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| 30 novembre 2018, 18:00

Depositi costieri, a Multedo attesa infinita per la delocalizzazione

Il sindaco Bucci si era impegnato a fornire una soluzione “entro fine anno”. Poi il crollo del Morandi ha complicato tutto. Nel quartiere un comitato annuncia “azioni eclatanti”. L’altro si dissocia e chiede una commissione consiliare. Che ora, secondo il presidente Piana, non si può riunire

Depositi costieri, a Multedo attesa infinita per la delocalizzazione

Depositi costieri di Multedo, si torna a parlare di delocalizzazione. Il sindaco Marco Bucci, nel corso di un’assemblea pubblica con i cittadini del quartiere, svoltasi nei mesi scorsi, si era impegnato a indicare una possibile soluzione “entro la fine dell’anno”.

Ora quella data si avvicina, ma l’argomento si è notevolmente raffreddato a seguito del crollo del Ponte Morandi, che ha concentrato le maggiori energie intorno alla zona della Valpolcevera e probabilmente è destinato a ridisegnare moltissimi scenari riguardanti il capoluogo ligure. Compreso, appunto, quello dello spostamento dei depositi di materiale chimico da Multedo. Il sindaco, nella doppia veste di primo cittadino e di commissario per la ricostruzione del Morandi, si trova un carico di lavoro e di responsabilità nettamente superiori rispetto a qualche mese fa. Ma la volontà di Tursi rispetto allo spostamento delle aziende che si occupano di stoccaggio di materiali chimici - richiesto non solo dai cittadini ma dalle imprese stesse - è sempre presente, ferma e attuale.

Due sono gli elementi di novità in questi ultimi giorni: la dura lettera che l’Associazione Comitato di Quartiere di Multedo ha inviato a istituzioni locali e nazionali lamentando gli annosi problemi della zona e annunciando “azioni eclatanti” per far valere le proprie ragioni dopo aver fallito in tutti i modi con le buone (il documento, grazie al lavoro dei membri del comitato, è stato ampiamente condiviso pure da altre realtà da tempo attive e operanti nella zona); la richiesta da parte di Multedo per l’Ambiente (il secondo comitato operante nel quartiere) di calendarizzare una commissione consiliare specifica sul tema delocalizzazione. A quest’ultimo appello il presidente del Consiglio Comunale Alessio Piana ha risposto nei giorni scorsi. Lo comunica Multedo per l’Ambiente che, pur condividendo nel contenuto la lettera dell’altro comitato di quartiere, ha preferito dissociarsi a proposito delle azioni eclatanti e non ha firmato perciò l’adesione. “A seguito della nostra richiesta del 26 novembre indirizzata tra gli altri al presidente del Consiglio Comunale Alessio Piana - scrive Multedo per l’Ambiente - lo stesso ci ha contattati, informandoci che per la calendarizzazione di una commissione sulla delocalizzazione dei depositi di prodotti petrolchimici da Multedo, occorre un supporto tecnico fornito da almeno tre organi operanti sul territorio”.

Ma il comitato ravvisa che “purtroppo il 100% di tali risorse tecniche è occupato all'esame dei progetti per demolizione e ricostruzione del Ponte Morandi. Appena esaurito almeno in parte l'impegno dei tecnici, la loro attività sarà indirizzata appunto al problema delocalizzazione. Siamo soddisfatti dell’immediata risposta data alla nostra ferma, ma civile richiesta alle istituzioni. Noi pensiamo che la tragedia umana, ma anche logistica creata dal crollo, debba giustamente assorbire tutte le risorse disponibili, anche il sacrificio di noi cittadini di Multedo per un tempo che speriamo ancora breve. Viste queste premesse, riteniamo di dissociarci da eventuali ‘azioni eclatanti’ rivolte a chiedere l'attenzione già ottenuta”.

E’ quindi una linea più morbida (e questa, a scanso di equivoci e polemiche, è una constatazione oggettiva, non già un giudizio di merito) quella di Multedo per l’Ambiente. E anche sul tema inquinamento la posizione del comitato presieduto da Goffredo Ferelli non combacia con quella degli altri sottoscrittori della lettera alle istituzioni. “Non esiste uno straccio, di legge, di circolare, di nota ufficiale - sostiene Ferelli - che indichi un limite ammissibile per l’esposizione dei cittadini alle sostanze rilasciate nell’atmosfera per le operazioni dei depositi petrolchimici presenti a Multedo. E purtroppo a Genova non c’è stato nel passato un Procuratore come il dottor Guariniello, capace di andare al nocciolo della questione, senza troppi riferimenti legislativi. Se ci fosse stato, forse oggi il problema sarebbe stato risolto e le imprese potrebbero già lavorare in siti più adatti non solo per la cittadinanza, ma per la loro progettualità imprenditoriale, quindi con grandi vantaggi occupazionali”.

Detto questo, secondo Ferelli, “non possiamo chiedere di intervenire a sanzionare, limitare o chiudere le attività sul nostro territorio a chicchessia. Sì, la legge prevede una generica e teorica possibilità di intervento del Sindaco, in quanto responsabile della sicurezza dei cittadini. Ma su che basi potrebbe prendere una decisione? Sulla base degli odori? Sulla base di sconosciuti dati delle sostanze ancor più pericolose di quelle puzzolenti, ma che non sono rilevabili olfattivamente? Ecco perché pensiamo di aver intrapreso l’unica strada perseguibile, che è quella di allontanare al più presto Carmagnani e Superba dalle nostre case. L’unica soluzione non sono ‘azioni eclatanti’ ma una decisione rapida di delocalizzazione. E dal momento in cui questa decisione sarà presa, prepariamoci ad almeno tre anni di esposizioni, confidando nel vento e nella coscienza di chi gestisce gli impianti”.

Resta il fatto che i cittadini sono esasperati e il tentativo d’incanalare la rabbia nei giusti binari, comune ai due comitati, è sempre molto impegnativo. Una sana protesta, coordinata con le forze dell’ordine e non maturata ‘ex abrupto’, non è assolutamente incompatibile con un giusto e sacrosanto, nonché doveroso, percorso istituzionale, peraltro già compiuto dai rappresentanti dei cittadini e dai comitati con tutte le precedenti amministrazioni. Quindi, un fatto non deve per forza escludere l’altro. L’aspetto importante è che, pur nelle diversità di vedute, sia chiaro l’obiettivo finale. E’ questo sì che è un giudizio di merito.

Alberto Bruzzone

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