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Sanità | 04 marzo 2019, 06:00

Sport e Salute - "Dottore, posso portare in bici la mia prostata?"

Consigli utili per chi vuole praticare uno degli sport più famosi facendo attenzione all'apparato uro-genitale e alla sfera sessuale maschile in generale. E' la nuova rubrica del dottor Mauro Silvani, specialista in endocrinologia, indirizzo andrologico

Sport e Salute - "Dottore, posso portare in bici la mia prostata?"

In Italia il ciclismo è una pratica sportiva molto diffusa: circa 3 milioni gli adepti dal ciclista della domenica all’agonista, dallo stradista a chi invece pratica la Mountain Bike. Si tratta di un universo composito, per età, numero di chilometri percorsi, tipo di bici, sella utilizzata e motivazioni.

Un’attività sportiva affascinante e coinvolgente nel ricordo di imprese eroiche, di miti del passato remoto, recente e del presente ma, anche discussa per l’influenza a livello agonostico del doping e per la convinzione, non corretta, che possa favorire l’insorgenza di disturbi o patologie a carico dell’apparato urogenitale.

Molte delle informazioni raccolte da chi pratica il ciclismo provengono dalla rete ma spesso sono soltanto delle vere “fake news” in quanto desunte da motori di ricerca non scientifici. La finalità di questa rubrica è quella di fare chiarezza su alcuni aspetti controversi tra prostata e ciclismo, rispondendo ad alcune delle più frequenti domande poste dal ciclista all’uro-andrologo.

Il ciclismo causa infiammazione alla prostata (prostatite)?
La risposta è no. Alcuni motori di ricerca non scientifici sostengono il contrario ma la ricerca in pubmed non mostra alcuna correlazione tra ciclismo e prostatite.

Il ciclismo aumenta l’incidenza di cancro alla prostata?
Falso. Esiste uno studio della University College London sulle abitudini dei cicloamatori e sull’incidenza di cancro alla prostata, di infertilità e disfunzione erettile. L’ipotesi del lavoro era che esisterebbe una correlazione tra ore passate in bici e problemi uro-andrologici a causa dei microtraumi perineali. Il lavoro era tuttavia metodologicamente sbagliato e non suffragato da numeri; l’incidenza di tumore alla prostata negli over 50 era minore di quella attesa.

Il ciclismo fa male quando la prostata è infiammata?
Non è dimostrato scientificamente, ma è buon senso evitare la bici con una diagnosi di prostatite acuta o cronica. Non esiste in letteratura alcuna raccomandazione e nessuna linea guida che suggerisca di evitare qualsiasi tipo di sport incluso il ciclismo, con prostatite e dolore pelvico cronico.

Il ciclismo fa male in presenza di ipertrofia della prostata e disturbi correlati?
Anche in questo caso non esistono riscontri scientifici ma è opportuno ridurre o, nei casi più severi, sospendere l’attività in quanto i disturbi dell’ipertrofia prostatica sono riconducibili alla concomitante infiammazione della prostata ed è raccomandabile praticare una specifica terapia medica.

Il ciclismo può aumentare i valori del PSA?
Non è dimostrato un incremento del PSA dopo impiego anche prolungato della bibicletta. Il PSA si incrementa solo in ciclisti con patologie urologiche preesistenti o misconosciute. Esistono studi che dimostrano la stabilità dei valori del PSA alterati e normali dopo 21 chilometri di gara.

Il ciclismo fa male all’attività sessuale?
Il rischio di sviluppare problematiche sessuali è correlato a diversi fattori: il numero di km settimanali e quindi il numero di ore trascorse in bici, la sella utilizzata, la postura in bici e l’esistenza di fattori predisponenti la disfunzione erettile. Vediamo di capire in termini semplici quale può essere la causa di una riduzione della performance erettile: il flusso sanguigno arterioso nei corpi cavernosi del pene viene ridotto dalla pedalata in modo significativo e ciò può comportare una ridotta ossigenazione del tessuto cavernoso e lo sviluppo di tessuto fibroso, che favorisce una fuga venosa con il risultato di una difficoltà a mantenere l’erezione.

