- 25 gennaio 2019, 07:00

Mareggiata, il modello Concordia per rimuovere le barche dai fondali

A Rapallo sarà riadottata la tecnica del parbuckling (rotazione con i cassoni) già sperimentata all’isola del Giglio con la nave da crociera. Il sindaco Bagnasco: “Entro Pasqua avremo sistemato tutto, stiamo uscendo dall’emergenza con un grande lavoro”

Le sue fotografie con la fascia tricolore, in cima a uno degli yacht scaraventati sulla costa a seguito della tremenda e disastrosa mareggiata di fine ottobre, avevano fatto il giro d’Italia. Carlo Bagnasco, sindaco di Rapallo, era salito su una delle imbarcazioni distrutte, la ‘Pomi One’, per far sentire la propria voce, per chiedere aiuto, per denunciare i troppi ritardi nella gestione di questa emergenza.

“Basta, non posso e non voglio essere un sindaco a intermittenza. Voglio prendermi le responsabilità, tutte. Dare risposte. Avere quei poteri che un primo cittadino, oggi, non ha: chiedo delle deroghe per riuscire a portare la nostra città alla normalità. Per dire basta a quel mix burocratico micidiale che, a quaranta giorni dalla mareggiata, ci fa trovare ancora in questa situazione. Vorrei essere commissario ad acta, per il tempo che serve”.

Era il 10 dicembre dello scorso anno. “La mia non è una protesta - proseguiva Bagnasco - Non sono contro il governo, sia ben chiaro. Né contro la politica. Piuttosto, è una sottolineatura dello stato dell’arte. Siamo a quaranta giorni dallo tsunami che abbiamo patito, non voglio dire ‘Ci hanno abbandonato’. Regione Liguria c’è. Città metropolitana anche. Il Governo centrale pure, ne sono convinto. E c’è la Capitaneria, ci sono le forze dell’ordine. Piuttosto: quello che manca, è il tempo. La stagione è a ridosso. Non abbiamo più tempo per la burocrazia”.

Uno sfogo che, evidentemente, deve aver sortito i suoi effetti. Perché oggi, alla fine di gennaio, la situazione è nettamente migliorata. Si è riusciti a dare la giusta accelerata alle operazioni di recupero e rimozione dei relitti, quanto meno quelli scaraventati a terra. Per quelli affondati, ci sarà da lavorare molto di più. Ma la volontà c’è.

“Adesso la situazione è sotto controllo - afferma Bagnasco - ed è costantemente monitorata da assessori, Capitaneria di Porto, Regione Liguria. Ogni giorno facciamo un preciso resoconto di quello che è successo nel nostro golfo, di come stiamo andando avanti. Si lavora per far trovare tutto in ordine entro Pasqua. Anzi, è proprio questo il messaggio che voglio lanciare ai turisti e a chi possiede le seconde case: venite a Rapallo, stiamo mettendo tutto a posto”.

La data di Pasqua (che quest’anno cade il 21 aprile) rappresenta uno snodo fondamentale. Non solo per il riordino di Rapallo e Santa Margherita, ma anche per la strada che conduce a Portofino. “Si lavora alacremente - prosegue il sindaco di Rapallo - e non senza difficoltà anche tecniche. Faccio un esempio: per rimuovere una delle imbarcazioni finite dentro il torrente San Francesco, ci vorranno giorni. Ed è uno dei tasselli più importanti, perché serve a far ripartire i lavori per la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico”.

In queste settimane, sono state rimosse quasi duecentocinquanta barche, tra quelle piccole e quelle di grosse dimensioni. In più, ci sono i relitti nella parte privata del porto, dei quali si sta occupando il gestore dello scalo.

L’altra questione riguarda i fondali. Quello, cioè, che non si vede in superficie. Tutte le barche affondate. E non sono poche, tutt’altro. “Siamo ancora in emergenza 1, dobbiamo andare in emergenza 2. La buona notizia è che, al 99%, dovremmo aver ottenuto, grazie al Governo centrale e alla Regione Liguria, un finanziamento da quattro milioni di euro per la pulizia dei fondali. Ci sarà anche qui molto da lavorare. Perché, in alcuni casi, stiamo parlando di yacht di grosse dimensioni, anche superiori ai venti metri. Sono natanti che non possono essere portati a terra, in quanto non passerebbero per altezza dai nostri sottopassi. Quindi dovranno andar via per mare, attraverso delle chiatte che sarà complicato movimentare, per via del loro pescaggio”.

Uno yacht in particolare, per le sue dimensioni e per come è affondato, verrà rimosso con la tecnica del parbuckling, ovvero quella rotazione, attraverso appositi cassoni, che è stata sperimentata con successo per la Costa Concordia all’isola del Giglio. “Le altre più piccole, invece, sono state praticamente tritate sui fondali. Ma metteremo tutto a posto. E voglio, in questa sede, rinnovare i miei ringraziamenti alla Regione Liguria, che non ci ha mai lasciati da soli”.

Quattrocento le imbarcazioni da ‘trattare’ e un solo problema con un proprietario, “che però è stato risolto, mentre i rapporti con le compagnie assicurative sono sempre piuttosto lenti e macchinosi”.

Intanto, con la foce del San Francesco liberata, sono potuti ripartire i lavori per la messa in sicurezza del torrente. I cantieri si sono riaperti con una serie di interventi atti a ripristinare le condizioni dell’area. Le operazioni potranno proseguire con gli interventi strutturali - ovvero la posa delle travi per la realizzazione della nuova soletta - quando verrà rimossa l’imbarcazione ‘Chocolate’, che ancora staziona alla foce del San Francesco e le cui operazioni presentano difficoltà tecniche dovute proprio alla posizione, allo stato dello scafo e ai mezzi necessari per la rimozione e trasporto via mare. Proseguono inoltre gli interventi di ripristino del lungomare: entro oggi è prevista la rimozione dei materiali spiaggiati presenti in cumulo sulla spiaggia del Lido.

E nel frattempo il Comune di Rapallo ha stabilito uno dei primi aiuti concreti per le attività commerciali colpite dalla mareggiata. I titolari di autorizzazioni per occupazioni permanenti di suolo pubblico che abbiano fatto istanza di riconoscimento danni a seguito degli eventi calamitosi del 29 ottobre 2018, possono presentare un’istanza presso l’ufficio Ica srl, per ottenere una riduzione pari al 75% dell’importo annuo dovuto (fino ad un massimo di 1.200 euro) allegando copia della richiesta già presentata presso la Regione Liguria.

Ripartire è la parola d’ordine. Anche perché perdere la stagione turistica sarebbe un danno addirittura ben peggiore, rispetto a quelli, già enormi, della mareggiata.

Alberto Bruzzone