"Mi sono meravigliata a leggere articoli dal tono quasi drammatico su una situazione di infortuni che, posso garantirlo, non corrisponde a verità. In una situazione italiana che conta 3 morti sul lavoro al giorno a livello nazionale, queste informazioni gettano in cattiva luce un'azienda virtuosa". Sono parole dell'ingegner Antonella Fabri, responsabile della sicurezza di Finale Ambiente, presente questa mattina alla commissione consiliare indetta dal gruppo Per Finale nel palazzo di via Tommaso Pertica.
Prosegue Fabri: "Da molti anni ormai sono consulente di Finale Ambiente per quanto riguarda la sicurezza. Negli ultimi cinque anni siamo stati oggetto di ben 12 controlli da parte di RINA, il Registro Navale, che abbiamo scelto apposta come ente di certificazione in qualità di più prestigiosa realtà a livello mondiale predisposta per questo ruolo.
Il 60% degli infortuni avviene 'in itinere', cioè andando o tornando a casa prima o dopo il turno, ma non sul luogo di lavoro. Le tipologie documentate sono quelle di infortunio più comune e meno grave: l'inciampo, fisiologico in un territorio come quello Finalese, ricco di salite e discese, o qualche strappo muscolare. Per quest'ultimo aspetto, insieme al collega Scarlatti, stiamo curando un percorso di peso sacchetto per sacchetto, contenitore per contenitore, in modo da varare una nuova valutazione del rischio".
Conclude Fabri: "Stiamo lavorando molto anche sulla formazione, con oltre 1000 ore formative concretizzate in tempi recenti".
Quello degli infortuni era solo uno degli aspetti discussi in commissione, alla presenza di Simona Simonetti (Per Finale), Sergio Colombo (Finale Ligure Viva), Nicola Viassolo (Centrodestra) in rappresentanza della minoranza e Fabrizio Lena, Marilena Rosa, Clara Brichetto, il sindaco Ugo Frascherelli, Andrea Guzzi e Francesco Montanaro per la maggioranza. Presenti, ovviamente, anche il segretario generale Achille Maccapani e il CdA di Finale Ambiente.
Altro tema affrontato, quello delle telecamere: "Probabilmente non sarebbe mai venuto a galla se io, che lavoro nel settore informatico, non avrei scoperto per caso un cavo dati. Esso portava a una videocamera nascosta in un orologio", commenta Simona Simonetti (Per Finale). La consigliera chiede anche chiarimenti su quanti avessero accesso alle immagini acquisite, se il processo riguardasse solo il video o anche l'audio e per quanto tempo venivano custoditi i dati. Secondo quanto emerso, erano quattro persone a poter vidimare il materiale, il materiale era privo di audio e veniva custodito al massimo per 48 ore.
Commenta Alessandro Aschero, avvocato di Finale Ambiente: "Tutto è stato costruito su una videocamera nascosta in un orologio. Ma non esiste nessuna legge che obbliga che i sistemi di ripresa a non essere nascosti. Il problema sarebbe quindi solo di normativa del trattamento dati? Ma erano presenti i cartelli di area videosorvegliata. Mi sembra una discussione inutile. Tutta la questione non sussiste".
Replica Simona Simonetti: "Stiamo però parlando di una società pubblica, che rispetto a qualsiasi azienda privata ha da rispettare delle regole etiche. Per me una telecamera nascosta è un problema grave".
Interviene Danilo Causa, responsabile CISL per le province di Savona e Imperia: "Mi ero ripromesso di non intervenire, ma qui la situazione ha del paradossale. In vent'anni e oltre di impegno sindacale in tutte le province liguri non ho mai visto una cosa del genere. Esisteva un accordo sulla videosorveglianza concordato con i sindacati e approvato già nel 2016. Stiamo costruendo un caso su una singola telecamera, quando posso garantire che in termini di accordi sindacali e di diritti dei lavoratori è la più seria e responsabile da Varazze a Ventimiglia".