Attualità - 03 settembre 2019, 18:35

Centrale Tirreno Power, Cnr: "In 12 anni +49% mortalità". L'azienda: "Dati confutati"

La ricerca dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha riacceso il dibattito intorno alla centrale a carbone di Vado Ligure.

Un aumento della mortalità pari al 49% registrato, dal 2001 al 2013, nell'area della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure. É questo quanto indicato nella ricerca dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ifc) pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment. "Nei 12 comuni considerati - spiega Fabrizio Bianchi del Cnr-Ifc - nelle aree a maggiore esposizione a inquinanti sono stati riscontrati eccessi di mortalità per tutte le cause (sia uomini che donne +49%)".

L'impatto sanitario sulla popolazione della centrale Tirreno Power di Vado Ligure (Savona), avviata nel 1970 e alimentata a carbone fino al 2014, quando la procura di Savona fece fermare gli impianti per disastro ambientale doloso, è stato studiato dagli epidemiologi ambientali dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa.

La ricerca ha inoltre riscontrato eccessi di mortalità "per malattie del sistema circolatorio (uomini +41%, donne +59%), dell'apparato respiratorio (uomini +90%, donne +62%), del sistema nervoso e degli organi di senso (uomini +34%, donne +38%) e per tumori del polmone tra gli uomini (+59%)".

In particolare è stata valuta la relazione tra l'esposizione agli inquinanti atmosferici emessi dalla centrale e il rischio di mortalità e ricovero in ospedale in 144.019 persone, identificate con indirizzo di residenza e analisi dei ricoveri in ospedale: "Anche considerando le diverse fonti inquinanti cui sono stati esposti i cittadini - prosegue Bianchi espondendo quanto emerso dai dati - ci sono stati forti eccessi di rischio di mortalità prematura e ricovero ospedaliero per i residenti intorno alla centrale a carbone di Vado Ligure, con numerosi eccessi di mortalità e ricovero in ospedale, in particolare per le malattie cardiovascolari e respiratorie".

"Relativamente all'inquinamento delle centrali a carbone, è la prima volta che viene effettuata una quantificazione del rischio, purtroppo molto alto" continua ancora Bianchi, auspicando che venga spostata con urgenza l'attenzione sulle valutazioni preventive degli impatti sulla salute e quindi sulle fonti che si conoscono come maggiormente inquinanti, anziché valutare i danni alla salute già verificatisi a causa delle esposizioni.

"La speranza - conclude il ricercatore - è che i risultati dello studio stimolino decisioni per ridurre i livelli di esposizione riconosciuti dannosi per l'ambiente e la salute e per realizzare studi analitici e programmi di sorveglianza adeguati".

Non è tardata ad arrivare la risposta di Tirreno Power:

I dati teorici riproposti oggi da Fabrizio Bianchi del CNR sono vecchi e sono già stati confutati dai dati reali pubblicati nel luglio del 2018 nel documento ufficiale dell’Osservatorio salute e ambiente della Regione Liguria

E’ necessario ricordare che l’osservatorio nato proprio per verificare l’impatto ambientale e sulla salute della centrale di Vado Ligure ha concluso le indagini escludendo in modo chiaro e documentato qualsiasi impatto dell’impianto.

L’Osservatorio ha già esposto in modo netto le proprie conclusioni dopo avere esaminato tutti gli studi, compreso quello del CNR che oggi viene tirato fuori nuovamente a distanza quasi due anni.

I dati di Arpal (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure) affermano che la qualità dell’aria intorno alla centrale è sempre stata ottima e nulla è cambiato dopo la chiusura degli impianti a carbone avvenuta ormai cinque anni fa. Anche i dati sanitari ufficiali documentano che la situazione nella area di Vado Ligure è complessivamente migliore rispetto a quella del resto della Liguria.

Arpal ha analizzato l’andamento di tutti gli inquinanti compresi quelli indicati dal controverso studio come responsabile o tracciante del teorizzato danno ambientale e sanitario.

Si conclude che per il biossido di zolfo e i biossidi d’azoto “non si osserva una correlazione evidente tra l’andamento delle emissioni [della centrale] e dei valori di concentrazione rivelati in aria nell’ambiente”. Inoltre “non si osserva una diminuzione di entità significativa nelle concentrazioni dopo lo stop dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica (marzo 2014)”.

Per quanto riguarda le polveri sottili PM10 e PM 2,5, il rapporto Arpal scrive che "nell’andamento dei dati non si osservano particolari variazioni nel periodo considerato [prima e dopo la chiusura dei gruppi a carbone]” e per i microinquinanti conclude che “negli andamenti dei metalli non si osservano variazioni significative”.

A fronte di dati sulla qualità dell’aria così chiari e positivi, anche il rapporto sulla salute dell’Ospedale Policlinico San Martino commissionato dall’Osservatorio regionale è coerente e giunge a queste conclusioni: “In generale, il quadro sanitario che si delinea nell’area di Vado Ligure sulla base dei dati dei due flussi informativi sanitari disponibili è piuttosto positivo. Questo non solo perché nel tempo i tassi di decesso e ricovero sono andati via via diminuendo, scendendo o rimanendo al di sotto della media regionale, ma soprattutto perché la mortalità per quelle patologie (p.e., malattie respiratorie e cardio-circolatorie, neoplasie maligne emo-linfo-poietiche) almeno in parte riconducibili a pressioni ambientale e/o a esposizioni occupazionali hanno mostrato nell’area di Vado Ligure nel periodo 2010-2014 una frequenza del tutto analoga a quella della Liguria”.

Questi rapporti conclusivi, basati su effettive misurazioni reali e non su astratte elaborazioni teoriche, documentano in modo chiaro la realtà di una situazione ambientale e sanitaria positiva.

redazione