Qualità e bellezza. Ecco i primi due ingredienti magici che il mondo riconosce all’Italia, elementi di un’equazione che porta chi abita fuori dai nostri confini nazionali ad innamorarsi dell’identità e della cultura unica di un territorio che da sempre è stato un faro per creatività e capacità di saper fare.
Da anni si discute sulla necessità di trovare il giusto equilibrio tra valorizzazione del Sistema-Paese, capitalizzazione anche economica dei beni artistici da Nord a Sud e della necessità di mettere in rete un patrimonio di tradizioni, arte, ed identità, senza tuttavia pianificare in modo analitico quali siano i migliori mesi dell’anno per parlare del Brand Italia ed essere ascoltati.
Paesi più giovani e meno ricchi di storia, sono da anni impegnati in un’opera di destagionalizzazione al contrario, una sorta di reverse engineering per addetti ai lavori che consente di costruire un vero e proprio Business Plan dei prodotti nazionali da mettere a sistema con tour operator rilevanti, e da promuovere al consumatore finale attraverso attività dedicate.
Scopriamo allora che i classici periodi di alta stagione, oltre ad essere un momento in cui i territori fatturano, sono anche quelli in cui ci si occupa di economia del turismo, beni artistici locali, valorizzazione delle zone interne, creazioni di percorsi emozionali, e quelli in cui esperti di enogastrofood, marketing manager, social media strategist, professionisti del mare e - perché no - seri influencer sono all’opera per scovare tutte le novità che, unite alla tradizione, fanno crescere la reputazione e i fatturati dei distretti turistici.
Partendo da questa analisi capiamo allora come i mesi di novembre e febbraio, tradizionalmente più scarichi di flussi turistici, siano invece i migliori per iniziare a raccontare al mondo cosa l’Italia stia preparando per la stagione estiva 2020, quali strategie di marketing voglia adottare per attirare nuove fasce di pubblico, come abbia scelto di accattivare i giovani con divertimenti fashion, ma a portata di portafoglio e come sia possibile disegnare il Paese a forma di 428 milioni di turisti, numeri di arrivi che nel 2018 hanno affollato lo stivale con particolare attenzione all’offerta proposta da destinazioni regionali come Veneto, Lazio, Lombardia e Trentino Alto Adige. Capire allora quale pezzetto di queste offerte locali abbia avuto più riscontro, significa creare i presupposti per una pianificazione del prodotto finanziario e delle economie del turismo collegate, e serve a pianificare il futuro dei distretti turistici in modo moderno, integrato e dinamico. Per dirla nell’era della trasformazione digitale un Turismo 4.0 che, alla tradizione della bellezza italiana, unisca tutti gli strumenti di pianificazione tecnologica utili a far sorridere chi sceglie l’Italia come mèta delle proprie vacanze, trasformando così il turista in uno strumento di marketing con le gambe, una sorta di uomo-sandwich che con il passaparola costruisca uno storytelling di valore con amici, colleghi ed istituzioni.
Infine, non scordiamo mai il valore della vecchia e cara “prova d’assaggio”, uno strumento commerciale vecchio come il mondo, grazie al quale capire dalle persone che ti assaporano quanto zucchero manchi o quale punto di cottura sia il migliore per perfezionare il piatto. La maggior parte del turismo straniero si cattura esattamente così, invitando in bassa stagione delegazioni di esperti di settore insieme a semplici “turisti assaggiatori” per far capire loro, al di fuori del caos dei periodi di afflusso di massa, quanto davvero i luoghi possano offrire, regalando un tour dedicato e all’insegna della lentezza.
Ogni report europeo ci racconta come nei prossimi 20 anni il nuovo petrolio sarà l’economia del turismo, in grado di generare solidi posti di lavoro e di legarsi alla tradizione di un Paese che può finalmente fare di clima, mare, cibo ed accoglienza una vera e propria industria.