Quante volte siamo passati sul ponte Morandi, il ”Brooklyn” italiano, e con lo sguardo all’orizzonte inframezzato da quelle lunghe bretelle, percorso chilometri per lavoro o per vacanza.
Ogni pensiero si fa greve ed è rivolto a tutte le vittime che ignare andavo incontro al proprio funesto destino.
Alla vista della commozione della gente che dopo un anno si è radunata per commemorare il disastro delle 11:36 del 14 agosto 2018, e alla sensazione che tutti ci ricongiungeremo con i nostri cari in un’altra dimensione, ho scritto questa breve poesia per immortalare ogni sacrificio terreno.
Il ponte di Genova
Piovono gocce scarlatte di dolore
là dove s’è infranto il ponte del cuore.
Piovono lacrime ardesie di terrore
là dove il tempo ha fermato l’ore.
Giunte le mani son coro di preghiera
perché ritorni presto ogni primavera.
Operose vite son da mattina a sera
perché Genova canti di gloria com’era.
E intanto son volate verso le nuvole
ignare anime in girotondi di bambole
celesti di virtù e bianche di favole
nel Paradiso ad imbandir le tavole.
È certo che si ritorni per voler del fato
a salutar nel vento ogni volto amato
e per quel giorno eterno tanto desiato
sia tutto perfetto e di sole ricamato.
Simona Bellone