Solidarietà - 23 ottobre 2019, 12:25

Arriva alla Croce Bianca Albenga la donazione di Carlo Cangiano, il runner/scrittore ingauno che ci racconta come abbattere i nostri "muri"

Sabato la cerimonia di consegna del ricavato tratto dalle vendite del libro "Al di là del muro... (c'è speranza per tutti)"

Si svolgerà sabato 26 ottobre, presso i locali della Croce Bianca di Albenga, la cerimonia conclusiva di donazione del ricavato proveniente dalle vendite del libro "Al di là del muro… (c’è speranza per tutti)" di Carlo Cangiano.

Un’opera decisamente singolare: quarantadue racconti (come una maratona) nei quali il runner albenganese traccia delle emozionanti similitudini tra lo sport e quella lunga, faticosa maratona chiamata vita.

Abbiamo contattato Carlo Cangiano per farci raccontare qualcosa in più su questo suo lavoro letterario.

“Innanzitutto – ci spiega – ci tengo a precisare che si tratta di 42 racconti più una storiella breve conclusiva, perché la vera maratona misura 42 km e 195 metri. E molto spesso quegli ultimi 200 metri scarsi sono i più duri e più faticosi, quelli in cui la stanchezza si fa maggiormente sentire. La storiella finale simboleggia proprio questo”.

E questo titolo particolare, come è nato?

“Ho pensato a un titolo lungo e articolato che ben rappresentasse le diverse sfaccettature della mia passione sportiva. Fino a 30 anni di età mai avrei immaginato di poter correre una maratona, quindi se ho iniziato la pratica sportiva quando molti atleti iniziano a valutare l’ipotesi di ritirarsi, vuol dire che chiunque può trovare la forza e il coraggio per rimettersi in gioco, in ogni circostanza.

Il primo ‘muro’ che bisogna avere voglia di superare è la ‘comfort zone’ di casa, lasciare il divano e la comodità ed iniziare ad allenarsi per dedicare il proprio tempo a qualcosa che si ama fare. Con la parola muro in gergo podistico si intende anche, con l’espressione ‘muro del maratoneta’, quell’inevitabile giro di boa, superati i 30 km, durante il quale iniziano a mancare le energie. Qui si gioca tutto con la testa, la dedizione, la gestione di quanto fatto in allenamento. Un altro muro da infrangere è quello dei propri obiettivi: per me è stato quello di abbassare il mio tempo sotto le 3 ore. Sono tutti muri metafisici, introspettivi, spirituali”.

Come è nata invece la scelta di donare il ricavato alla Croce Bianca?

“Ho iniziato a scrivere in un periodo nel quale non potevo allenarmi e partecipare agli eventi sportivi a causa di un infortunio a un ginocchio. Scrivevo per passare il tempo, non credevo che tutto ciò si sarebbe tramutato in un libro. Poi ho sottoposto le mie storie all’editore e in quello stesso momento ho deciso che un eventuale ricavato, poco o tanto che fosse, sarebbe dovuto andare in beneficenza. E con la Croce Bianca di Albenga conservo un legame affettivo e familiare molto forte”.

Questo libro è stato protagonista di una vera e propria “tournée” di presentazione: quali sono stati i momenti clou da non dimenticare?

“Tantissimi, in questi incontri con il pubblico ho scoperto un mondo nuovo che nemmeno immaginavo. Parlare di me in pubblico non è facile, anche perché il mio libro non è certo un prontuario tecnico o un manuale agonistico, è una raccolta di pensieri e di emozioni molto personali legate al mondo della corsa. La prima presentazione all’Auditorium San Carlo di Albenga mi ha davvero sorpreso, la sala era piena e questa è stata una enorme testimonianza di affetto e di amicizia da parte di tutti i numerosi partecipanti che mi ha colpito. E poi ho scoperto quanto sono legati a me numerosi amici che operano in tante società sportive vicine e che si sono impegnati per organizzarmi eventi di presentazione nei luoghi più disparati, in spiaggia a Borgio Verezzi, in Comune a Pietra Ligure, in numerose biblioteche locali. Insomma: è stata davvero una bella esperienza”.

Alberto Sgarlato