Il Distretto Florovivaistico della Liguria invita tutti i coltivatori di piante in vaso liguri alla massima cautela nell’applicazione del regolamento UE 2031.
Tale normativa dispone nuove norme, comuni in tutti i paesi UE, per la tracciabilità e l’etichettatura delle piante in vaso, e in Liguria riguarda oltre mille aziende produttrici di piante, aromatiche, fiorite, grasse e succulente, principalmente della Piana di Albenga e dell’Estremo Ponente.
Rimangono al momento vari dubbi e varie necessità di chiarimento nell’organizzazione, che potranno essere chiariti solo con la speriamo prossima emissione, da parte del Ministero delle Politiche Agricole, del relativo regolamento attuativo. Siamo fiduciosi che gli Enti responsabili italiani stiano prontamente provvedendo alla più celere organizzazione degli adempimenti conseguenti.
Al momento, rimane però certo che l’obbligo di etichettatura non è necessariamente per singolo vaso, ma per “unità di vendita”, ovvero: “la più piccola unità, commerciale o di altro tipo, utilizzabile nella fase di commercializzazione interessata, che può costituire il sottoinsieme o l'insieme di un lotto”. Sta dunque al coltivatore stabilire qual è l’unità di vendita minima, cui conseguono gli obblighi di etichettatura e tracciabilità. La stessa “unità di vendita” può peraltro variare a seconda del lotto e a seconda delle esigenze del fornitore delle piante.
Su piante di piccole dimensioni l’etichettatura rischia di essere una parte consistente dei costi di produzione, è comprensibile che una normativa di tale fatta crei confusione e l’imposizione di necessari adeguamenti possano anche generare dubbi.
“Come Distretto ci siamo attivati e abbiamo contattato vari rappresentanti della filiera nazionale ad un recente convegno a Monopoli, così come abbiamo incontrato i funzionari responsabili a livello regionale e ministeriale e crediamo sia questione di poco prima che vengano emessi chiarimenti ufficiali - dichiara il Presidente Luca De Michelis - nel contempo il settore farebbe bene ad attrezzarsi affinché questo obbligo di tracciabilità sia un’opportunità da cogliere per valorizzare il prodotto e non una semplice norma di etichettatura”.