Qualche giorno dopo un nubifragio che ha ingrossato i torrenti liguri, i volontari della Protezione Animali di Savona sono chiamati a soccorrere tartarughe d’acqua sulle spiagge savonesi; si tratta di soggetti esotici che qualche incosciente genitore ha comprato per il figlio e non ha poi esitato ad abbandonarlo in un torrente quando è cresciuto o il pargolo è pure lui cresciuto e ne ha perduto l’interesse.
Molti animali abbandonati muoiono di fame o predati dagli animali del bosco; alta mortalità anche per i soggetti trasportati in mare dalle piene dei torrenti come il Teiro, il Sansobbia e, per il gioco delle correnti anche diversi rii della provincia di Genova; i pochi sopravvissuti approdano sfiniti sulle spiagge savonesi.
Ed infatti nei giorni scorsi i volontari dell’Enpa ne hanno recuperate una decina, che ora stanno curando e sfamando. Sono tutti soggetti della specie trachemis, originari del nordamerica, che fino all’anno scorso venivano allevati e venduti in molti negozi di animali; ritenuta specie invasiva dall’Unione Europea, proprio per i diffusi abbandoni, in Italia ne è stato proibito l’allevamento e la vendita ma anche il possesso, con esclusione dei soggetti posseduti prima del febbraio 2018, che potevano essere denunciati on line o a mezzo raccomandata al Ministero dell’Ambiente fino al 31 agosto scorso.
Dopo una prima proroga il termine è ormai scaduto ma la legge, approvata senza consultare le associazioni animaliste come Enpa, che pur era ed è favorevolissima al divieto di allevamento e vendita, nulla prevede per i soggetti ritrovati abbandonati, salvo la consegna a poche strutture collegate ai Carabinieri Forestali in cui, per la grande affluenza, i nuovi arrivati possono essere soppressi.
Naturalmente Enpa si oppone a tale trattamento e chiede che la Regione Liguria si faccia promotrice di una seconda proroga ed inoltre di modifiche legislative che permettano ad Enpa (ed altre associazioni animaliste che li soccorrono) di poterle dare in adozione a famiglie disponibili ad ospitarle fino alla loro morte naturale. Inadempiente come al solito la Regione Liguria, che dovrebbe, per legge (art. 27 Dlgs 230/2017), attuare programmi di educazione e sensibilizzazione ed individuare le strutture dove gli animali dovrebbero essere custoditi; nulla di tutto ciò, a distanza di quasi due anni, è stato fatto.