Economia - 12 luglio 2019, 07:00

Come scegliere i semi della cannabis in base alle loro caratteristiche

Grazie alle sempre più perfezionate tecniche agrarie e alle ricerche in ambito botanico, attualmente la coltivazione della cannabis si è progressivamente diffusa per accontentare le esigenze dei consumatori

Impieghi dei semi di cannabis


Grazie alle sempre più perfezionate tecniche agrarie e alle ricerche in ambito botanico, attualmente la coltivazione della cannabis si è progressivamente diffusa per accontentare le esigenze dei consumatori.

Infatti, grazie alle innumerevoli proprietà del vegetale, il suo utilizzo ha trovato largo impiego sia nel settore farmaceutico che in quello erboristico, oltre che per uso personale.

In seguito alla selezione di semi di cannabis autofiorenti, i coltivatori sono stati in grado di ottenere prodotti rispondenti a ottimi standard qualitativi e capaci di soddisfare i più svariati desideri del pubblico, come puoi leggere qui.

La cannabis è un vegetale di tipo erbaceo annuale, il cui ciclo vitale può durare tra 3 e 10 mesi, in relazione alle differenti condizioni ambientali.

A seconda delle diverse caratteristiche, questo vegetale comprende 3 specie, che sono la Cannabis Sativa, la Cannabis Indica e la Cannabis Ruderalis.

• Impiego alimentare

Nel settore alimentare i semi di cannabis trovano largo impiego per il loro elevato contenuto di nutrienti necessari all'organismo, tra cui alcuni aminoacidi essenziali contenuti nelle proteine (20,25% della composizione totale).

Essi presentano inoltre una notevole concentrazione di acido alfalinolenico omega 3 e linolenico omega 6, che, per la loro spiccata attività antiossidante verso i radicali liberi, sono estremamente benefici per il metabolismo.

I semi si distinguono anche per i notevoli quantitativi di fitosteroli, caroteni, vitamine e minerali, che costituiscono un mix equilibrato di elementi utilissimi per il benessere dell'organismo.

Dalla loro spremitura a freddo si ricava un olio per uso alimentare, che possiede tutti i requisiti di un alimento protettivo, anche in relazione alla sua azione stimolante su numerose reazioni biochimiche.

Se utilizzato quotidianamente, l'olio di cannabis svolge un ruolo di spicco nel rafforzamento del sistema immunitario, oltre che nell'abbassamento dei livelli di colesterolo circolante.

Dai semi è possibile ottenere inoltre una pregiata farina per la preparazione di ottimi prodotti da forno sia dolci che salati.

È un dato di fatto come il consumo di cannabis nel settore alimentare abbia subito una vera e propria impennata, sia per le caratteristiche organolettiche particolarmente appetibili degli alimenti che per l'indiscutibile miglioramento delle abitudini nutrizionali.

• Impiego farmacologico

La cannabis assunta per uso farmacologico deve avere un contenuto di tetraidrocannabinolo superiore a 0,2%; questa sostanza appartiene alla famiglia dei cannabinoidi, di cui esistono 113 varietà.

Pazienti affetti da forme neoplastiche mostrano un effettivo giovamento per quanto riguarda gli effetti collaterali derivanti dalle terapie necessarie per queste malattie, che spesso prevedono una lunga durata.

Il sollievo dalla sofferenza e il miglioramento della qualità di vita sono i principali obiettivi delle così dette "cura palliative", che utilizzano appunto l'assunzione di cannabis in varie formulazioni farmacologiche.

Anche se la sua efficacia terapeutica non è ancora ben definita, l'effetto analgesico in presenza di dolore cronico è ormai comprovata e ne consiglia l'uso per patologie come il dolore neuropatico, la sclerosi multipla e la fibromialgia.

Inoltre questa pianta si conferma un valido alleato in casi di disappetenza e nausea, in quanto sfrutta l'attività anti-emetica dei cannabinoidi.

In relazione alla sua azione mio-rilassante, la cannabis è particolarmente indicata per la spasticità muscolare che accompagna la SLA.

Nel settore psichiatrico, i semi del vegetale possono venire impiegati per attenuare crisi ansiose e disturbi associati allo stress.

• Impiego erboristico

Dal punto di vista erboristico i semi di cannabis vengono utilizzati per produrre un olio cosmetico dotato di numerose caratteristiche vantaggiose per il corpo.

