Innovazione - 07 gennaio 2019, 14:13

"Nerd?" non solo maschi. Quando l'informatica è roba per donne

"Nerd?" (“Non è Roba x Donne?” ) è un progetto, al quale quest'anno ha aderito anche l'Università di Genova, promosso da Ibm nell'ambito dell'Alternanza scuola-lavoro, che è rivolto solo alle ragazze liceali, che impareranno a programmare una chatbot. Al termine uno stage in Ibm

Tra i banchi di qualche nostro liceo, classico, scientifico o linguistico, può nascondersi la nuova “incantatrice dei numeri”, la Ada Lovelace del futuro. E anche se non fosse ancora nata un’altra “computer girl” come Frances Allen (Premio Turing per l’informatica), un numero sempre maggiore di ragazze avrà l’opportunità di avvicinarsi all’informatica, smentendo il pregiudizio secondo cui sarebbe una materia ad appannaggio prevalentemente maschile. Insomma “nerd” sì, ma in rosa.

E infatti prende il via la prima edizione genovese (e ligure) del progetto “Nerd?” - acronimo di “Non è Roba x Donne?” – organizzato dal Dibris (Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi) dell’Università di Genova, in collaborazione con Ibm e Dock joined in tech (presentazione il 14 Gennaio alle ore 15 nella Sala Conferenze 322 di Via Dodecaneso 35). Ora che sono aperte le iscrizioni per il prossimo anno scolastico e ragazzi e genitori possono scegliere l’indirizzo di studi anche in base all’offerta formativa dei singoli istituti, è importante sapere, quindi, che avranno a disposizione progetti come questo, fortemente voluto da Mauro Coccoli, docente del Dibris, “per far sì che non ci siano più pregiudizi di genere rispetto all’uso del computer”.

“Nerd?”, appunto, è un progetto che fa parte dell’Alternanza scuola-lavoro e, nato nel 2013 da Ibm e il Dipartimento di Informatica dell'Università la Sapienza di Roma, nel corso delle diverse edizioni fino al 2017 ha coinvolto 350 scuole Italiane e 4700 studentesse di nord e sud. A questa edizione genovese hanno aderito 50 liceali dei diversi istituti superiori genovesi. Queste ragazze avranno un’opportunità concessa a pochi, anzi pochissimi, che sarà quella di lavorare, per creare chatbot, con la piattaforma Ibm Cloud (http:// www.ibm.com/cloud) usata dai più grandi sviluppatori del mondo. E tra l’altro, la prima donna che ha ricevuto l’equivalente del Nobel per l’informatica nel 2006, Frances Allen, appunto, lavorava in Ibm. Senza dimenticare, poi, che Alessandra Sciutti è stata la prima genovese vincitrice degli Erc, i fondi europei per la ricerca, per il suo studio sui robot, ricercatrice all’Università e all’Istituto Italiano di Tecnologia.

Professor Coccoli, in che cosa consiste questo progetto?

Nasce in collaborazione con i licei ed è rivolto esclusivamente alla ragazze per sensibilizzarle a fare informatica, nel caso in cui non ci avessero mai pensato a causa del pregiudizio. Quello che faranno sarà sviluppare un’applicazione informatica che funzioni, in collaborazione con Ibm, quindi un grande nome dell’industria. Al termine ci sarà una giornata di presentazione dei lavori, con un contest, e la premiazione dei vincitori e a Luglio uno stage di tre giorni in Ibm.

Perché è rivolto solo alle liceali?

Perché negli istituti tecnici un po’ di programmazione la fanno già, mentre noi abbiamo pensato a chi non l’ha mai provata, per fare capire che il “cognitive computing” non è difficile, e che se si è creativi si può lavorare con la propria creatività senza dover studiare fisica. Ovviamente è un progetto che è stato raccolto dai docenti, insieme ad altri progetti, e gli studenti hanno scelto se partecipare.

Come si articola?

Dopo la presentazione del 14 Gennaio, ci saranno due incontri laboratoriali, di tre ore l’uno, a Febbraio, e la giornata di presentazione dei lavori a maggio. Durante il laboratorio i tutor aziendali insegneranno alle ragazze l’uso della piattaforma e della tecnologia. Poi tramite Ibm Cloud lavoreranno in remoto, organizzandosi in gruppi di lavoro: in un’ottica di alternanza scuola-lavoro propongo il modello della start up.

Qual è il tema del progetto?

Il tema è lo sviluppo di un chatbot: si tratta di un argomento nuovo, diverso da quello proposto nelle precedenti edizioni di “Nerd?”. A scelta le ragazze potranno svilupparlo relativamente ad argomenti come turismo, arte, sport o qualsiasi cosa sia di loro gradimento. E se avranno idee innovative saranno le benvenute e avranno le tecnologie a disposizione. I loro prototipi saranno accessibili sul web tramite la piattaforma, che Ibm concede in uso gratuito per la durata del corso, ma che è quella usata dai più grandi sviluppatori del mondo. Offre servizi che possono essere declinati anche da chi non è espertissimo di software.

In che modo avete pensato che “Nerd?” possa attirare le studentesse?

Facciamo leva sulla curiosità. Sulla discriminazione di genere dell’informatica, sul presentare donne che sono testimonial di successo e che lavorano in Ibm facendo parte del WIT, Women in Technology.

Chi sono i tutor?

Sono persone che lavorano nell’azienda DOCK Joined in tech, affiliata a IBM per Genova, ma anche alcuni studenti di ingegneria informatica del Dibris, che abbiamo “microformato” con webinar di un’ora e mezza.

Medea Garrone