“Quattro anni fa io e l’assessore Ilaria Cavo avevamo iniziato un percorso di dialogo con l’associazione sportiva che gestisce il bocciodromo di via Famagosta a Savona. Dove oggi vedete dei campi dovreste vedere una struttura coperta, infatti la Regione aveva staziato 100mila euro… E poi? E poi pian pianino il Comune si è tirato indietro. È una cosa immorale non prendere gli impegni nei confronti di una società sportiva che sta per compiere 100 anni e conta centinaia di soci. E non mi si venga a dire che la struttura costa, come è stato detto, più di un miliardo delle vecchie lire, basta girare tutta la Liguria per vedere impianti sportivi bellissimi realizzati con cifre esigue. Se il Comune di Savona non vuole costruire la struttura coperta lo dica: ma smetta di prendere in giro questa società sportiva e smetta di prendere in giro la Regione che per questo progetto aveva già stanziato dei soldi”. Questo, in sintesi, lo sfogo pubblico, diffuso anche attraverso i social network, del consigliere regionale capogruppo di Forza Italia Angelo Vaccarezza in merito alle esigenze di copertura del bocciodromo di via Famagosta.
Ma questo è solo il più recente capitolo di una storia apparentemente senza fine. Le vicende travagliate in realtà hanno avuto inizio già con il cambio di sede dell’Associazione Bocciofila Savonese: il 30 giugno del 2012, infatti, è stato chiuso per l’ultima volta il cancello degli storici locali in via Firenze 27: dal 2008 al 2012 era stata trovata una soluzione provvisoria, mantenendo la sede in quegli stessi spazi, poi quasi tre anni di attesa e infine l’arrivo nell’attuale sede di via Famagosta.
Ed ecco che si entra nel vivo della vicenda: accanto ai nuovi locali, infatti, sarebbero dovuti sorgere degli impianti sportivi coperti, utili anche alle vicine scuole medie “ E. Carrando” di via Turati, attualmente prive di una palestra. Ma che fine abbia fatto il nuovo bocciodromo, è ancora da capire.
Commenta amareggiato il Presidente dell’Associazione Bocciofila Savonese, Alessandro Gugliotta: “Mi sarei aspettato sinceramente un maggiore rispetto verso una società sportiva attiva dal 1920 soprattutto per l’attività sociale svolta in tutti questi anni, e che si accinge a compiere il suo centenario di fondazione. Siamo Stella d’Oro al Merito Sportivo dal 2006, unica bocciofila in Liguria ad avere ottenuto questo riconoscimento. Abbiamo un palmarès che conta undici titoli italiani e un 3° posto ai mondiali di Losanna del 1953”.
Prosegue Gugliotta: “La nostra bocciofila non è solo sport: è storia, è cultura, è tradizione, è sociale. Siamo la più antica bocciofila di Savona, tra le 11 più antiche in Liguria, tra le prime 30 in Italia. Le nostre vicende hanno avuto una valenza sociale, ancor prima che sportiva. Nel 1920, quando l’Italia si risollevava dalle tragedie della I Guerra Mondiale, servivano luoghi di aggregazione e divertimento. Abbiamo in sede una foto del 1931 nella quale si vede che in bocciofila si serviva il rancio ai mutilati di guerra, sono scene che aprono il cuore, sono momenti che fanno capire il senso di appartenenza ad una comunità di una società sportiva così radicata sul territorio”.
Gugliotta non fa mistero della sua fede di vecchio Socialista che qualcuno dell’amministrazione precedente riscontrava come un vero problema (un concetto di indegna politica), ma al tempo stesso vuole assolutamente tenere lontana la politica da tutta la vicenda. “Lo dico per molteplici motivi – spiega il presidente della società sportiva – primo tra tutti perché trovo ignobile una strumentalizzazione per fini politici dello sport. In secondo luogo perché io vorrei che sorgesse questo bocciodromo non certo per una parte politica, non certo per una sola società sportiva, ma per Savona. Quello non dovrà mai essere ‘il bocciodromo di qualcuno’, dovrà essere il bocciodromo dei savonesi. Se ciò andrà in porto, potrò anche dimettermi da presidente, tanto ormai la mia battaglia sarà vinta. Infine, non ne voglio fare una questione politica perché ritengo che tra le varie amministrazioni comunali che si sono succedute, non siamo stati aiutati da nessuno, abbiamo preso pesci in faccia da tutti, da sinistra e da destra. Un trattamento che un’associazione con la nostra storia non si meritava”.
