È di pochi giorni fa un articolo di Savonanews nel quale si analizzava l’andamento turistico di Finale Ligure da gennaio a settembre del 2018 alla luce dei dati ufficiali resi noti dalla Regione Liguria (leggi QUI).
Ciò che fa riflettere è una flessione proprio in quelli che sono considerati “mesi d’oro” per gli sport outdoor, come maggio e settembre, con picchi negativi anche del -20%.
Dal momento che Finale Ligure è un punto di riferimento nazionale dell’Outdoor non soltanto per il turismo e lo sport, ma anche per il commercio del settore, con numerosi negozi specializzati (abbigliamento, accessori, ricambi) in tutto il Borgo e anche fuori dalle mura, molti dei quali monomarca, abbiamo chiesto ad alcuni di questi professionisti se dal punto di vista della clientela si è avvertito un calo o no.
È doveroso sottolineare che gli intervistati non sono “solo” commercianti di articoli sportivi, ma sono tutti impegnati personalmente in varie discipline e con vari ruoli: come atleti dal ricco palmarès, o come guide, o come istruttori, o come autori di testi specializzati, o impegnati in associazioni sportive e/o ambientaliste, e molto altro. Dal punto di vista sportivo, i loro nomi non hanno bisogno di presentazioni. Da quello commerciale, ci illustreranno l’andamento di questo così “discusso” 2018.
Alessandro Brunetti (Crazy Idea): “Un piccolo calo si è avuto in qualche mese, ma l’anno scorso è stato un anno particolare, anomalo, dalle presenze straordinarie, quindi può essere naturale una compensazione con questo periodo di settembre e ottobre che invece ci ha penalizzati come clima. Siamo profondamente legati alla meteorologia. Ma per contro, ad esempio, tanti climber e biker come a luglio e agosto di quest’anno non li ho mai visti. Flessioni episodiche, certo, ma quasi solo legate al tempo. In generale, però, tutto il mondo outdoor è in crescita”.
Andrea Gallo (Rockstore): “A luglio e agosto sono mancati gli stranieri, per mille motivi. Un calo significativo, non solo per i miei due negozi (uno dei quali è andato molto bene per l’effetto novità, l’altro ha tenuto dignitosamente) ma una sensazione avvertita e condivisa da tantissimi miei colleghi. Penso che in parte sia legato alle forti polemiche di maggio: per un mese si è parlato fin troppo di Finale in termini eccessivamente negativi. E questo si è avvertito anche fuori dall’Italia: sono l’editore della guida di arrampicata di Finale e tutti i miei distributori all’estero mi chiedevano preoccupati che cosa stesse succedendo in una perla come il Finalese. Forse anche il caldo umido ed eccessivo dell’estate piena ha influito, ma alla fine chi prenota la vacanza con mesi di anticipo non guarda quei due o tre gradi in più o in meno. E nonostante nello scorso weekend in tantissimi mi abbiano confermato un record di presenze nell’arrampicata, a Finalborgo non si è quasi vista gente.
Il Borgo paga tante politiche che hanno penalizzato il centro: troppi divieti, troppi parcheggi a pagamento e anche l’abolizione dell’ingresso mattutino dalle porte per chi arriva da Calice di certo ha influito. Tutta questa politica di regolamentazione martellante sull’outdoor forse è un po’ fuori luogo. Siamo stati all’avanguardia, numerose regioni che non hanno certo bisogno di prendere lezioni da noi hanno studiato con interesse il caso-Finale, ciò significa che siamo un’eccellenza. Ma mentre il resto della Liguria ci ammira e un po’ anche ci invidia, noi non stiamo facendo altro che farci conoscere per il mugugno e per i paletti che mettiamo, senza far presente tutte le cose belle che ancora possediamo. Ma se si impongono limiti e divieti, bisogna nel contempo offrire anche delle soluzioni: ne è un esempio lampante il Vallone di Montesordo, meraviglioso, suggestivo, ma non più frequentato a causa dei divieti di parcheggio per il quale ci hanno ‘tirato le orecchie’ fin dalla Germania, quando sarebbe bastato predisporre un’altra area un po’ più in là. Ricordiamoci che oggi, con una connessione internet e Google Traduttore, tutti i nostri articoli di cronaca locale viaggiano in tempo reale anche al di fuori dei confini italiani, vengono condivisi sui più grandi portali di arrampicata, di bike, di sport all’aria aperta… E fanno scattare un campanello d’allarme. Perché se il turista legge un titolo negativo si spaventa e cerca altre mete che lo accolgono con ponti d’oro, come le sempre crescenti Grecia e Spagna”.
