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Attualità | 19 marzo 2020, 11:21

L'emergenza Coronavirus stoppa la crescita industriale e logistica del savonese. Berta (Unione Industriali): "E' una mazzata, ne usciremo tutti più poveri da questa crisi"

Turismo, economia portuale e aziende del comparto industriale in difficoltà tra un blocco totale e lo spettro della cassa integrazione

L'emergenza Coronavirus stoppa la crescita industriale e logistica del savonese. Berta (Unione Industriali): "E' una mazzata, ne usciremo tutti più poveri da questa crisi"

Turismo, logistica del porto e le aziende del comparto industriale. Le tre colonne fondamentali della provincia di Savona o sono completamente bloccate oppure stanno subendo gravi rallentamenti.

Lo scorso 21 febbraio, giorno dell'inaugurazione del viadotto Madonna del Monte dell'autostrada A6 (Leggi QUI), il direttore dell'Unione Industriali Alessandro Berta auspicava ad una ripartenza delle imprese del porto e manifatturiere della Val Bormida, praticamente un mese dopo però siamo di fronte ad uno stop quasi generale causato dall'emergenza Coronavirus.

"Il settore del turismo è completamente fermo. I provvedimenti del Governo dal punto di vista degli ammortizzatori sociali sicuramente danno la possibilità ai lavoratori di non essere lasciati per strada almeno temporaneamente ma è chiaro che dall'altra parte le aziende avranno dei grossi problemi a sopravvivere tra qui e il prossimo anno. Ci aspettiamo quindi altri tipi di emergenza non appena l'emergenza sarà calata ma questo dipende anche dal comportamento di tutti noi" spiega Alessandro Berta.

"Stiamo tenendo sulla logistica del porto ma ci aspettiamo un calo dei traffici, in parte perché sta calando la produzione italiana e dall'altra perché è calata l'esigenza dei prodotti almeno import anche se la Cina sta riprendendo a macinare ma lentamente. Se le nostre fabbriche rallentano è evidente che hanno meno bisogno di prodotti. In qualche modo i porti continueranno a lavorare nel prossimo mese ma prevedo un aprile con - 50, -60% rispetto al precedente" specifica il direttore dell'Unione Industriali di Savona.

"Le aziende del comparto industriale stanno lavorando ancora, stanno rallentando le attività, i concessionari sono fondamentalmente chiusi, è chiaro che non avremo più l'attività di import-export di autovetture dal porto di Savona che pesa parecchio e ma non avremo più le aziende all'automotive che producono componenti per le aziende della filiera. Mi aspetto quindi che le tre-quattro aziende coinvolte rallentino molto e vadano ad uno stop che potrebbe portare alla cassa integrazione e ci stiamo discutendo quotidianamente con i sindacati. Questo permette anche di avere la possibilità di avere contagi all'interno dell'aziende per quanto si possano utilizzare tutti i sistemi di protezione possibile. Altre aziende del comparto alimentare e impianti stanno cercando di fare il possibile, ma sia nell'edilizia che nell'impiantistica si stanno fermando e stiamo lavorando alla cassa integrazione. Fine marzo e inizio aprile saranno mesi di forte sofferenze, avremo poche aziende che lavoreranno" continua Berta.

Per la parte diversa dalla produzione le aziende si sono attrezzate per lo smart working: "Molti stanno lavorando da casa, abbiamo qualche problema di connessione e infatti come ripeto da anni dobbiamo investire sulle infrastrutture digitali. Si può fare di più lavorando con ritmi e modalità differenti da quelli attuali. Ma le aziende si sono organizzate in modo efficiente, hanno reagito abbastanza bene, un ritorno ce l'abbiamo".

"La provincia - prosegue - stava aumentando la propria crescita industriale e logistica e stava sopperendo ai problemi del terziario, l'industria sono quattro anni consecutivi che aumenta gli addetti ed è stato raggiunto il record degli ultimi 25 anni. Considerando che avevamo i ponti crollati ed una situazione infrastrutturale difficile viste anche le mareggiate per quanto riguarda il porto. Il turismo teneva e i problemi enormi erano nel terziario pure e commercio. Le aziende stavano comunque investendo parecchio, tutto ciò è una mazzata perché quello che succederà è che ne usciremo tutti più poveri da questa crisi. Questa ha portato al blocco di attività, del fatturato, della spesa interna, il mercato interno italiano già era fermo ora è sotto zero e si è bloccato l'export che ci stava tenendo in piedi come provincia. E' evidente che il problema sarà profondo ed andrà affrontato con strumenti eccezionali che al momento non si rinvengono nel Decreto Legge emanato".

Il Decreto "Cura Italia", predisposto per affrontare l'emergenza Coronavirus, è stato firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella martedì scorso e prevede prevede misure per complessivi 25 miliardi di euro. Con particolare attenzione al sostegno delle famiglie, dei lavoratori, gli artigiani, i commercianti e i professionisti.

"In parte il Decreto è condivisibile sulla parte del lavoro anche se scritto confusamente, ci sono gli strumenti ed era uno dei primi pilastri. Ricordiamoci però che il lavoro non lo dà la cassa integrazione ma le aziende che lavorano. Mi aspetto una riduzione del personale nel prossimo periodo, sto parlando di sei mesi, un anno, anche se dalla crisi si uscirà con una ripresa molto forte. Abbiamo dei problemi da risolvere, ci sono dentro il decreto un po' troppe 'mance' date ad una categoria rispetto ad un altra per motivi e fini semi elettoralistici e non si è pensato ad alcuni problemi di fondo. Le aziende devi sostenerle con una forte liquidità, pensare che gli si sono stati sospesi i tributi e il 31 maggio abbiano i soldi per pagarli. Buona parte delle società piccole e medie si troveranno nei prossimi bilanci ad avere perdite molto consistenti, questo vuol dire che o si prevede una norma speciale che spalmi gli utili nei prossimi 4-5 anni o altrimenti alcune aziende dovranno chiudere per obbligo di legge. Il Governo dovrà mettere in campo tutti in sistemi per far sì che le banche diano tutti i soldi alle imprese, senza soldi le imprese non potranno pagare le tasse, non potranno fare gli investimenti" conclude Alessandro Berta.

Luciano Parodi

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