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Solidarietà | 16 dicembre 2020, 18:08

Caritas Diocesana Savona: "Occorre uscire dalla cultura dell’individualismo narcisista del nostro tempo che lascia indietro i più fragili"

"Non possiamo pensare di ricordarci dei poveri solo con un pacco alimentare o con un’ora di volontariato"

Caritas Diocesana Savona: "Occorre uscire dalla cultura dell’individualismo narcisista del nostro tempo che  lascia indietro i più fragili"

"In questi ultimi tempi di pandemia, che la povertà stia aumentando e i poveri siano tornati 'visibili' è un dato di fatto. Numeri, titoli dei giornali, filmati allarmanti: per chi ha avuto occasione, il video del Corriere della Sera che mostrava la fila chilometrica fuori da un emporio solidale parlava da solo…. Un intero quartiere di persone in coda per un aiuto alimentare". Si apre così la nota firmata da d. Adolfo Macchioli, Alessandro Barabino e Marco Berbaldi della Caritas Diocesana Savona, Fondazione ComunitàServizi onlus.

"È il momento in cui i poveri diventano visibili, prendono forma, volto, persona - proseguono - cessano di essere numeri invisibili e assumono la fisionomia di una madre con bambini, dell’italiano, come dello straniero, del giovane come del vecchio, del malato come del disoccupato. Persone, storie, non numeri! Allora si mette in moto la cosiddetta macchina della solidarietà natalizia: raccolte alimentari spontanee o organizzate, doni natalizi di aziende e organizzazioni, elargizioni in denaro a Enti e Associazioni, il mondo dello spettacolo e i cittadini comuni che si attivano per fare qualcosa per 'gli altri', magari dar da mangiare il giorno di Natale".

"Non possiamo pensare di ricordarci dei poveri solo con un pacco alimentare o con un’ora di volontariato, per quanto siano elementi indispensabili per dire una risposta solidale della nostra società. Il percorso è più complesso e richiede la fatica del leggere insieme i bisogni, dell’ascoltare, del discernere, del pensare e agire politico. Occorre che ci ricordiamo dei poveri quando costruiamo un quartiere in una città, quando creiamo le condizioni per un lavoro stabile, dignitoso, onesto, quando pensiamo i criteri di accessibilità dei servizi pubblici e privati, quando rendiamo bella la nostra città e i nostri giardini, quando curiamo i nostri malati ed educhiamo i nostri giovani".

"Papa Francesco nell’enciclica Fratelli Tutti ci ricorda che il tema principe è il lavoro, ma il compito di promuoverlo è della politica: 'In una società realmente progredita, il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica'".

"Occorre uscire dalle logiche delle Lobby, da una cultura dell’individualismo narcisista del nostro tempo che non fa altro che autocentrarsi, che curare esclusivamente il proprio interesse senza guardare il bene comune o il domani che è già alle porte. Tutto questo genera scarto, lascia indietro i più fragili, pezzi importanti della nostra società – come gli anziani che muoiono per il Covid - : purtroppo ce ne accorgiamo quando le bare vengono portate sui camion militari o guardando negli occhi poveri in coda, in queste occasioni nelle quali escono allo scoperto, diventano visibili. Tocca a noi ora, tutti insieme" concludono.

redazione

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