) e vice procuratori onorari (VPO) hanno manifestato tramite un flash mob. 

L'iniziativa è scattata dopo che un testo di riforma della materia, in Commissione Giustizia al Senato, è stato rinviato a gennaio 2021. "Il testo della riforma, peraltro, tende a precarizzare ulteriormente la categoria - dicono i magistrati onorari - sommando il rapporto di lavoro onorario a quello autonomo, contrariamente a quanto dettato dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che, nel luglio scorso, ha riconosciuto ai magistrati onorari italiani la qualifica di lavoratori subordinati”. 

I magistrati onorari, che in tutta Italia hanno scelto la rosa gialla come simbolo della manifestazione, chiedono il riconoscimento di diritti e di compensi per la quantità di lavoro svolto tutte le settimane nelle aule di Giustizia. 

La rosa gialla sta a significare che i magistrati onorari si sentono traditi dalle istituzioni: ricorda lo sciopero del pane e delle rose (Bread and Roses Strike) dei lavoratori immigrati a Lawrence (Massachusetts) nel 1912. 

Da anni lo Stato ha, di fatto, subappaltato ai magistrati onorari l’80 percento delle udienze penali e il 50 percento di quelle civili. Nei giorni scorsi sono state organizzate manifestazioni a Roma, davanti alla Cassazione, a Milano, a Napoli, a Salerno, a Pisa, ad Ancona, a Palermo dove tre magistrati onorari stanno facendo lo sciopero della fame come segno di protesta da 14 giorni: Vincenza Gagliardotto, Sabrina Argiolas e Giulia Bentley, a cui si è aggiunto Livio Cancellieri, giudice onorario a Parma: si tratta di un’ondata di malcontento che sta attraversando tutta Italia e che coinvolge circa 5 mila operatori. 

A indurli a manifestare, hanno contribuito anche le incredibili parole del Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che lo scorso 19 novembre, in risposta a un’interpellanza, ha detto che l’esistenza della Magistratura Onoraria “è legata alla finalità di contenere il numero dei Togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della Magistratura professionale”. 

“Basta capolarato di Stato”. Il destinatario delle proteste è il guardasigilli Alfonso Bonafede, ritenuto fin troppo silente su un dossier che misura la tenuta dell’intero comparto della Giustizia: sul caso si è già espressa la Corte di giustizia europea, mentre la Corte Costituzionale, davanti a una richiesta analoga, ha già riconosciuto ai giudici di pace il rimborso delle spese di difesa nei giudizi di responsabilità connessi all’esercizio delle loro funzioni. 

I magistrati onorari sono in attesa di sapere quale sarà il futuro dalla loro posizione: attualmente, non usufruiscono di nessuna contribuzione e non hanno diritto a ferie e malattia. Sacrosanti diritti che non trovano applicazione per i giudici onorari, i quali, specie in questa delicata fase di emergenza sanitaria, sono costretti a subire ulteriormente questa profonda diseguaglianza che diventa intollerabile allorquando, in caso di contagio da  Covid, non risultano destinatari nemmeno di un qualsivoglia indennizzo. 

L’emergenza Covid ha fatto esplodere una situazione già da troppo tempo in attesa di correttivi. Perché chi si è ammalato non ha potuto godere di alcun ammortizzatore. 

Tra le tante manifestazioni di solidarietà, anche l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) si è espressa con una nota: “Si susseguono in questi giorni manifestazioni di protesta dei magistrati onorari in servizio che, lamentando un contesto di incertezza di tutele e di precarietà sul piano previdenziale e retributivo, reclamano il riconoscimento della dignità della funzione. Pur considerando la non esclusività del rapporto con l’amministrazione della giustizia e la possibilità di svolgimento di altre concomitanti attività professionali, in sintonia peraltro con la temporaneità dell’incarico conferito, l’Associazione Nazionale Magistrati esprime la ferma convinzione che non debba essere svilito il ruolo e quindi dimenticato l’importante contributo fornito dai giudici e dai pubblici ministeri onorari. Per queste ragioni, l’associazione esprime solidarietà per il disagio della categoria e auspica che il governo e il Parlamento reperiscano le risorse finanziarie necessarie ad approntare le più opportune tutele economiche, previdenziali e sociali”.

Luciano Parodi

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