Alessandro Girelli (Outpost Mountaineering): “Purtroppo c’è stato un andamento abbastanza oscillante: si è lavorato bene per tutta la primavera fino alla fine del periodo Pasquale, ma con flessioni a giugno, luglio, agosto, fino a settembre in modo abbastanza sensibile. Tante le cause: il caldo eccessivo che spinge gli amanti dello sport verso mete più alte, come le Alpi, di certo ha influito. Ma tutto ciò non è completamente spiegabile. È mancata quella fascia di utenza che dopo la montagna sceglie qualche giorno di relax misto a sport al mare. Piccola ripresa in autunno, ma direi comunque sotto rispetto all’andamento consueto. E di certo le polemiche non hanno aiutato. Sono uscite fuori soprattutto in primavera e tanti turisti stranieri mi chiedono ancora adesso se le zone sono tutte accessibili, se si trova parcheggio, se funziona la viabilità. La via per il rilancio è quella di dare dei servizi a tutte quelle persone che amano il nostro territorio e vengono a visitarlo con passione ed entusiasmo. Dobbiamo dare informazioni chiare su dove e come muoversi. Non divieti, che servono a ben poco, ma servizi, consigli e alternative pratiche e in linea con le caratteristiche del territorio. Qui si vive di turismo, è doveroso lavorare su un progetto”.
Riccardo Negro (Montura Store): “I dati vanno interpretati in funzione a che cosa si riferiscono. Per quello che vedo io nella mia realtà commerciale non ho visto una grande differenza rispetto agli anni precedenti. Il turismo outdoor ha degli alti e bassi durante l’anno: per esempio in piena estate è normale un picco del turismo balneare e, per contro, una flessione del turismo sportivo. Viceversa le presenze sportive raggiungono i picchi quando il settore balneare non è vivo. Tutto ciò è ottimo che sia così perché si ha una compensazione costante. In generale non vedo un andamento così differente rispetto all’anno scorso o all’anno prima. Ma quest’anno, non dimentichiamolo, ha piovuto molto di più: oggi la gente riesce molto più velocemente a cambiare piani e riorganizzarsi rispetto alle ultime informazioni del meteo. Basta un’ora di auto in più e ci si dirotta dal Finalese verso la Toscana, la Francia o altro. Tutto ciò è più rapido e preciso rispetto fino a solo cinque anni fa.
Finale comunque è un’isola che marcia a ritmi tutti suoi rispetto alle medie regionali: all’estero non conoscono la Regione Liguria, conoscono Finale Ligure. Si tratta di scelte di marketing fatte negli anni che hanno privilegiato l’outdoor e questo ci ha resi una meta di indiscusso valore internazionale; se nel tempo dalle Cinque Terre all’Imperiese tutti avessero fatto lo stesso percorso, oggi nel mondo si conoscerebbe la Liguria intera come terra dell’outdoor. Un’analisi che prende in esame tutte le tipologie di turismo, sia esso balneare, culturale, congressuale, sportivo, inevitabilmente è falsata. Siccome mi piace analizzare i problemi e andare a fondo delle questioni, ne ho parlato molto non solo con la clientela, ma anche (ad esempio) con le associazioni di albergatori, con i tour operator e con altre categorie, e da tutto ciò è uscito questo dato importante: analizzando anche il discorso a livello nazionale/internazionale non si parla più di terrorismo tanto come gli anni scorsi. Nelle annate passate questo fattore ha condizionato molto, riportando gli italiani ad apprezzare e visitare i piccoli borghi, considerati più tranquilli e sicuri, anziché le piccole capitali estere. Lavoro con diversi tour operator e il turismo, di ogni genere e verso ogni località estera, è in incremento. Questo significa che in generale, su scala mondiale, la crisi economica non è avvertita più di tanto, c’è tanta voglia di viaggiare e di scoprire luoghi belli. Ma di sicuro la Liguria, essendo anche mediamente più cara rispetto a molteplici mete sia italiane che straniere, ha accusato questo colpo. Sono tanti i parametri che influenzano i dati: il gap negativo ligure è quindi legato a molteplici fattori internazionali, dal clima, ai costi dei competitor, alle percezioni delle varie paure. L’outdoor però resiste bene e offre dati positivi sui quali si può ancora costruire molto”.