Attualità - 29 marzo 2019, 13:26

Due atleti finalesi sfidano un trail ai confini del mondo

Valter Vallarino e Fabio De Nisi dell'ASD Trailrunners Finale Ligure, con la scorta tecnica di Roberto Rebagliati, si preparano ad affrontare i 168 km dell'Ultra fiord in Patagonia cilena

Immagini tratte dal sito ufficiale dell'evento

Due atleti finalesi sono pronti a cimentarsi con uno dei 10 trail più impegnativi a livello mondiale. Loro sono Valter Vallarino e Fabio De Nisi dell'ASD Trailrunners Finale Ligure (associazione sportiva della quale Vallarino è anche presidente), che partiranno con la scorta tecnica di Roberto Rebagliati, mentre l’evento in questione è l’Ultra Fiord, che si correrà durante la prima settimana di aprile nella Patagonia Cilena, una terra letteralmente ai confini del mondo, negli ultimi luoghi abitati da esseri umani prima del Circolo Polare Antartico.

L’Ultra Fiord si articola in diverse gare da 30, 42, 50, 70, 100 km e 100 miglia (pari a circa 168 km). Ovviamente i nostri due atleti finalesi hanno scelto proprio la più lunga, quella 100M immersa nella natura più selvaggia, che prevede di affrontare dislivelli fino a 1275 m e di attraversare due ghiacciai, foreste, laghi, parchi naturali, paludi, sfidando diverse insidie, dai puma alle sanguisughe.

Ecco la tabella di marcia: il via della gara sarà alle 22 del 4 aprile. Il termine ultimo stimato dai giudici di gara per giungere al traguardo è dopo un massimo di 47 ore, alle 21 del 6 aprile. Il team finalese partirà alcuni giorni prima, per avere il tempo di familiarizzare con i luoghi e il clima, e al termine della gara rientrerà in aereo il 10 aprile, atterrando in Italia l’11.

Abbiamo chiesto a Valter Vallarino, uno dei due atleti, come è stata progettata questa esperienza.

Partiamo dalla prima domanda: perché una gara così insidiosa?

“Innanzitutto voglio vedere se ci riesco. La vera gara è quella con noi stessi: su un trail così lungo si pensa ai tempi e al traguardo solo entro i primi 30 o 40 km, poi subentra lo spirito d’avventura. A prescindere dalla sua lunghezza ogni gara fa storia a sé, è un’esperienza sempre nuova. A me era scattata una molla vedendo un servizio su questi luoghi a Superquark, nel quale venivano descritti nel novero dei tre posti più suggestivi ed emozionanti del pianeta”.

Quanta preparazione c’è dietro?

“Ci siamo iscritti a maggio 2018 e da dicembre siamo partiti con la fase più severa e decisiva dell’allenamento, fino a 7 o 8 ore giornaliere. Ovviamente questo allenamento poi si deve gradualmente ridurre, per non compiere l’errore di arrivare al giorno della gara già esausti. Inoltre al momento dell’iscrizione viene richiesto dagli organizzatori un curriculum sportivo, affinché possano capire se il concorrente è in grado di sostenere una sfida simile, e viene richiesta anche una stima delle tempistiche. Io ho calcolato la copertura del tracciato in 30 ore in base alle mie esperienze passate. Poi si sa, l’imprevisto che modifica la tabella di marcia è sempre dietro l’angolo”.

È la gara più insidiosa alla quale entrambi abbiate mai partecipato?

“Non abbiamo mai affrontato nulla di queste proporzioni. Di Nisi ha sostenuto l’UTMR, Ultra Trail del Monte Rosa, che sfiora i 160 km, mentre io a livello di insidie del territorio nel 2017 ho fatto primo tra gli italiani e sesto assoluto sull’Annapurna in Nepal, con un tempo di 15 ore e 55 minuti per 100 km. Anche in quel caso avevo affrontato climi rigidi, sbalzi termici, ambienti impegnativi, ma come dicevo all’inizio ogni gara fa storia a sé. Arriveremo in Patagonia cilena che sarà autunno, mentre qui è primavera, con temperature diurne oscillanti tra 12° e 14° e notturne anche sotto lo zero. Alloggeremo a Puerto Natales, uno degli ultimi centri abitati prima della Terra del Fuoco, partiremo da La Peninsula, che si affaccia sul Lago Toro, e proprio a metà del tracciato, tra i 60 e i 100 km circa, incontreremo la parte più insidiosa, quella dei due ghiacciai. Superati essi, avremo ancora oltre 60 km davanti prima di terminare il percorso. Nell’ambito dei vari tracciati Ultra Fiord, l’ultimo 100M, il più lungo, è stato corso nel 2015. Per i tre anni successivi le condizioni meteo avverse ne hanno costretto la cancellazione”.

Su 168 km come farete a gestire le esigenze primarie, dalla fame al sonno?

“Avendo io calcolato un tempo di 30 ore, come dicevo, ritengo di poterle affrontare senza dormire. Ovviamente, in caso di imprevisti che allungano i tempi, una pausa potrebbe rivelarsi inevitabile. Per placare la fame è fondamentale fermarsi sempre a tutti i punti di ristoro allestiti dall’organizzazione e mangiare poco ma spesso, perché quando senti i morsi della fame, quelli veri, ormai per il fisico è troppo tardi. Inoltre una pianificazione frequente e leggera dei pasti facilita i processi digestivi. Sul tracciato sono a disposizione anche cinque postazioni per lasciare una bag tecnica con le proprie attrezzature, ma ho calcolato che potrebbero bastarmene tre su cinque. Infine anche in Patagonia, così come è stato in Nepal, non avremo il supporto del Gps”.

Ringraziamenti?

“Voglio ringraziare lo Store La Sportiva di Finale che mi ha fornito abiti e scarpe. Essendo presenti sul tracciato molti guadi i cambi saranno frequenti”.

Alberto Sgarlato