Eventi - 20 gennaio 2019, 10:04

Successo, ieri sera, per lo spettacolo "L'uomo dal fiore in bocca" al Teatro Sacco di Savona

Lo spettacolo è stato interpretato e diretto dal noto attore e regista savonese Elio Berti

Ci si sveglia volentieri dopo aver visto lo spettacolo “L'uomo dal fiore in bocca” andato in scena ieri sera al “Teatro Sacco” di Savona. Interpretato e diretto dal noto attore e regista savonese Elio Berti, il testo pirandelliano ha coinvolto sul palco anche Alessio Dalmazzone (l'uomo pacifico), Cristiana Rossi (la moglie - coreografie), Simona di Nicolao e Simonetta Pastorino (personaggi), Donatella Francia (voce fuori campo), Anna Maria Altomare (scenografie) e diverse altre comparse. Il ricordo forte delle emozioni che hanno abbracciato, come un'onda, i numerosi spettatori, vibra ancora nella memoria.

Senza preavviso, tutto è iniziato in biglietteria dove il messaggio, misterioso e velato, era già chiaro nella sua natura profonda: entrando in teatro tutti erano chiamati a mettersi in gioco ricevendo un biglietto ferroviario per la tratta “Agrigento – Ricalmuto” di andata e ritorno. Inoltre, sedute davanti al sipario ancora chiuso, quattro giovani donne in abito nero, non curanti della gente in entrata, chiacchierando tra loro sfidavano la curiosità di chi ancora non aveva compreso che quella distaccata sacralità un po' retorica del teatro, era stata messa da parte a favore della realtà. Niente palco, platea, balconate, poltroncine … c'era solo un'umanità disposta a lasciarsi ferire e accarezzare dalle parole e dalle emozioni.

Al calar delle luci, i corpi si mettono in movimento, l'azione teatrale si sviluppa e riempie gli spazi. Tra le chiacchiere di due paesane che si sporgono dalle balconate, Elio Berti, con pacatezza e determinazione, si impossessa della scena affiancato da Alessio Dalmazzone che stempera il testo con la lieve goffaggine del suo personaggio. Parola, musica e danza decidono quindi, lentamente, di fondersi tra loro in un crescendo drammatico fino al suo culmine: “Perché, caro signore, - sostiene l'uomo dal fiore in bocca - non sappiamo da che cosa sia fatto, ma c’è, lo sentiamo tutti qua, come un’angoscia nella gola, il gusto, il gusto della vita ...”.  Dai vaghi ricordi scolastici ritornano alla memoria certi compiti in classe incentrati sul pessimismo di un Pirandello che tratteggiava la vita come una recita teatrale scritta da un autore che ai personaggi ha dato l’essere, ma non la ragion d’essere. Ieri sera, però, l'accento registico non era abbarbicato sulla parola “angoscia” ma sulla parola “gusto”. Col suo adattamento, Berti - almeno così si è percepito - ha riletto infatti l'avventura umana del suo “uomo”, non tanto intorno ai sentimenti di un malato che, ormai sopraffatto e disperato, lotta in modo cinico con la morte, ma dentro la voglia di vivere di un essere che, al di là della malattia, percepisce con commozione il gusto della vita “che non si può mai soddisfare” e decide, almeno per una sera, di lasciarsi andare e di danzare.

Del resto, il destino di un personaggio e di una storia narrata, non si compie nelle pagine di un libro o tra le righe di un copione, ma nel cuore del suo lettore/interprete. Per Elio Berti, probabilmente, misurarsi con “L'uomo dal fiore in bocca”, al di là dalla magistrale prova registica e attoriale, ha rappresentato proprio questo: avere la possibilità di dire - grazie anche all'esperienza  professionale spesa in difficili reparti ospedalieri che da molti anni lo vedono nei panni di un improbabile dottore capace però di seminare gioia – che in una stanza di ospedale o nell'anticamera della morte, si può ridere e danzare, provare il gusto delle cose, e continuare  sperare.

Un grande coetaneo di Pirandello, Vincent van Gogh, disse che si può guarire anche attraverso la malattia. Ieri sera qualcuno si è accorto, forse, che guarire significa non tanto debellare la malattia ma rendersi conto che nella realtà c'è qualcosa di più gustoso, di più dolce e vero, dell'amarezza che un “fiore in bocca” può suscitare.

comunicato stampa