Lunedì 17 dicembre alle ore 15.30 presso l'Aula Magna del Liceo Chiabrera Martini di Savona, conferenza della prof.ssa Lia Raffaella Cresci dell'Università di Genova sul mito di Prometeo.
Il mito di Prometeo fu cantato da Esiodo e quindi messo in scena da Eschilo nella tragedia Prometeo incatenato, definita dal filosofo Nietzsche «la più alta poesia della civiltà». Come un un «immenso arcobaleno» la figura titanica di Prometeo, l’eroe che dona il fuoco all’umanità ribellandosi a Zeus, ha dominato l’immaginario occidentale, attraversando due millenni di storia e colpendo la fantasia di artisti e scrittori, cui ha offerto suggestioni e motivi di riflessione in ogni epoca: basti pensare a pittori come Piero di Cosimo, Jean Cossiers, Salvator Rosa, Rubens, Gustave Moreau, a musicisti, scrittori e poeti come Boccaccio, Calderòn de la Barca, Voltaire, Goethe, Schlegel, Shelley, Herder, Byron, Leopardi, Listz, Gide, fino al Novecento e ai giorni nostri (Luigi Nono, Carl Orff, Albert Camus, Cesare Pavese, Aligi Sassu).
Il dio filantropo, la sua figura di amico dell’uomo, capace di frapporsi tra l’ingiusta “giustizia” del Padre degli dei e l’umanità, di soffrire per lei e per il suo progresso, sarà al centro dello spettacolo che I Coribanti del Liceo Chiabrera Martini metteranno in scena quest’anno per la regia di Marco Ghelardi. La conferenza della prof.ssa Lia Raffaella Cresci, organizzata per il Liceo Chiabrera Martini dal prof. Pier Luigi Ferro e aperta alla partecipazione della cittadinanza interessata sarà senz’altro un’interessante introduzione e approfondimento in vista dello spettacolo che I Coribanti porteranno alla ribalta del Teatro Chiabrera di Savona nel prossimo mese di maggio.
A dispetto delle crudelissime punizioni che Zeus gli infligge, Prometeo non soltanto non si sottomette, ma neppure si sente colpevole. Sapeva benissimo che rubare il fuoco agli dei e darlo agli esseri umani costituiva un atto di compassione; la sua è stata disobbedienza, ma egli non ha peccato. Al contrario, al pari di molti altri eroi che amano la specie umana (i martiri) ha spezzato l’equazione di disobbedienza e peccato. Erich Fromm, Avere o essere?, 1976 Nella tragedia di Eschilo, Prometeo, amico degli uomini, dona loro il fuoco con cui possono trasformare i metalli e produrre strumenti. Dà loro la capacità del calcolo, della previsione e, in qualche modo, i princìpi dell’operatività tecnica. A questo punto, però, Zeus diventa timoroso che gli uomini, grazie alla tecnica, possano diventare più potenti degli dèi. Già in questo passaggio è evidente il tema del conflitto tra religione e scienza. Con la scienza e con la tecnica, infatti, è possibile ottenere ciò per cui un tempo bisognava pregare gli dèi. Allora Zeus punisce Prometeo: lo lega a una roccia con un’aquila che gli rode il fegato, che si riforma continuamente per garantire l’eternità del supplizio. Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo, 2009.
Lia Raffaella Cresci, dopo aver frequentato il Liceo Classico Chiabrera di Savona, si è laureata in Letteratura greca nel 1972 presso l’Università degli Studi di Genova. È stata assistente ordinario di Letteratura greca dal 1976 e poi professore associato e ordinario di Filologia bizantina. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui saggi su Eschilo, Euripide e Sofocle, ma i suoi principali campi di ricerca sono da tempo il romanzo greco e bizantino, l’epigramma ellenistico, la storiografia e la retorica bizantine, la poesia profana e liturgica dal VI al XII secolo, le traduzioni in slavo ecclesiastico dei Calendari metrici bizantini e l’ideologia imperiale.
La conferenza è aperta alla cittadinanza.