Il Ponente scende in piazza interamente unito, in una prima e assai storica iniziativa comune, come non se ne vedeva da un pezzo. Più le persone sono numerose, più la voce è intensa e diventa ruggito.
Non a caso, il titolo dell’iniziativa in programma domani è ‘Il ruggito del Ponente’. A partire dalle ore 10,30, otto comitati si faranno sentire nelle rispettive delegazioni e aree di competenza, per ribadire che questo territorio di Genova non è più disposto ad accettare, in serie: servitù industriali, inquinamento, scarsa qualità della vita, mancate manutenzioni, traffico, rumori notturni e chi più ne ha più ne metta.
A tessere quest’intensa trama, tra i tanti validissimi esponenti, c’è Roberto Di Somma, presidente del Comitato Palmaro: “Questa è un’iniziativa che potrei tranquillamente definire evento. Da qualche tempo, il comitato che presiedo e altri della zona di Ponente sono entrati in un fattivo dialogo. Il flash mob arriva a seguito del primo che abbiamo fatto qualche settimana fa in lungomare Canepa”.
Ed è il segnale che i cittadini, a dispetto dei tentativi (sinora infruttuosi) di dividerli da parte della politica, sono infinitamente più intelligenti rispetto a chi vorrebbe manovrarli. Come non notare quanto siano state tendenti al divisionismo le tante (e quasi tutte a sproposito) dichiarazioni sulla futura collocazione dei depositi costieri di Carmagnani e Superba. A Pra’ dentro il porto? Sulla diga? Nelle aree ex Ilva di Cornigliano? Nelle aree ex Enel di Sampierdarena? Mantenuti a Multedo?
Questi comitati non hanno ceduto alla facile tentazione di una guerra tra poveri, non hanno voluto che prevalesse l’atteggiamento Nimby (non nelle mie chiappe) rispetto al contesto generale. Chi ha cercato di scatenare una ‘guerra’ tra residenti è rimasto con le pive nel sacco. E il segnale di unità sta a dire a tutti, governanti e non, che è tutto il Ponente nel suo complesso ad averne le scatole piene.
Al ‘ruggito’ parteciperanno: Comitato Liberi Cittadini di Certosa, Comitato Spontaneo Cittadini di Borzoli e Fegino, Comitato per Pra’, Comitato Palmaro, Comitato San Biagio, Comitato Lungomare Canepa, Cornigliano per la Città e Associazione Comitato di Quartiere di Multedo. Sei flash mob in tutto, programmati in contemporanea: Cornigliano presso la rotonda di via San Giovanni D’Acri; Palmaro e Pra’ in via Pra’ 171 rosso (Oreficeria Ferrando); Pegli in via Pegli 70 (Bar Risveglio); Pra’ in via Pra’ angolo via Cordanieri; Sampierdarena in via Sampierdarena 34, presso il Municipio Centro Ovest; Multedo, in via Reggio, all’angolo con via Antica Romana di Pegli.
“Scendiamo in piazza - prosegue Di Somma - per mitigare gli effetti delle servitù esistenti e ovviare a nuove devastazioni ambientali e ai conseguenti problemi di sicurezza e rischi per la salute di tutti i cittadini”.
Ed è bello che queste iniziative vedano al centro anche zone meno popolose e quindi storicamente più deboli, dal punto di vista della massa critica che possono rappresentare presso le istituzioni: Palmaro e Multedo. “Non faremo blocchi, ma staremo lungo la strada per farci vedere e comunicare il nostro disagio”, racconta Patrizia Morbioli dell’Associazione Comitato di Quartiere di Multedo.
Il focus del quartiere, naturalmente, sono i depositi costieri: “Multedo - si legge nel volantino di presentazione del flash mob - convive con i depositi chimici in mezzo alle case, mentre tutto il Ponente subisce il ricatto dei settanta posti di lavoro di Carmagnani e Superba. Proprio impossibile bonificare le aree e ricollocare utilmente in porto i suddetti lavoratori?”.
