- 09 marzo 2019, 13:58

Rio Rexello, Campora: “Ho chiesto a Iren di risolvere entro l’inizio dell’estate”

La foce del torrente pegliese presenta da tempo acque intorbidite. Nel mirino alcuni scarichi. L’assessore di Tursi: “Svolgeremo apposita Commissione e i tecnici sono stati allertati”. Currò: “Da mesi denunciamo la questione”

Pulizia del Rio Rexello a Pegli, l’assessore comunale all’Ambiente Matteo Campora ribadisce il massimo impegno e assicura che il problema verrà risolto entro l’inizio della stagione balneare.

È da un po’ di tempo che sull’argomento si concentrano le attenzioni da parte dei consiglieri municipali del VII Ponente del Movimento 5 Stelle, in particolare del capogruppo Massimo Currò: l’allarme è dato da alcune chiazze oleose che compaiono nei pressi dell’estuario del torrentello, che scorre per il suo ultimo tratto verso il mare completamente tombato.

Il M5S ha presentato sul tema diverse interrogazioni, sia in Municipio che a Tursi, alle quali si è aggiunta, proprio ieri, anche l’interrogazione con richiesta di risposta scritta da parte del consigliere comunale del Partito Democratico, Mauro Avvenente.

L’assessore Campora spiega: “Nei prossimi giorni si terrà una Commissione apposita sul tema del Rio Rexello, come ci eravamo impegnati a fare. È una questione abbastanza complessa e che va approfondita bene. Alla Commissione abbiamo anche invitato Iren. La causa di queste acque intorbidite alla foce è, a quanto sembra, dovuta ad alcuni scarichi non consoni, a qualche fuoriuscita dalle tubazioni. Il fatto che rende tutto più difficile è che il rio è quasi interamente coperto. Quindi diventa più arduo trovare il punto della perdita. Abbiamo già sollecitato Iren a svolgere le ispezioni e lo faremo nuovamente. Penso che, in questo caso, verranno utilizzati anche dei colorimetri. Una volta individuata la sorgente del problema, se sarà causata da un privato, gli raccomanderemo d’intervenire prontamente. Ho chiesto a Iren il massimo impegno affinché sia tutto risolto entro l’inizio della stagione balneare”.

Questa la versione di Campora dopo che, nei giorni scorsi, Massimo Currò era tornato a testa bassa sul tema attraverso un post sui social network: “È una situazione gravissima, che denunciamo da tempo, non solo io ma anche comitati e cittadini liberi, eppure nessuno muove un dito. È un anno che aspettiamo l’aggiornamento della Commissione Comunale promessa dall’assessore comunale all’Ambiente. Abbiamo coinvolto più volte anche la Polizia Municipale sezione ambiente. Chiedo se è possibile che un problema così grave, che interessa migliaia di bagnanti per tutta la stagione estiva, compresi i bambini, venga così trascurato dalle amministrazioni locali. Iren non sta facendo bene il suo compito, a mio avviso. In più, per chi inquina c’è reato penale. Abbiamo depositato un esposto alla Procura a luglio del 2018: restiamo sempre in fiduciosa attesa”.

E Avvenente aggiunge: “Chiedo al sindaco e alla giunta di attivarsi per avviare urgentemente, insieme a Iren e a Mediterranea delle Acque, una precisa, puntuale, accurata e radicale verifica della situazione del tratto del Rio Rexello tombinato e in quello scoperto, anche in funzione della presenza a monte di quartieri molto popolosi. Chiedo inoltre quali provvedimenti operativi si siano intrapresi in merito al monitoraggio delle utenze pubbliche e private i cui collettori fognari interferiscono con il Rexello”.

Come noto, Arpal non effettua rilievi in mare nel periodo che va da ottobre a marzo. Ma l’anno scorso, i dati confermarono un quadro preoccupante: lo scorso 4 giugno, nella zona ‘incriminata’, la quantità di Escherichia Coli (uno dei batteri su cui vengono basati i campionamenti) era di 6200 (MPN/100ml, ovvero most probable number), laddove il decreto legislativo 116 del 2008 fissa il limite massimo in 500 MPN/100ml.

In pratica, in ogni cento millilitri d’acqua (un normale bicchiere di plastica pieno, per farsi un’idea), c’erano 6200 microrganismi invece di 500. Ben 5700 oltre la soglia. Ma è niente rispetto a quanto successo nel 2017, quando si è arrivati a toccare persino la quota di 20.000 batteri (era il 4 aprile del 2017). E ancora: 17.000 ad aprile 2018 e 9.500 a maggio 2018.

Sintomo evidente che c’è qualcosa che non va. E che Pegli, dopo aver riconquistato con fatica e impegno, nel settembre del 2017, la balneabilità, ora non merita di subire retromarce.

Alberto Bruzzone