- 26 novembre 2018, 13:35

Nodo ferroviario genovese: cantiere fermo e lavoratori in piazza

Gli operai, attualmente in cassa integrazione straordinaria, chiedono l'impegno di Regione ed Rfi affinché sostengano l'azienda che porta avanti il cantiere, al fine di portare a termina la fondamentale opera infrastrutturale

Proprio mentre presso la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale il mondo dell’economia e della politica si confronta sulle opere infrastrutturali funzionali alla crescita economica del territorio, in piazza de Ferrari i lavoratori impegnati nei cantieri del nodo ferroviario genovese manifestano per chiedere alle istituzioni di intervenire a tutela dell'occupazione, ma anche al fine di garantire la realizzazione della fondamentale opera.

“Siamo in piazza per dire che l’opera si sta nuovamente fermando – spiegano i lavoratori – Si tratta di un cantiere avviato nel 2010; un primo stop già si era avuto nel 2016, l’anno in cui l’opera sarebbe dovuta essere pronta. Nel 2016 arriva poi il cambio di impresa, con l'ingresso di Astaldi, che ha riassunto i lavoratori grazie all’applicazione della clausola sociale, ma nel 2018 la crisi finanziaria dell'impresa ferma di nuovo il cantiere”.

“All’epoca - proseguono i lavoratori - abbiamo vissuto con soddisfazione l’arrivo della nuova azienda, ma ora chiediamo alle istituzioni di aiutarci convocando un tavolo di discussione con Astaldi ed Rfi, al fine di garantire la continuità delle lavorazioni. Il nodo ferroviario di Genova, che permetterà di separare il flusso merci e il traffico dei pendolari, è un’opera fondamentale per la città”. Al momento i lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria, ma la speranza è comunque quella che Ansaldi possa uscire dalla crisi, magari con una mano di Rfi: “L’arrivo di una nuova impresa comporterebbe un lungo stop ai lavori, ci vorrebbe una nuova gara, il tutto per un tempo non inferiore ai sette, otto mesi. Noi chiediamo che la Regione trovi una formula insieme a Rfi per superare il problema, se vogliamo semplificare una soluzione sarebbe che Rfi anticipi i soldi necessari affinché l’opera vada avanti”.

Carlo Ramoino