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| 19 aprile 2019, 12:00

Varenna, quel guado sul torrente ‘provvisorio’ sin dal 1993

Dodici famiglie per rientrare a casa attraversano un passaggio non in sicurezza. Il ponte definitivo doveva esser fatto entro il 2010. Il Comitato Val Varenna: “Situazione allucinante, qui non è partito nessuno dei lavori che erano stati annunciati”

Varenna, quel guado sul torrente ‘provvisorio’ sin dal 1993

Risolto il problema della pista in alveo del torrente Varenna, che può essere riaperta grazie all’ultima deroga concessa dalla Regione Liguria (ma Tursi deve presentare entro breve e poi realizzare una sistemazione viaria definitiva), in vallata restano in sospeso numerose altre criticità. Dai lavori per il secondo lotto della messa in sicurezza del Varenna, per i quali esistono gli stanziamenti pur non essendo ancora partiti, alle opere di risistemazione della zona, a seguito delle frane e degli smottamenti causati dalla vasta ondata di maltempo di fine ottobre del 2018.

In più, una questione che resta irrisolta da anni, un altro monumento al ritardo e all’immobilismo: ovvero, il guado - ‘provvisorio’ dal 1993 - che unisce la strada verso San Carlo di Cese con le località di Girbano, Baixi e Ronco e che viene utilizzato non solo dai residenti della zona ma anche dai mezzi pesanti che vanno e vengono dalle cave.

Da anni, o meglio da decenni, si aspetta che venga realizzato il ponte definitivo. Da anni c’è questa passerella assolutamente non in sicurezza e poggiata sul nulla, a rischio di essere letteralmente spazzata via in caso di piena del torrente. Un’eventualità che significherebbe lasciare dodici famiglie completamente isolate e impossibilitate a tornare a casa. Tant’è, questo non è abbastanza per intervenire.

Sul tema da anni è impegnato il Comitato Val Varenna. “È una situazione allucinante - afferma Paolo Drago, presidente del Comitato e consigliere municipale del Movimento 5 Stelle - e purtroppo non è neppure l’unica, ma certamente quella più antica nel tempo”. Bisogna risalire al 1993, anno della piena del torrente Varenna e dell’alluvione di Pegli. Negli anni successivi, il corso d’acqua, specialmente nella parte più a valle, è stato oggetto di opere di mitigazione del rischio idrogeologico, ma tanto, evidentemente, rimane ancora da fare, a quasi trent’anni di distanza. “Il guado venne fatto dopo il 1993 - ricorda Drago - dopo che quello precedente era andato distrutto. Fu spostato più a valle anche per consentire l’attività delle cave. Poi, nel 2003, nell’ambito del piano di rinaturalizzazione della cava, il proprietario si assunse il compito di realizzare un passaggio definitivo”. C’è anche una scadenza indicata, quella del 2010. Siamo al 2019 e tutto è rimasto uguale al… secolo scorso.

“È stata concessa una seconda proroga sino al 2020 - prosegue Paolo Drago - ma sinceramente temiamo che neppure questa verrà rispettata. Perché non c’è nessuna traccia di lavori e non sappiamo neppure se i terreni dove realizzare il ponte siano stati acquisiti. C’è anche una precisa indicazione della Regione, che nel 2016 indica la necessità di realizzare l’infrastruttura, ma non si muove nulla”.

Il Comune, attraverso l’assessorato ai Lavori Pubblici coordinato da Paolo Fanghella, segue da vicino la questione e sta cercando di sollecitare una soluzione. “Ma non si sa neppure a che altezza questo ponte verrà fatto. Si sanno invece i costi, che dovrebbero aggirarsi intorno ai 220mila euro”.

Nell’anno del Signore 2019, dodici famiglie sono appese a una passerella ‘provvisoria’. Nessuno ne parla perché il problema tocca pochissimi, ma c’è ed è anche piuttosto stringente. “Continuiamo a farci sentire”, promette Drago. Anche perché si tratta di una zona piuttosto trafficata da quando, anni fa, queste cave sono state individuate tra quelle idonee per ricevere lo ‘smarino’ del Terzo Valico.

Del guado si parlava già nel 2016, con l’allora presidente del Municipio VII Ponente, Mauro Avvenente, oggi consigliere comunale del Partito Democratico: “L’idea - spiegava Avvenente - è quella di imporre a Cociv la costruzione, come onere, di un ponte vero e proprio che risolva per sempre la questione, anche perché l’autorizzazione per utilizzare quel guado è in scadenza e quest’opera può essere inserita come propedeutica per il rinnovo”. Scadenza, una parola tanto precisa, quanto inutile, nel lessico dell’Italia di oggi. Meglio usare proroga, così nessuno, a nessun titolo, si sente in dovere mai d’intervenire. Fino a quando, ovviamente, non lo impongono la necessità e l’emergenza. E, spesso, qualche vita umana perduta.

Alberto Bruzzone

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