Come accennato, questo olio derivante dalla spremitura a freddo dei semi è molto ricco di sostanze antiossidanti in grado di contrastare l'invecchiamento cellulare.

Come conseguenza esso si rivela un efficace cosmetico naturale anti-age, poiché contribuisce a minimizzare l'insorgenza di rughe d'espressione e di discromie cutanee.

Inoltre il suo contenuto lipidico a base di acidi grassi insaturi garantisce un notevole effetto elasticizzante e tonificante sull'epidermide, soprattutto per pelli mature.

In particolare l'attività sinergica della vitamina E e dell'acido linoleico previene secchezza, desquamazione e disidratazione cutanea.

I migliori semi di cannabis

Nonostante si tratti di una pianta molto robusta e facilmente adattabile a varie condizioni ambientali, la cannabis si caratterizza per un ciclo produttivo piuttosto lento, che rende la coltura non sempre adattabile alle esigenze degli agricoltori.

In seguito a perfezionati sistemi di selezione in laboratorio, sono stati ottenuti semi in grado di offrire ottime prestazioni per migliorare la coltivazione della pianta.

Delle tre specie presenti in natura, quella più diffusa in Europa è la Cannabis Ruderalis, un esemplare che si distingue per l'elevata resistenza e per la capacità di fungere da base per innesti con altre specie.

Di norma le coltivazioni sfruttano piante ibride tra Ruderalis e Indica oppure tra Ruderalis e Sativa; soprattutto quest'ultima che presenta fibre flessibili ma forti, anche per altezza del fusto che può arrivare fino a 5 metri.

Se vengono coltivate all'aperto, varietà del genere consentono di realizzare un unico raccolto annuale, con tempi vegetativi e di fioritura piuttosto lunghi; ecco perché si preferisce utilizzare gli ibridi a prevalenza sativa.

La coltivazione per utilizzi differenti da quelli industriali è ormai quasi completamente orientata verso l'impiego di semi autofiorenti selezionati in laboratorio.

Essi offrono alla pianta la possibilità di passare dalla fase vegetativa a quella di fioritura in maniera autonoma e indipendente dalle condizioni climatiche e dalla disponibilità di luce.

Il ciclo biologico di tali semi si completa in sole 8-10 settimane, consentendo pertanto di triplicare la produzione con notevolissimi vantaggi economici.
La fioritura si verifica continuativamente da aprile a ottobre, con più raccolti.

Si tratta della soluzione migliore per coltivazione di piante a scopi fito-terapici ed erboristici, dove è importante poter disporre di un cero numero di fioriture per ricavare infiorescenze essiccate e oli essenziali.


Caratteristiche delle piante autofiorenti

I semi autofiorenti rappresentano la scelta ideale per chi è intenzionato a coltivare cannabis in serra oppure in luoghi a condizioni controllate, quando cioè le piante sono sottoposte a illuminazione continua e a condizioni di umidità predefinite.

Oltre al fatto di poter compiere in assoluta autonomia il passaggio dalla fase vegetativa a quella di fioritura, le piante autofiorenti si distinguono anche per le loro ridotte dimensioni.

Grazie a un'attenta selezione, questi semi sono in grado di sviluppare piante a crescita contenuta, che non superano mai 180 centimetri di altezza e che assumono di solito un tipico aspetto cespuglioso, particolarmente ricco di foglie.

Le foglie hanno dimensioni ridotte e possiedono una grande robustezza, che le rende perfette per la coltivazione in-door, dove la disponibilità di spazio è limitata.

In questo modo si ottiene una maggiore concentrazione di infiorescenze per unità di spazio, offrendo l'opportunità di avere un raccolto realmente più abbondante.

Questi semi non si svilupperebbero bene in un ambiente esterno proprio perché hanno bisogno di un'illuminazione costante e continuativa.
Tra essi, sono disponibili varietà particolarmente veloci in grado di passare dalla semina al raccolto in soli 55 giorni.
Come conseguenza è possibile realizzare 2-3 raccolti tra aprile e ottobre.

Le varietà ottenute da semi autofiorenti si distinguono per un elevato contenuto di CBD e garantiscono il massimo della resa nel più breve tempo possibile.

La Cannabis Ruderalis, una delle componenti fisse degli ibridi, è abituata a crescere in ambienti con climi estremamente rigidi, e deve pertanto essere incrociata con Cannabis Sativa o Cannabis Indica proprio per adattarsi meglio a tutte le condizioni atmosferiche.



Richy Garino