Ma l’elenco delle problematiche è molto ampio, da Voltri a Sampierdarena. I comitati hanno elencato le situazioni nevralgiche: “Voltri vedrà sventrata Villa Duchessa di Galliera e dovrà vigilare sull’espansione ad ovest del porto di Pra’ e a sud, oltre la diga foranea, del cosiddetto Bruco e rinunciando alla sua spiaggia e al suo affaccio al mare. Quanto a Palmaro, sta subendo l’ampliamento della ferrovia a sei binari, funzionali alla circolazione di nuovi treni merci con conseguente movimentazione ventiquattr’ore al giorno sotto le case degli abitanti del luogo, già vessati dal via-vai di migliaia di camion portacontenitori diretti in porto. Al momento nessuna fascia di separazione tra porto industriale e città”. Ci sono poi Palmaro, Pra’ e Pegli nel loro insieme, “che convivono costantemente con meganavi e migliaia di camion fonte di rumore e gas tossici generati dai loro motori. Si prospetta il rischio di espansione del porto a levante, il settimo modulo, con interramento del mini specchio di mare ancora esistente, nonché la collocazione di depositi chimici o containers”.
In Val Varenna, “i camion transitano diretti alla cava Piana di Carlo e spesso non sono adeguatamente coperti. A tutti questi problemi si aggiunge la questione del materiale conferito nella cava che ormai da tempo è diventata una discarica. A Cornigliano, nonostante una parziale riqualificazione, potrebbe esser collocato un deposito di Gas Navale Liquido e potrebbe essere ospitato il nuovo depuratore che lavorerà i reflui di trecentomila cittadini genovesi. La delegazione subisce inoltre gli effetti nefasti della nuova Gronda Mare in termini di inquinamento ambientale e acustico”.
C’è poi Sampierdarena, “che vive il travagliato rapporto con la nuova Gronda Mare autostradale che si assomma nevralgicamente al traffico portuale, ferroviario e aereo. Ci si appresta a un maxi ampliamento del porto per ospitare le super portacontainers cinesi con gravi conseguenze ambientali. La delegazione ospita ben cinque dei dodici siti a Rischio di Incidente Rilevante di Genova. Fegino e Borzoli sono deposito di idrocarburi teatro dello sversamento di 700 mila litri di petrolio il 17 aprile 2016, oltre a emissioni da movimentazione idrocarburi. Una ex azienda meccanica abbandonata da oltre trent’anni ha tetti di eternit fatiscente. Dietro ai giardini Montecucco c’è un altro edificio ora sotto sequestro. Depositi di container e relativo impatto sul traffico in una strada pericolosa e priva di marciapiedi. Poi, ovviamente, la discarica a settecento metri di altezza di monte Scarpino”.
Certosa: “Con discariche tossico nocive, l’azienda dei depositi dei fanghi delle bonifiche, i cantieri del parco ferroviario. Ormai Certosa, insieme a Sampierdarena è sinonimo di Ponte Morandi: ovvero di morti, sfollamento, chiusure attività, licenziamenti, detriti e rischio amianto. Rivarolo: deposito di Amiu dove c’è uno stoccaggio all’aperto della frazione umida raccolta presso le grandi utenze, quindi ora mensa per gabbiani. In via Ferri lavori fermi per il nodo ferroviario con data di fine lavori inesistente. Teglia, area ex Miralanza enorme e abbandonata da decenni. Trasta, ci sono gli scavi per i lavori del terzo valico, con una montagna distrutta”.
Mille motivi per dire basta. Mille motivi, estremamente concreti, per non credere alle parole, estremamente volatili, che un politico (il Governatore Toti) ha pronunciato ieri: “Non esistono cittadini di serie A e di serie B. Non ci sono zone di serie A e di serie B”. Davvero?