- 02 luglio 2019, 14:00

Buchi neri e asteroidi, il genovese Marco Pallavicini: "Nessun impatto imminente. La 'foto' del millennio? Non dimostra nulla di nuovo"

Nel 2019 ricorre il cinquantesimo anniversario dell'allunaggio. Ma c'è stato anche lo scatto di un buco nero visto da vicino e il 30 giugno si è celebrato l'Asteroid Day. Ne abbiamo parlato con Marco Pallavicini (VIDEO)

Questo 2019 sembra essere un anno davvero memorabile per fisici, astrofisici e scienziati in genere, vista la ricorrenza di avvenimenti simbolici e le scoperte recenti – dal cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna, alla prima “foto” di un buco nero, passando per la simulazione di un’asteroide che distrugge New York -. Per questo abbiamo deciso di parlarne con un esperto che, almeno in parte, ridimensiona clamori e allarmismi che talvolta un evento può causare. Si tratta di Marco Pallavicini, docente di Fisica all’Università di Genova, presidente della Commissione Scientifica Nazionale di fisica astroparticellare dell'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e presidente del Festival della Scienza.

 

L’uomo sbarca sulla Luna: 20 luglio 1969. Quali passi ha compiuto l’umanità da allora?

Si avvicina una data storica, ossia il 20 luglio 1969, quando Armstrong mettendo piede sulla Luna, ben 50 anni fa, ha compiuto simbolicamente “un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità”, tanto che, infatti, questa “Impresa straordinaria è stata fondamentale per l’astrofisica, grazie allo sviluppo della tecnologia dello spazio: tantissime osservazioni astrofiche molto importanti – commenta Pallavicini – si sono fatte grazie a strumenti che oggi orbitano intorno alla Terra; si tratta di tecnologie fondamentali usate per lanciare i satelliti, raccoglierne i dati, comunicare con loro e tenerne sotto controllo l’orbita: sono strumenti nati per andare sulla Luna e poi messi a disposizione della ricerca scientifica a ogni livello”.

I viaggi nello spazio: destinazione Luna e Marte.

E oggi più che mai le grandi potenze mondiali fanno a gara a chi, con le tecnologie più avanzate, non solo tornerà sulla Luna, ma perfino riuscirà ad andare su Marte: “Il viaggio è lunghissimo e non è fattibile; l’interesse a farlo è forse analogo a quello che si aveva negli anni Sessanta per andare sulla Luna – commenta Pallavicini - ma è un’impresa molto difficile che non credo vedremo, anche se prima o poi accadrà”. Eppure Elon Musk, fondatore di Tesla e Space X, ha dichiarato che farà un viaggio senza ritorno proprio sul Pianeta Rosso. Vedremo se ce la farà.

Il 4 maggio 2019 un’asteroide distrugge New York (per finta) e Brian May racconta (sul serio) la missione Hera, mentre si celebra l’Asteroid Day.

A proposito di scenari fantascientifici, un po’ da disaster movie, lo scorso maggio un’asteroide ha impattato sulla Terra e precisamente su New York –  come quasi sempre accade nei film catastrofici americani -. In realtà lo scenario prospettato era il 2028 e non si trattava di una pellicola cinematografica, bensì di una simulazione, andata fallita, della Nasa. Questo a dimostrazione del fatto che se succedesse realmente, non saremmo in grado di difenderci, ma, ci rassicura Pallavicini: “Non ci sono pericoli imminenti, anche se, trattandosi di eventi casuali, possono accadere in qualsiasi momento. Sappiamo, però, che solitamente passano milioni di anni tra un impatto importante e l’altro con la Terrà. Per cui accadrà di nuovo, ma se sarà tra un milione di anni…”.

In ogni caso, per non scordarci del rischio, c’è l’Asteroid Day, che si celebra il 30 giugno di ogni anno, per volontà dalle Nazioni Unite, per infondere consapevolezza nei rischi che la Terra può correre a causa delle circa 20 mila asteroidi che ci girano intorno (il 30 giugno 1908 in grande "sasso cosmico" cade in Siberia, a Tunguska, facendo una strage di alberi, ma non di persone), e a questo proposito l’ESA (Ente Spaziale Americano) ha scomodato perfino Brian May (non solo storico chitarrista dei Queen, ma anche astrofisico) per illustrare in un video la missione Hera, una sonda che esaminerà un asteroide doppio.

Buchi neri: 10 aprile 2019 l’immagine, ma non la scoperta, del millennio.

La notizia, e soprattutto la “foto”, hanno fatto il giro del mondo in un attimo, mentre tutti i media parlavano di immagine del millennio, la prima ad aver colto un buco nero a conferma della teoria di Einstein sulla relatività. Invece è inutile esultare e definirla semplicemente “fotografia”: “Quest’immagine non ci dice niente di più di quello che era già noto; l’esistenza dei buchi neri era ampiamente assodata già dagli anni Settanta; e poi la scoperta del 2015 delle onde gravitazionali ha dimostrato l’esistenza di coppie di buchi neri che collido tra loro – spiega Pallavicini - Semmai questa, che è un’immagine radio, realizzata con antenne radio distribuite su tutto il Pianeta e sincronizzate, dimostra la fattibilità di questo tipo di osservazioni e apre la possibilità a future osservazioni, che potrebbero portare a importanti informazioni e a darci la possibilità di capire più a fondo il fenomeno gravitazionale”.

Guarda l’intervista completa a Marco Pallavicini:

 

 

 

Medea Garrone