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Eventi | 27 novembre 2018, 10:46

Convegno del CAI a Finalborgo: un consuntivo

Qualità dell'esposizione e quantità di interventi e tematiche messi sul tavolo

Convegno del CAI a Finalborgo: un consuntivo

Quantità e qualità. Basterebbero soltanto queste due parole per riassumere il lungo convegno che dalla prima mattinata di domenica è proseguito fin quasi alle 16 del pomeriggio nell’Auditorium di Santa Caterina a Finalborgo. “Quali i limiti dell’outdoor?” era il titolo e il CAI (prima di tutto Finalese, ma anche ben rappresentato a livello regionale e nazionale) ne era il “motore”. Ora, ad un paio di giorni di distanza, è giunto il momento di tracciare un consuntivo, come si dice in questi casi, “a bocce ferme”.

La qualità non si discute: chi non era presente, infatti, potrà trovare alcuni interventi riportati sotto forma di intervista nel nostro reportage (vedi QUI).

Soffermiamoci un attimo invece sulla quantità: da tempo a Finale non si vedeva un dibattito così articolato su tutto ciò che può essere “aria aperta”.

Ad “aprire le danze” è stato il sindaco Ugo Frascherelli, che in primis ci ha ricordato perché venire a scalare, a pedalare, a passeggiare nel Finalese è così bello. Nel resto del mondo, infatti, tanti luoghi-mito dell’outdoor sono progettati sotto forma di bike-park, di palestre, insomma: dei veri “parchi-giochi” studiati a tavolino, mentre nei nostri comprensori (che, ricordiamolo, si estendono in una grande rete dalla Val Varatella fino a Spotorno e oltre) si corre, si cammina, si pedala, si arrampica passando tra ulivi, terrazzamenti coltivati, muri a secco, antiche pievi, resti romani, medievali, napoleonici… Insomma: si “vive” la natura, la cultura, la storia.

Patrizio Scarpellini (direttore Parco Nazionale delle Cinque Terre) ci ha raccontato “croci e delizie” di un territorio così vicino a noi ma così diverso. Delizie, perché basta sedersi a bordo strada per veder passare un visitatore ogni 4 secondi (dato statistico), ma anche croci perché le Cinque Terre si sviluppano su spazi più ridotti e compressi dei nostri e faticano a gestire un tale afflusso di pubblico, spesso anche del tutto impreparato a livello tecnico-sportivo, sia come conoscenza delle regole basiche, sia come attrezzatura.

Marco Lavezzo è stato molto spiritoso nel descrivere la presenza “in punta di piedi… anzi: di pedale” dei cicloescursionisti, a sottolineare con quale garbo e discrezione questa categoria ha voluto far parte del dibattito.

Importante il contributo di due assessori regionali: Gianni Berrino e Stefano Mai, che ci hanno ricordato una fondamentale dicotomia, cioè che non devono esistere limiti, ma regole. I limiti sono qualcosa che spesso la nostra stessa psiche ci impone. Le regole invece devono essere rispettate da tutti. E lavorando coerentemente e collettivamente sulle regole si possono anche superare i limiti.

Alberto Ghedina, consigliere del CAI nazionale, ha portato una testimonianza da Bressanone, luogo dal quale proviene: “Il villaggio degli Alpini”, un modo tutto nuovo e diverso per vivere realmente il territorio, compenetrandosi in esso con amore e rispetto.

Filippo Di Donato, che rappresenta il CAI all’interno di Federparchi nazionale, ha ricordato l’esistenza di un “bidecalogo”: venti punti da rispettare in un’epoca così difficile come quella odierna per quanto riguarda i cambiamenti climatici e la trasformazione del territorio. Dal Bressanone di Ghedina, all’Italia Centrale raccontata da Di Donato (che è responsabile per le aree di regioni estremamente importanti come ad esempio Lazio, Marche, Abruzzo) abbiamo visto, osservando il mondo al di fuori della nostra provincia, che pure i parallelismi con la nostra Liguria sono tanti: il maltempo “anomalo” di questo periodo, fatto di bruschi sbalzi di temperatura, vento forte, mareggiate nelle zone costiere o nevicate in quelle montane, fa paura a tutti. E il “bidecalogo” (che poi è anche un “biodecalogo”) può costituire un valido strumento per arginare tutto ciò.

E tornando alla nostra Liguria, dall’estremo Levante delle già menzionate Cinque Terre all’estremo Ponente di Sanremo, l’assessore allo sviluppo Barbara Biale ha tenuto a sottolineare: “Non siamo solo festival della canzone”, elencando tutte le importanti manifestazioni sportive e ambientali che “La città dei fiori” accoglie periodicamente.

Tornando al tema della qualità, non si può e non si deve tacere anche il lavoro puntuale e competente svolto dai collaboratori più esterni: Lorenzo Vicino di Cisque Service che ha gestito l’audio e il video durante tutti gli interventi e i giovani dell’Istituto Alberghiero “Migliorini” di Finale Ligure (coadiuvati dai loro insegnanti) per il catering.

Outdoor vuol dire anche sicurezza: e Alessandro Molino del Centro Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ha offerto numerosi dati precisi e dettagliati anche sulle percentuali di infortuni sul territorio, da quelli meno gravi fino a quelli (purtroppo) letali. Dati da non sottovalutare per chi vuole “crescere” in modo sano e positivo.

Tra il pubblico sicuramente saltava all’occhio qualche “grande assente”: associazioni legate al territorio sotto vari aspetti che sarebbero state certamente arricchite da un confronto di questo tipo. Molti, invece, i volti noti della politica, non solo quella finalese: rappresentanze dei Comuni di Borghetto Santo Spirito, Loano, Borgio Verezzi. Si sono segnalate alcune polemiche da altri paesi vicini, ma gli organizzatori ribadiscono che il convegno era libero e aperto a tutti e chiunque volesse portare la propria testimonianza amministrativa sul tema avrebbe potuto farlo liberamente, senza bavagli e senza censure. E, infatti, al termine della rassegna offerta dai vari relatori non sono mancate le domande del pubblico.

Alberto Sgarlato

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