Da una parte c’è un’azienda che giustamente vuole crescere e che da anni chiede una sede più consona e adeguata. Dall’altra ci sono cittadini esasperati dalle continue servitù industriali, che vorrebbero una migliore vivibilità per il loro quartiere. Sono due prospettive inconciliabili. Il terreno, come facile intendere, è quello di Multedo. E’ notizia dei giorni scorsi che Carmagnani, da più di trent’anni operativa in questa zona, avrebbe richiesto un incremento della propria capacità di stoccaggio. Perché il lavoro è aumentato, perché ci sono prospettive economiche migliori, presumibilmente anche dal punto di vista occupazionale, e perché l’occasione di crescere non può né deve sfuggire a qualsiasi azienda degna di questo nome. Di contro, ci sono però delle severe limitazioni.
Sin dal 1987, ovvero da quando una tragica esplosione costò la vita a quattro persone (e a Multedo tutti ricordano quel giorno come se fosse ieri), quella parte del sito industriale di Carmagnani non può più essere utilizzata. All’azienda è precluso qualsiasi tipo di attività. Così i suoi vertici, nel corso degli anni, hanno dovuto rinunciare a parecchie occasioni. Con la prospettiva di una delocalizzazione, rilanciata dal sindaco Bucci a inizio anno, anche se sinora mai proseguita in termini di soluzioni concrete, qualsiasi progetto di Carmagnani su Multedo sarebbe venuto meno. Ma essendo nuovamente il discorso ‘in ghiacciaia’, l’azienda torna a presentare una richiesta.
“Siamo venuti a sapere - afferma Massimo Currò, consigliere municipale del Movimento 5 Stelle e tra i più impegnati per Multedo sul territorio - che Carmagnani avrebbe presentato una richiesta per aumentare lo stoccaggio di materiali chimici al Comitato Tecnico Regionale, l’ente preposto a prendere questo tipo di decisioni, in base a normative ambientali e di sicurezza. Se verrà dimostrato che l’aumento dello stoccaggio non andrà ad alterare il livello di rischio d’incidente rilevante, questa richiesta di Carmagnani potrebbe pure essere accolta. La riunione del Ctr è fissata per il prossimo 21 dicembre”.
Per la politica, ma anche per i cittadini, è un campanello d’allarme, “perché - osserva Currò - questa prospettiva, pur rientrando nel campo delle legittime richieste che un sito industriale può fare, va contro il discorso della delocalizzazione prospettato dal sindaco”. Dov’è finita la promessa di Bucci? Il primo cittadino si era impegnato a indicare una “soluzione entro fine anno”, rammaricandosi, per giunta, di non essere riuscito a farlo al termine dei primi dodici mesi di mandato. Poi è crollato il Ponte Morandi, in città è successo di tutto e a rimetterci, così pare, è ancora una volta il quartiere di Multedo. Non solo: anche Carmagnani stessa.
A questo proposito, il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Stefano Giordano, ha presentato un’interrogazione a risposta immediata (ex articolo 54) sul tema all’assessore comunale con delega all’Urbanistica Simonetta Cenci. L’argomento verrà discusso, probabilmente, nel corso della prossima seduta del Consiglio Comunale. “Nel frattempo - precisa Giordano - sto cercando di avere, in attesa di risposte da parte del Comune, anche della documentazione cartacea. Ho fatto una richiesta di accesso agli atti presso la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco e altri passi li muoverò presso gli uffici di Regione e Comune. Se l’attività di Carmagnani non è compatibile con il territorio di Multedo, le ragioni di questo possibile ampliamento sono in netta contraddizione”.
“Il Comitato Tecnico Regionale - aggiunge Currò - come dice la parola, esprime un parere tecnico, al termine del quale l’azienda potrà andare avanti, in caso di esito positivo. Ma qui è la politica che deve esprimersi una buona volta. Questa delocalizzazione si vuole fare o meno? Il Puc, che è il documento base della politica cittadina, dice chiaramente che questi depositi a Multedo non ci possono più stare, perché sono incompatibili con l’ambiente. Qualsiasi scelta differente sarebbe presa in deroga, con precise responsabilità”.
Multedo si è ormai abituata, malsopportandolo, al fumo delle ciminiere delle navi attraccate al porto petroli. A cosa non ci si abitua mai, perché fa un effetto molto più nauseabondo, è al fumo delle promesse, dei discorsi non mantenuti, degli impegni perennemente procrastinati, rimandati, ignorati o dimenticati. Il sindaco Bucci ne ha una parte relativa, in buona compagnia con tutte le amministrazioni che lo hanno preceduto. Ma ora è questa giunta a essere in sella e a dover dare un preciso indirizzo alla città. Non può bastare il punto di vista tecnico, a stabilire il destino di migliaia di abitanti. Se di questi benedetti depositi dovranno farsene una ragione o se davvero esiste una ferma volontà di risolvere il problema. E, a fare da sfondo a tutto, c’è l’ennesimo incidente, di poche ore fa: un'esplosione si è verificata attorno alle 14,30 in un distributore di carburante sulla via Salaria, in prossimità di Borgo Quinzio, nel reatino. In seguito allo scoppio, sembra di un'autocisterna piena di liquido infiammabile, si è verificato un incendio. Al momento, secondo quanto si apprende dalla Questura di Rieti, il bilancio sarebbe di due morti e oltre dieci feriti.