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| 03 maggio 2019, 12:00

Vera Girivi da Genova a New York: "Su Instagram il Pulitzer Saltz si è innamorato della mia arte"

Le sue figure femminili sono ammirate dal premio Pulitzer Jerry Saltz, mentre il celebre trader e magnate Andy Hall vuole esporre le sue opere nella propria Fondazione. Lei è l'artista genovese Vera Girivi, che spopola su Instagram e che abbiamo intervistato (FOTO)

Vera Girivi

Vera Girivi

Conosce “God” in persona, il “Dio” della finanza americana Andy Hall – che vuole esporre i suoi quadri –, mentre il critico d’arte e premio Pulitzer 2018 Jerry Saltz dice di lei su Instagram: “You are a great visionary artist”. E ancora: “We love love love love it Vera! You are such a beautiful deep painter. Such a special artist. We love your work.” E non sembra ci sia bisogno di traduzione.

Di chi si tratta? Della genovese Vera Esposito, in arte Vera Girivi (acronimo composto dalle iniziali dei nomi dei figli e del marito) con più di 13 mila follower su Instagram. Perché ai tempi dei social anche l’arte passa attraverso il web. Ed è così che le figurine femminili di Vera (artista autodidatta e casalinga che abita a Pegli) sono andate in mostra negli Stati Uniti: al Dallas Art Fair nello scorso Aprile e prima ancora, a Gennaio, all’Outsider Art Fair di New York, nel Metropolitan Pavillion a Manhattan, dove Vera Girivi è stata l’unica italiana presente oltre alla veronese Elisabetta Zangrandi. Questo grazie anche al suo curatore – rigorosamente conosciuto via social – l’americano James Barron, che ha saputo cogliere, insieme a Saltz, suo amico, l’originalità delle sue opere. L’abbiamo intervistata.

Quando ha iniziato a dipingere e postare le sue opere su Instagram?

Ho iniziato a dipingere da ragazza, per poi interrompere, ma qualche anno fa ho ripreso e ho pubblicato su Instagram i quadri. Inoltre mi è sempre piaciuto il mondo dell’arte, specialmente quello americano, per cui cercavo di comprendere il loro – per così dire - gossip artistico, facendo ricerche su giornalisti e critici d’arte. Così ho conosciuto Jerry Saltz. Ho iniziato a seguirlo su Instagram, leggendo le sue critiche, e, postando i miei primi dipinti, lui mi ha notato subito: ha visto il mio profilo e ha iniziato a recensire molti miei quadri. Successivamente abbiamo avuto un contatto più diretto.

Chi altro ha conosciuto tramite i social?

Sempre tramite Instagram ho conosciuto altre persone più o meno note negli Stati Uniti, grandi finanziatori mecenati del mondo dell’arte, come Andy Hall, il finanziere che vive tra Miami e New York e che era definito “Dio” nell’ambiente di Wall Street: mi aveva chiesto di fare una mostra per la fondazione Hall e mi ha invitata nel suo castello in Germania, dove espone i quadri della fondazione. Intanto gli ho regalato tre dipinti. E poi, naturalmente, ho conosciuto il mio attuale gallerista, Barron che vive in parte in Italia e in parte in Usa, ed è venuto a casa mia, si è scelto i quadri e li ha portati via per le mostre a Manhattan e Dallas. Inoltre ha una galleria a Kent, a un’ora da New York, dove installerà la mia mostra permanente.

Invece col mondo dell’arte italiano non ha contatti?

L’unico modo in cui sono entrata nel mondo italiano è stato vendendo alla famiglia Della Valle, a Emanuele, figlio di Diego, che fa il regista in America. Inoltre mi ha contattato Nicolella, un giovane critico, che vuol venire a Genova a vedere i quadri, forse mosso anche dal fatto che sono seguita da Saltz.

Che cosa significa per Lei essere seguita sui social?

Non mi interessa il numero dei follower, ma la qualità delle persone, cioè quelle che appartengono al mondo dell’arte e che mi fa piacere mi seguano.

E un suo quadro è esposto accanto a quello di Picasso...

Sì, me lo ha detto al telefono Barron quando ci siamo sentiti durante l’esposizione di Dallas. Incredibile!

Come sta vivendo questo successo Oltreoceano?

È come un sogno per me sapere che le cose stanno andando così. Sono stata invitata da andare negli Stati Uniti, ma per ora resto qui. Quello che per me è importante è sapere che i miei quadri sono in giro per il mondo: si trovano in Cina, in Giappone, e in America; ultimamente due opere, che hanno fatto un giro enorme, passando da New York e arrivando a Milano, sono esposte nella Galleria Fondazione Battaglia.

Ad oggi quanti quadri ha venduto?

Ne ho venduti 36 a un commerciante d’arte in Cina, e prima dell’arrivo del mio curatore circa 100, mentre a Barron ne ho dati altri 50. Per me sono tanti, non me l’aspettavo.

Ritrae sempre nudi di donna e in interno: perché?

In interno perché è più intimo e dà l’idea di maggior protezione. Il nudo, invece, è dovuto al fatto che non c’è cosa più bella del nudo femminile. Che sia grassa o magra, non importa, è bello di per sé, e non mi interessa la perfezione, anzi, più le donne sono imperfette sono e più bellezza c’è.

Ci sono anche i paesaggi genovesi.

Ho dipinto Portofino e Caricamento per cinque volte e per cinque volte l’ho venduto. Il primo, però, lo tengo per me, non è in vendita. Genova e i paesaggi in genere sono su legno e non su tela, e molto grandi: mi portano via molte energie. Negli Stati Uniti, però, preferiscono i quadri di grandi dimensioni, così anche quelli con i soggetti femminili ora li faccio su tele di 60x60 e non più 30x30.

Ha fatto studi artistici?

No, sono una grande divoratrice di immagini, e se vedo una cosa che mi piace se approfondisco.

Qual è la quotazione delle sue opere?

Preferisco si occupi Barron delle vendite e delle quotazioni: quando ero da sola a occuparmene, i quadri li vendevo su Instagram a 200 euro, mentre oggi sono valutati dieci volte tanto quelli più grandi, mentre quelli più piccoli sono venduti a mille euro.

Quale sarà la sua prossima esposizione internazionale?

Barron mi ha detto che vuol farne una in estate nella sua Galleria a Kent, che è una località turistica, sul lago, ed è vicina alla casa di campagna di Saltz.

Medea Garrone

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