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Politica | 11 maggio 2020, 13:10

Il consigliere regionale Vaccarezza ricorda la strage dei fratelli Govoni

In sette furono uccisi dai partigiani l'11 maggio del 1945 a Pieve di Cento, in Emilia Romagna

Il consigliere regionale Vaccarezza ricorda la strage dei fratelli Govoni

Così il consigliere regionale e capogruppo in Consiglio di 'Cambiamo!' Angelo Vaccarezza ricorda una delle stragi risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. 

"Pieve di Cento, Argelato, Emilia Romagna. 11 Maggio 1945. Un anniversario atroce, sette persone atrocemente torturate e assassinate per mano dei Partigiani Garibaldini della Brigata Paolo: i fratelli Dino, Emo, Augusto, Ida, Marino, Giuseppe, e Primo Govoni.

La guerra è finita, ma i Partigiani comunisti continuano senza sosta a compiere assassini guidati dell'unica regola della loro follia omicida.  È di tre giorni prima il rapimento e assassinio, sempre da parte loro, dopo un sommario giudizio da parte di un tribunale partigiano, di altre 12 persone.  Quel giorno la storia si ripete: ad uno ad uno, chi nella casa paterna, chi nelle proprie, vegono prelevati con la scusa di un semplice controllo di polizia. È l'inizio di una strage.

Il motivo scatenante di questa ferocia, l'accusa di appartenere alla RSI. La punizione per questo sospetto, torture e linciaggio. Dei 7, solo uno venne ucciso con un'arma da fuoco. Tutti gli altri, furono sottoposti a torture indicibili e strangolati con il filo del telefono dopo torture e sevizie durate ore. La più giovane di loro, Ida, aveva vent’anni e non si occupava di politica. Venne sequestrata mentre stava allattando la figlia di due mesi e brutalmente assassinata. 

Quella dei sette fratelli Govoni è certamente una delle pagine più atroci della storia italiana.

Ma, chissà come mai, è una storia che non viene raccontata, ne insegnata nelle scuole.

Per loro non c’è un museo, non esistono visite per far conoscere ai ragazzi dove loro vissero e dove morirono. Negli anni, migliaia i libri pubblicati che hanno come argomento la guerra civile; ma questa storia é stata menzionata si e no su dieci, nonostante sia l'emblema dell'atmosfera di terrore, violenza e intimidazione che regnava ovunque in quegli anni. A strage terminata, i partigiani buttarono i corpi in un fossato anticarro e si rifiutarono di dire ai genitori dove fossero le spoglie. Solo quattro anni dopo i responsabili  vennero  denunciati, ma nel frattempo  erano stati messi al sicuro in Cecoslovacchia grazie all’aiuto logistico del Partito Comunista Italiano.

La prassi, dunque: difendere e coprire gli assassini, infamia nei comportamenti, colpire i più deboli. Quel tribunale partigiano che ha giudicato colpevoli i fratelli Govoni, è frutto della vostra pazzia, della vostra rabbia, delle vostre frustrazioni e piccole smanie di potere. Ma fortunatamente, é solo una vergognosa pagina di un pessimo libro, che non esiste più.

L'inferno dove le vostre anime dannate stanno bruciando, è per voi finalmente, eterno".

Comunicato stampa

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