Quali sono gli altri capi d’accusa imputati al ciclismo?
Le parestesie genitali, che incidono per il 45-61% dei ciclisti con più di 400 Km settimanali, possono interessare il pene, lo scroto,il perineo, i glutei e ciò in relazione alla sede di compressione del nervo pudendo. Il disturbo è proporzionale all’intensità ed alla durata dell’allenamento, che possono associarsi a difficoltà minzionali. Ci sono degli studi osservazionali come quello di Andersen in Norvegia, che dopo una gara di 540 Km esamina 160 ciclisti su 260 e riscontra in 35 (22%) parestesie genitali della durata di 7 giorni e disfunzione erettiva in 3, della durata superiore a un mese

La disfunzione erettiva può insorgere anche in seguito ai microtraumi perineali sull’arteria pudenda interna e la possibilità di insorgenza è legata al chilometraggio e al tipo di sella. L’ematuria macro o microscopica (rilevata solo con esame delle urine) può presentarsi nel ciclista come in altri sport da contatto ed è legato al microtrauma ripetuto vescico prostatico.

In alcuni ciclisti è possibile lo sviluppo di noduli perineali definiti come terzo testicolo o testicolo accessorio. Si presenta come una formazione nodulare elastica mobile sui piani sottostanti, legata ad un traumatismo del collagene del perineo durante la pedalata. Manifestazione analoga è la cosiddetta vulva della ciclista, che consiste in un edema marcato con arrossamento delle grandi labbra.

Per quanto concerne il rapporto tra ciclismo e cancro del testicolo le informazioni non sono univoche. Secondo alcuni autori (Forman) l’attività fisica diminurebbe incidenza del cancro in generale ed anche di quello testicolare, la sedentarietà lo incrementerebbe. Coldman, valutando 133 pazienti con neoplasia del testicolo, riscontra una maggiore incidenza nei ciclisti e nei soggetti che praticano equitazione.

Altre patologie, cosiddette minori, riscontrate con maggiore incidenza sono varicocele, cisti dell’epididimo, calcificazioni dell’epididimo e microcalcificazioni del parenchima testicolare. La raccomandazione è quella per il ciclista amatoriale di eseguire l’autopalpazione del testicolo ogni 3-4 mesi, preferibilmente dopo bagno caldo e nel sospetto di lesioni nodulari o altro di rivolgersi all’urologo. Nel corso dell’attività, inoltre, si svilupperebbero delle alterazioni ormonali. Il testosterone aumenterebbe nello sforzo acuto ma progressivamente il livello diminuisce dopo due ore. Nel ciclista allenato diminuirebbero i valori di testosterone e di FSH ed LH, con possibile sviluppo di amenorrea nella donna e riduzione del numero e motilità degli spermatozoi nel maschio.

La sella svolge un ruolo strategico nel prevenire le patologie

E’ il fattore cruciale con diverse funzioni di sostegno, influenza sul movimento delle gambe, stabilità del bacino. Gli elementi costitutivi sono il telaio di forma triangolare, in titanio o carbonio, lo scafo che deve essere elastico per assorbire le vibrazioni. L’imbottitura è fondamentale per il comfort della sella. Infine, la copertura in pelle o materiale sintetico che deve permettere la traspirazione. La larghezza della sella è fattore strategico: non deve essere troppo stretta altrimenti il carico del peso si trasmette alla parti molli del soprasella, né troppo larga altrimenti c’è lo spostamento in avanti del bacino, modificando l'angolo di spinta sui pedali con inevitabili ripercussioni muscolo scheletriche. La larghezza si calcola misurando la distanza tra le due tuberosità ischiatiche. Il diametro bisischiatico nell’uomo misura tra 13,5 e 17 cm (studio dr. G Maio 2002)

Come dovrebbe essere la sella ideale? Scelta con la giusta larghezza, punta a becco d’aquila (tenere liberi genitali esterni), lato posteriore aperto per evitare torsioni della colonna, forata in centro, incavata, con ottima imbottitura e copertura. Ruolo fondamentale svolge il biomeccanico, a cui spetta il compito di regolare esattamente l'altezza della sella e l’allineamento di quest’ultima con il manubrio, per evitare una serie di sequele che vanno sotto il nome di tecnopatie.

In conclusione, la bicicletta è un eccellente mezzo di trasporto, ricreazione, allenamento e sport per milioni di persone. Se non correttamente praticato, può essere fonte di diverse patologie, specie a carico dell’apparato urogenitale. Esistono diverse modalità per prevenirle: in primis la sella ideale e la messa in bici da parte del biomeccanico, quindi strategico il mezzo meccanico e l’abbigliamento. I rischi sono elevati in caso di concomitanti patologie genitourinarie. Considerando i vantaggi relativi all’attività fisica e i capi d’accusa sollevati dai quali viene assolto, possiamo asserire che si tratta di uno sport praticabile in tranquillità, sotto l’egida del buon senso.

 

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