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| 22 febbraio 2019, 18:44

Depositi costieri, tra i cittadini si fa strada l’opzione zero

I comitati del Ponente pensano a una grande manifestazione d’insieme per ribadire: no a Multedo e no a qualsiasi parte della città. Currò (Movimento 5 Stelle): “La politica abbia il coraggio di fare un passo che non ha mai fatto, pur tutelando i posti di lavoro con gli opportuni strumenti giuridici”

Depositi costieri, tra i cittadini si fa strada l’opzione zero

Depositi costieri di materiali chimici. Dopo l’assemblea di mercoledì scorso al Centro Remiero di Pra’, contro l’ipotesi di spostamento del polo presso il porto container della delegazione, tra i vari comitati del Ponente si fa sempre più strada una nuova possibile soluzione.

Siccome Pra’ fa le barricate, Sampierdarena pure, Cornigliano pure e qualsiasi scelta, come evidenziato pure dal vice ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Edoardo Rixi, “alla fine lascerebbe qualcuno scontento”, ecco che in ambienti soprattutto legati al Movimento 5 Stelle avanza la cosiddetta ‘Opzione Zero’.

Vale a dire: nessun dislocamento. Semplicemente la chiusura degli impianti da Multedo senza nessuna alternativa, almeno a livello cittadino. È lo scenario che il sindaco di Genova Marco Bucci ha sempre voluto evitare: sacrificare altri posti di lavoro.

Ma, anche alla luce delle enormi difficoltà a trovare un nuovo sito e delle altrettanto enormi resistenze da parte dei cittadini (in gran parte giustificate, anche se la solidarietà verso i multedesi negli anni, e pure di recente, è stata sempre pari allo zero), questa riflessione, ovvero la ‘liberazione’ assoluta e completa dai depositi, prende notevolmente campo, in particolare nella base del Ponente, ovvero i comitati.

Ne parla Roberto Di Somma, presidente del Comitato di Palmaro, uno degli ‘ufficiali di raccordo’ più impegnati, insieme a Patrizia Morbioli e a Simona Granara dell’Associazione Comitato di Quartiere di Multedo, nel mettere in contatto i vari gruppi di cittadini, creare una rete, dialogare, cercare una solidarietà comune, dentro un quadro politico, invece, ancora troppo diviso e divisivo.

Secondo Di Somma, che da anni si batte contro i rumori portuali e contro le emissioni atmosferiche che ammorbano gli abitanti di Palmaro, “il mio intervento di mercoledì in assemblea era teso a spiegare precisamente come per noi di Palmaro la vita faccia schifo e nessuna assemblea o sciopero sia mai stato indetto contro Spinelli e Signorini, pur tanto contestati. I depositi non sono più sostenibili a Genova per molteplici motivi, uno dei quali è la vicinanza all’abitato o il rischio per le aziende che lavorano, porto in primis. Come comitati del Ponente, organizzeremo presto una manifestazione vera e sana, dove andremo a portare al Sindaco la nostra proposta, Quale? Opzione Zero! Difendiamo Multedo e i cittadini come tutto il Ponente”.

Sulla stessa linea, il consigliere municipale del M5S Massimo Currò: “L’Opzione Zero è l’unica soluzione percorribile per far sì che questo incubo finisca per tutti i quartieri e permetterebbe a Multedo di liberarsi in tempi brevissimi dei depositi. Quella che viviamo oggi non è altro che l’esasperazione di un’attesa lunga trent’anni, causata da un immobilismo amministrativo e politico che ha lasciato che la tensione arrivasse a questi punti. La questione depositi costieri è un nervo scoperto che riguarda tutta la città di Genova. Multedo è stato un quartiere abbandonato a sé stesso, dove alcune abitazioni fanno addirittura da perimetro ai siti industriali. Multedo convive con i miasmi, con un sottosuolo compromesso da percolamenti decennali e un terreno mai bonificato. Multedo convive con l’ansia di esplodere da un giorno all'altro. Multedo non ospita solo Carmagnani e Superba, ma anche i depositi di Eni, di cui si tende a parlare poco o niente, e Porto Petroli. L’incubo di Multedo, verrebbe, quindi, solo alleggerito se mai un domani i depositi costieri venissero realmente dislocati”.

Currò avverte: “La questione dei depositi però riguarda tutta la città e tutti quei quartieri che potrebbero essere individuati come possibili destinazioni. Sono trent’anni che, giustamente, i quartieri alzano le barricate appena arriva solo l’ipotesi di un dislocamento.

Le sensibilità sono cambiate, per fortuna. La ‘scaletta’ delle priorità si è invertita rispetto a qualche decennio fa. Oggi la qualità della vita, la tutela di quel poco di territorio che ci hanno lasciato, solo brandelli, sono prioritarie. Non sarà imponendo il dislocamento in territori e in quartieri che non lo desiderano che si troverà la soluzione. Questa va cercata per altre vie: quelle vie che oggi la politica, in particolare, ha ancora timore solamente a pensare”.

Il M5S la rilancia: “Il no deve arrivare da tutta Genova, non dalle singole delegazioni. Deve arrivare in una manifestazione partecipata dove il campanilismo, terreno fertile sul quale la mala politica ha seminato per anni, deve essere buttato nel dimenticatoio. Tutti i quartieri, insieme, devono dare un segnale forte a una politica che evidentemente non è più in grado di rappresentarli, che non è in grado di intercettare i cambiamenti e continua con le proprie inutili convinzioni. È venuta l’ora di chiedersi, dopo anni di fallimenti: Genova può fare a meno di queste realtà magari tutelando i posti di lavoro mediante gli strumenti giuridici che abbiamo a disposizione? Qualcuno ha avuto l’onestà intellettuale, il coraggio di porsi questa domanda che potrebbe unire tutta Genova e liberare in primis Multedo nei più breve tempo possibile e tutta la città da queste realtà?”.

Un quadro dove esiste pure un’altra Opzione Zero. Quella non messa in campo dalla politica, ma direttamente dalle aziende. Quanto saranno ancora disposte ad aspettare le incertezze e gli imbarazzi della città?

Alberto Bruzzone

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