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| 09 gennaio 2019, 14:59

Autismo: da Genova un'app speciale per la comunicazione

La start up genovese ALOS di Alessandra Piaggio e Federica Floris ha creato un'app innovativa e a basso costo costo per permettere ai bambini autistici di comunicare più facilmente. Si tratta di ALOSpeak (VIDEO)

Autismo: da Genova un'app speciale per la comunicazione

Nel mondo sono più di 182 milioni le persone con disabilità intellettiva e disturbi dello spettro autistico: circa il 30% di queste ha difficoltà a comunicare. La possibilità è quella di ricorrere alla cosiddetta Comunicazione Aumentativa Alternativa, che può avvenire attraverso l’uso di schede, cioè disegni attraverso cui la persona può comunicare i propri bisogni, desideri, azioni, ma anche attraverso applicazioni e software creati allo stesso scopo. Il problema, però, è che oltre a essere costosi, è molto difficile che questi supporti riescano a riprodurre il linguaggio naturale o ad ovviare alle difficoltà dei bambini che non comunicano verbalmente.

Ed è così che ha provato a superare questi ostacoli una start up genovese tutta al femminile, la Alos, composta da Alessandra Piaggio, ingegnere informatico, e Federica Floris, psicologa esperta in neuropsicologia clinica e riabilitativa, realizzando l’app ALOSpeak, un software touch-screen adatto a diverse tipologie di patologie. E, come spiega Alessandra, le famiglie potrebbero avere a costo zero. I risultati, sebbene ancora non si possano pubblicare, sono ottimi, perché basta un touch sullo schermo, che il bambino, come per gioco, può esprimersi e sentirsi incluso.

Partiamo dalla start up: perché e quando nasce Alos?

Siamo amiche da anni e un giorno Federica mi ha parlato della sua idea di voler creare uno strumento per persone che presentano un importante disturbo della comunicazione, sia sul versante espressivo, sia sul versante ricettivo, dicendo che aveva bisogno di qualcuno abbastanza “folle” che ci credesse per realizzarla: eccoci qua. Abbiamo iniziato 5 anni fa a lavorarci quasi come a un gioco, mentre a giugno 2017 ci siamo associate. Quindi Alos è una start up innovativa a vocazione sociale tutta al femminile. L’applicazione è scaricabile per Android da marzo 2018, mentre a fine mese sarà disponibile anche la versione per iOS. Nel tempo abbiamo apportato miglioramenti e funzionalità aggiuntive, tra cui il multi language e la sintesi vocale al maschile e femminile. Al momento ALOSpeak è l’unico prodotto di Alos, ma è allo studio una filiera di progetti sullo stesso tema.

Che cosa contraddistingue ALOSpeak rispetto ad altri strumenti simili?

Prima di tutto è emerso che rispetto ad altri sistemi di comunicazione presenta tempi più brevi di familiarizzazione con lo strumento alternativo di comunicazione, riduce i tempi dedicati alla personalizzazione e, dal punto di vista più clinico, ha un ottimo impatto sui prerequisiti comunicativi, quali l’attenzione e l’intenzione congiunta, la turnazione e l’imitazione. Inoltre pensiamo che la novità sia data anche dall’inclusione: il fatto che il bimbo possa usare un tablet, come i genitori e i normodotati, fa sì che si senta riconosciuto come parte della società, oltre a portelo utilizzare anche come se fosse un gioco. Inoltre, essendo semplice, il bambino riesce a dire quello di cui ha bisogno senza arrabbiarsi ed essere frustrato. Infatti quando è nato Alos abbiamo fatto uno studio di mercato, notando che le app già esistenti, anche se ben fatte, non sono costumizzabili, cioè un bimbo con gravi criticità non riconosce, per esempio, la mano nel disegno, ma riconosce altro. Quindi noi abbiamo aggiunto la possibilità di creare un portfolio di immagini utilizzabili dal bimbo. Questo lo fanno il genitore, lo psicoterapeuta o chi segue il bimbo, aggiungendo nel Vocabolario una quantità di immagini indefinita, e definendo il reticolo logico.

La vostra app è l’equivalente digitale della cosiddetta Comunicazione Aumentativa Alternativa: come funziona?

La logica dell’app è questa: noi parliamo seguendo determinate regole logiche e grammaticali e il bambino deve poter fare altrettanto, cioè esprimersi non solo indicando immagini a caso, ma comunicando anche azioni più complesse. Per cui la struttura logica nella app è costituita da un reticolo logico, che forniamo noi di default, che è quello studiato dalla psicologa, Federica, che ha definito il reticolo normalmente usato, ma che può essere anche modificato. Quindi in base alla difficoltà e alla gravità della patologia, il bambino potrà comporre una frase più o meno articolata. Questo tipo di associazione logica è definita nella fase di configurazione dal genitore o dallo psicologo, ed è accessibile solo tramite password. ll bimbo, invece, usa la parte che serve solo per comunicare e che è quella che si vede nella demo dell’app, in cui ci sono le nostre immagini Alos e alcuni reticoli logici.

È semplice da configurare per i genitori?

È molto semplice, tanto che non vogliamo rilasciare un manuale per l’utente, ma stiamo preparando dei tutorial su Youtube in cui spieghiamo come si configura, anche se si può capire lo stesso. Ci sono le schermate in cui si aggiunge un soggetto, cioè un’immagine tratta dalla gallery o da Internet o scattando una foto, si salva col nome, indicandone il genere, maschile o femminile, e dopo aver salvato nella categoria di appartenenza, che varia da luoghi a oggetti a cibi e altro, si va nella parte del reticolo logico dove viene mostrata l’azione possibile per quella categoria.

Il Vocabolario è da personalizzare e implementare in base alle caratteristiche del bambino?

Sì, una volta configurata la app in modo personale, le immagini possono essere sostituite da altre immagini, come foto, per esempio del bambino stesso, che potrebbe riconoscersi solo attraverso la propria immagine per poter esprimere un bisogno e dire, per esempio, “io ho fame”. Le categorie e gli oggetti che si mettono dentro si possono ampliare e se ne possono sempre aggiungere di nuovi. Gli oggetti si associano a un’azione specifica e al bambino compariranno le diverse possibilità.

Qual è la differenza tra la versione Pro e la versione Lite?

La Pro è quella che vendiamo, completa con tutte le funzionalità, mentre l’altra, scaricabile su smarphone, ha la funzione di demo, quindi fruibile solo in parte, in cui si può vedere e capire cosa vedrà il bambino e come potrà usarla. Questo blocco è voluto perché bisogna pensare che per un bambino autistico, che deve cliccare le immagini su uno schermo piccolo, come quello di un cellulare, può essere difficoltoso. Quindi va scaricata la versione Pro su tablet.

Qual è il costo di ALOSpeak?

Il costo è di 129 euro, ma l’obiettivo è quello di fare in modo che alle famiglie non costi nulla: abbiamo avviato le pratiche perché sia ausilio prescrivibile dalle Asl e dal Ministero della Salute. A una cifra del genere, assolutamente competitiva rispetto ad altri prodotti simili, che costano tra i 400 e i 500 euro, le Asl riuscirebbero a coprire la spesa; ma bisogna lo distribuiscano. Intanto lo stiamo presentando nelle scuole e nei centri. Alcune mamme dopo averlo provato lo hanno comprato: ne sono entusiaste. Quando parliamo di Alos tutti restano colpiti, ma bisogna che tutti sappiano che esiste.

Medea Garrone

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