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| 05 marzo 2019, 16:59

Diga di Begato: da aprile parte il Laboratorio di Ascolto per il ricollocamento delle famiglie

La demolizione dei palazzi di edilizia popolare prenderà il via nel 2020, nel frattempo oltre 400 nuclei familiari dovranno trovare una nuova abitazione in città. L'operazione complessiva di rigenerazione urbana richiederà circa quattro anni

Diga di Begato: da aprile parte il Laboratorio di Ascolto per il ricollocamento delle famiglie

Partirà ad aprile il laboratorio di ascolto promosso da Regione Liguria, Comune di Genova e Arte, l’azienda regionale territoriale per l’edilizia, per i circa 400 nuclei familiari interessati dalla demolizione della Diga di Begato che verranno dislocati in abitazioni ristrutturate in altri quartieri di Genova. Lo hanno comunicato questa mattina il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, insieme al Sindaco di Genova Marco Bucci, all’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola, all’assessore comunale al Patrimonio Pietro Piciocchi e all’amministratore unico di ARTE Genova Girolamo Cotena.

E’ già partita infatti la rigenerazione urbana del quartiere Diamante di Begato che porterà all’abbattimento in due fasi della Diga, lungo “ecomostro”, sorto negli anni ’80 sulle alture al confine tra Rivarolo e Bolzaneto.

Una struttura gigantesca che doveva dare risposte alla crescente domanda di alloggi a prezzo calmierato per il continuo incremento della popolazione nei centri urbani. Cittadini che volevano case nuove, non più nel centro storico di Genova. Oggi ristrutturare un edificio così ampio sarebbe impensabile, soprattutto dal punto di vista dei costi, senza avere alcuna garanzia di una necessaria rigenerazione sociale.

L’abbattimento completo della Diga Rossa e di buona parte della Diga Bianca, ad eccezione di 37 alloggi in via Cechov 11, secondo Regione e Comune fornirebbe una garanzia non solo di un recupero edilizio del quartiere, ma anche urbanistico.

“Questa non sarà solo un’operazione di rigenerazione edilizia – ha ribadito il governatore Toti – ma anche sociale, per andare incontro alle richieste della popolazione che vive lì da anni e che vuole andare in quartieri più vivibili. In questo modo si potrà portare avanti un rinnovamento del tessuto abitativo. Questa iniziativa è molto importante, la più importante che facciamo sull’edilizia pubblica nei prossimi anni che parte dall’idea di rigenerare uno dei quartieri più problematici della nostra città ricollocando le famiglie in altre aree dove consentire un’esistenza molto migliore”. “Si tratta – ha continuato Toti – di un’operazione importante anche dal punto di vista della filosofia della città che scardina un’idea di edilizia molto diffusa negli anni ’70 in tutta Italia, dove sono sorti quartieri con costi di gestione elevatissimi e una qualità della vita molto bassa. La nostra azione è quella di voler essere di esempio anche per l’edilizia pubblica del nostro Paese. L’intervento richiederà circa 4 anni: partiremo dalla ricollocazione delle famiglie e poi ci sarà il piano di abbattimento e ambientalizzazione del quartiere. I fondi saranno quelli dell’edilizia pubblica del Governo, con il contributo di solidarietà dato alla città di Genova per il crollo del ponte Morandi a cui si aggiungeranno una parte di fondi del Comune e il Fondo strategico regionale per un’operazione che complessivamente vale più di 20 milioni di euro”.

Il progetto di recupero del quartiere Diamante nasce anche sulla scia della Legge n. 23, approvata in consiglio regionale nel novembre dell’anno scorso, riguardante la  rigenerazione di tutte le aree urbane e agricole in condizioni di degrado, attraverso un’azione di sostituzione edilizia.

“L’idea di intervenire nella realtà costruita della Diga – ha spiegato l’assessore regionale all’Edilizia Marco Scajola – è resa indispensabile anche perché si è in presenza di un quartiere dove la qualità dell’abitare è oggi compromessa dall’assenza di servizi e da un forte degrado sociale, come dimostrano anche i comportamenti ai limiti della legalità perpetrati da un’utenza fortemente disagiata ed emarginata. La continua manutenzione ordinaria delle parti comuni non consente il raggiungimento di standard abitativi richiesti, inaccessibili ad un’edilizia che è stata progettata per rispondere a norme tecniche e impiantistiche ormai superate”.

A giugno di quest’anno partiranno le prime ricollocazione dei nuclei familiari, dando la priorità alle famiglie con presenza di ultrasettantacinquenni, di disabili, anziani e minori. Le operazioni di trasloco si concluderanno in un anno, per poi partire con la demolizione della Diga Rossa nei primi mesi del 2020 e passare quindi alla ricostituzione di un nuovo cantiere per la realizzazione di nuovi alloggi, secondo il sistema Casarte, con grande attenzione ai consumi energetici e alle soluzioni tecnologiche innovative. 

Redazione

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