Alessandro Gugliotta dice no alla commistione tra politica e sport, ma al tempo stesso tiene a precisare una cosa: “Purtroppo è proprio quello che è successo. Abbiamo visto sorgere un impianto coperto a sei metri dall’argine sinistro del Letimbro, pertanto in zona esondabile, tra l’altro in una zona dove la Regione Liguria non avrebbe dovuto permettere di edificare, alla luce delle vicende alluvionali della Val di Vara del 2009. E allora perché è stato tirato su così in fretta? Evidentemente perché in quel momento era in carica un’amministrazione che vedeva in un’altra società un punto di riferimento… O più probabilmente un bacino di voti. Con questo non dico che questa società sportiva non dovesse avere i suoi spazi, non sia mai. Dico solo che un’amministrazione di qualsiasi provenienza politica, debba garantire a tutti i cittadini e le realtà del territorio lo stesso rispetto”.
Le vicende proseguono, come ci spiega ancora lo stesso Gugliotta: “Nel 2015 l’assessore regionale Ilaria Cavo e il capogruppo regionale di Forza Italia Angelo Vaccarezza, senza promettere nulla e molto correttamente avevano dichiarato che presentato il progetto con i giusti requisiti, la regione Liguria, avrebbe potuto porre la giusta attenzione per un contributo di questo impianto coperto in via Famagosta, in un punto scevro da vincoli urbanistici e ambientali, ben sapendo che Savona capoluogo di provincia non è per nulla dotata di tale struttura. Grazie a molteplici aspetti, come il fatto che le bocce da noi sono una tradizione culturale, come la vicinanza alle scuole, come il basso impatto ambientale dato da una struttura d’eccellenza dotata di pannelli fotovoltaici, la proposta di questo bocciodromo è arrivata settima su dodici progetti di impianti sportivi regionali. A quel punto il Comune avrebbe potuto e dovuto trovare il modo, con gli oneri di urbanizzazione, accendendo un mutuo, o altro, di trovare la restante parte, di circa 150mila euro, per portare a termine il progetto. Se ci fosse stata la volontà di fare si sarebbe trovato il modo, invece il tutto è finito alla voce ‘alienazione immobili’ (già inserito nell’amministrazione precedente, ecco il doppio spregio), una sorta di stanza buia dove vengono inseriti finanziamenti che non hanno possibilità di realizzazione, tanto è vero che la vendita in tre anni, degli immobili di proprietà comunale, non é riuscita ad ottenere il minimo necessario. Oppure dobbiamo pensare che la triste realtà è che non c’è mai stata la volontà di volerlo fare… Buona la seconda!
Attenzione, però: allora il Comune di Savona dovrebbe rendere conto ai cittadini di che fine hanno fatto quei 56mila euro investiti presso la IRE, società che ha curato il progetto, per fare sviluppare all’azienda un qualcosa che è caduto nel dimenticatoio. Nessuno contesta la legittimità delle tariffe di IRE, ma se si finanzia la progettazione di qualcosa che poi non va in porto, siamo di fronte a uno spreco di soldi pubblici”.
Conclude il presidente della Associazione Bocciofila Savonese: “Il mondo delle bocce a Savona può contare su un indotto di 1500 persone tra atleti tesserati, dilettanti, amatori. Il tutto in una regione che anagraficamente è la più vecchia d’Italia e ai primi posti tra le più vecchie al mondo. E qui si sta perdendo l’occasione per dare al nostro capoluogo di provincia un impianto sportivo d’eccellenza per tutte le età”.
L’annosa vicenda è approdata anche nel consiglio comunale savonese del 30 luglio, quando la capogruppo consiliare del Partito democratico Barbara Pasquali ha affermato pubblicamente: "Ci sono alcune occasioni mancate; e non mi riferisco solo al fatto di essere stati tagliati fuori dal programma di residenze universitarie, che non è finanziabile ad oggi, ma parlo anche della rinuncia allo stanziamento di 100mila euro per la copertura del bocciodromo di via Famagosta".