Il Premio Fionda di Legno 2019 è stato consegnato a Don Ciotti. Il Teatro Ambra, come sempre, affollato. il clima gioioso, ma quest’anno, ancor più che in altre occasioni, l’impegno è serio e significativo.
I Fieui di Caruggi, con la loro scelta, sembrano voler dire che c’è un momento per ridere e scherzare ed uno per riflettere profondamente. Non sempre le due cose sono in antitesi tra loro. Proprio ieri si è celebrata la “Giornata della memoria e dell’impegno” ricordando con Libera – l’associazione nata proprio per mano di Don Ciotti – le vittime della mafia, anzi, di tutte le mafie.
La mafia, purtroppo, esiste ancora, a volte si insinua in maniera più subdola nella società altre volte lo fa in maniera plateale. Chi pensa che sia un fenomeno legato solo ad alcuni settori, ad alcune aree d’Italia, un qualcosa di lontano, insomma, sbaglia.
Don Ciotti tutto questo lo sa bene. Il sacerdote, minacciato più volte di morte, è considerato uno degli uomini più a rischio d’Italia proprio per la sua battaglia contro la criminalità organizzata e, soprattutto, per avere voluto la legge sui beni da confiscare ai mafiosi. Il suo carisma è molto forte,soprattutto tra i giovani e lo dimostra anche nella serata ad Albenga e, anche da qui continua a lanciare il suo messaggio, quello di non arrendersi e continuare a sperare in un futuro più umano.
Sul palco dell'Ambra Don Ciotti ha ripercorso alcuni aneddoti della sua vita, dal calamaio gettato alla maestra che gli aveva dato del montanaro (che gli è costata la sospensione da scuola in prima elementare) e con la quale si incontrò nuovamente molti anni dopo, alla vicinanza con Papa Francesco e Vasco Rossi.
Afferma sul palco dell'Ambra ricevendo il premio Fionda di Legno: "Chi di noi non ha utilizzato la fionda da ragazzino? Sono contento di essere qui e poter ricevere questo riconoscimento e di aver parlato con voi di tematiche così importanti. Ho sempre avuto la fortuna di vivere con gli ultimi e di poter apprendere grandi lezioni di vita. Sono partito da lì, fin da quando ero ragazzo e frequentavo l'azione cattolica. Poi ho conosciuto i giudici Falcone e Borsellino, la Mafia ed ancor più il pianto ininterrotto di una madre che chiedeva come mai il nome di suo figlio, anch'egli vittima della mafia, non fosse mai citato. Da lì la voglia di lottare per questo scopo e la nascita di Libera. Tante le nostre battaglie e tante ne faremo ancora, ma non io, Noi! Perchè in questo non sono solo e tutti Noi possiamo fare molto".
Naturalmente, durante la serata anche musica, chiacchiere e divertimento sul divano che ormai sta diventando storia e che raccogli le firme di tutti i “fiondatori” che nel corso degli anni sono stati premiati nella Città delle Torri.