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Attualità | 01 febbraio 2019, 12:01

In Liguria prosegue, nonostante la chiusura, la stagione di caccia: la protesta dell'Enpa

La Protezione Animali savonese denuncia che l’attività venatoria danneggerà la stagione riproduttiva degli animali, già in corso da diversi giorni e che si intensificherà a febbraio e marzo;

In Liguria prosegue, nonostante la chiusura, la stagione di caccia: la protesta dell'Enpa

Si è chiusa ieri, giovedì 31 gennaio, la stagione di caccia 2018-2019; ma in Liguria, per mano della giunta di centrodestra del presidente Toti e dell’assessore Mai, concordi tutti gli altri partiti ad eccezione del Movimento 5 Stelle, continua fino al 10 febbraio a colombacci, cornacchie grigie e nere, gazze e ghiandaie (specie tra le più intelligenti e sociali del mondo animale) e fino al 14 marzo ai cuccioli di daino e capriolo ed alle loro madri, sorelle, zie e nonne. La Protezione Animali savonese denuncia che l’attività venatoria danneggerà la stagione riproduttiva degli animali, già in corso da diversi giorni e che si intensificherà a febbraio e marzo; coppie di selvatici che stanno scaldando uova e tra poco i piccoli, abbandoneranno il nido impauriti dalle fucilate e, con questo freddo, ne verrà quasi certamente causata la morte.

Una stagione segnata dai rinnovati e reiterati attacchi alla legge nazionale 157/1992 e, come tristemente accade ogni anno, dalle vittime umane e animali. «In questi mesi - spiega Andrea Brutti, dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa - alcuni esponenti di governo, nell'affannosa e parossistica ricerca del consenso elettorale, hanno portato avanti un chiaro disegno politico teso a smantellare la legge 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica».

L'ultimo tentativo, fortunatamente andato a vuoto, risale al decreto "Semplificazioni" dove Lega prima e Forza Italia poi hanno cercato di ribaltare la normativa. Dalla caccia in deroga a specie non cacciabili alla cattura degli uccelli da imprigionare e sfruttare come richiami vivi, dalla cancellazione dei pareri dell'ISPRA all'introduzione della figura del cacciatore/selecontrollore, estranea alla legge nazionale ma utilizzata dalle regioni per consentire alle doppiette di sparare tutto l'anno, nonostante 5 sentenze di incostituzionalità, queste norme - se approvate - avrebbero creato un vero scenario di Far West venatorio.

Da aggiungere poi i tentativi di aprire alle uccisioni di specie particolarmente protette - lupi e orsi - come fanno chiaramente intendere dichiarazioni del ministro Centinaio e di altri esponenti leghisti, in merito ad avere mano libera su questi animali.

Intanto, mentre la politica perde tempo con queste forzature, il più delle volte destinate a fallire anche per la forte opposizione dell'opinione pubblica, di caccia si continua a morire. Perché, per alcuni il vero problema non è quello di garantire l'incolumità e la sicurezza pubblica dalle doppiette - al 31 dicembre 2018, l'Associazione Vittime della Caccia ha censito 16 morti e 49 feriti - salvando vite umane e animali, ma di concedere una vera deregulation.

Comunicato Stampa

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