Per ribadire l’essenzialità dell’intervento diretto dello Stato nel sostegno al sistema dell’informazione e lanciare un allarme sul tema della disintermediazione, che rischia di mettere fuori gioco il ruolo del giornalista.
Ai paventati tagli, nella legge di bilancio 2019 (ora all’esame delle Commissioni del Senato), al Fondo per l’editoria, e addirittura al prospetto del suo azzeramento, l’USPI ha risposto, il 21 novembre scorso, con una Conferenza stampa nella Sala Nassiriya del Senato, trattando un tema che è tutto un programma: “Libertà e Responsabilità di stampa”.
Presenti tutti i vertici dell’Unione, il Segretario generale Francesco Saverio Vetere, il Vice Segretario Sara Cipriani, il Presidente Giorgio Zucchelli e numerosi Consiglieri.
Presenti anche parlamentari di partiti di opposizione, direttori di giornali, piccoli e medi editori. Tutti a favore del sostegno all’offerta di una informazione di qualità, libera, plurale, del territorio e delle comunità.
L’INTRODUZIONE
Alessandro ASTORINO
Delegato USPI ai rapporti con il Parlamento
Nella presentazione dei temi della Conferenza stampa, Astorino ha ringraziato i relatori e i presenti intervenuti. Ha poi riportato il dispiacere del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, nel non poter essere presente all’incontro. Il Presidente ha comunque voluto illustrare la sua posizione sul tema, inviando un proprio messaggio:
«La necessaria attività di razionalizzazione della spesa pubblica non può, a mio parere, prevedere misure restrittive dei contributi all’editoria che finirebbero per pregiudicare l’esercizio della professione giornalistica. Gravi sarebbero le conseguenze non solo sull’occupazione, e in particolare nel segmento delle testate dell’informazione locale e di nicchia, ma soprattutto su quel pluralismo della stampa e dell’editoria che è principio cardine della nostra democrazia».
LA RELAZIONE
Francesco Saverio VETERE
Segretario Generale USPI
La questione di fondo, che sottoponiamo a tutte le forze politiche e sociali – ha spiegato Vetere – è l’intervento dello Stato nel sistema dell’informazione. Un intervento che non può e non deve essere ridotto solo alla questione del sostegno all’offerta editoriale, specialmente a quella della piccola e media editoria, locale e di nicchia, anche se è ovviamente collegata.
Il tema – ha sottolineato – non è posto correttamente. Dobbiamo chiederci perché esistono i contributi alla stampa e perché, per alcuni, non dovrebbero esistere più.
Esistono da sempre – ha ricordato il Segretario generale – due posizioni di pensiero contrapposte: una è una impostazione “liberale”, cioè affidare totalmente la stampa e l’informazione al libero mercato e alle sue logiche commerciali; l’altra è una impostazione “sociale”, che si specifica nella consapevolezza dello Stato che la presenza di una stampa libera e responsabile è nell’interesse della democrazia. Ed è quella che ha prevalso finora.
Già i padri Costituenti avevano affrontato il problema, inserendo nella Costituzione italiana gli articoli 3 e 21 (quindi, non solo il riconoscimento del diritto ad informare ed essere informati, ma anche una possibile regolamentazione della libertà di stampa e l’impegno dello Stato a rimuovere gli ostacoli alla parità dei diritti). Al punto – ha aggiunto Vetere –che un eminente giurista come Costantino Mortati era arrivato a ipotizzare l’opportunità di rendere pubblici i mezzi di produzione del sistema informativo.
Da tale pensiero sono nate le leggi sul sostegno all’editoria (Legge 416/81, legge 250/90 e, infine, la legge 198/2016) e non è un caso che il prezzo fisso dei giornali sia rimasto in vigore fino al 1988.
Poi, nell’ultimo decennio, – ha affermato il Segretario USPI – a complicare ulteriormente il sistema complessivo dell’informazione, si è sviluppato il fenomeno, sempre più esteso e sempre più corposo, della nascita dei giornali on line, e l’espandersi dei social media, con il connesso problema della disintermediazione nelle notizie pubblicate, che rischia di mettere fuori gioco il ruolo del giornalista e l’espandersi delle fake news e dell’ hate speech.
Il Contratto Collettivo Nazionale di lavoro giornalistico, sottoscritto da USPI e FNSI, – ha precisato Vetere – mira proprio a migliorare la qualità dell’informazione con giornalisti “di qualità”.
Il sistema editoriale – ha spiegato – in Italia, si fonda su due regole:
– la responsabilità del giornalista;
– e il riconoscimento, al terzo livello, delle persone fisiche proprietarie del giornale.
L’avvento di internet ha portato una evoluzione del sistema e ha messo in discussione il concetto di giornale in quanto tale. Nessuna intermediazione nelle notizie, ma informazione diretta. Quando l’informazione arriva direttamente da chiunque la posti su internet, – si è chiesto Vetere – di chi è la responsabilità della sua correttezza e veridicità?
I giornali digitali hanno avuto difficoltà ad essere equiparati ai giornali tradizionali (solo con la legge 198 del 2016 si è introdotta la definizione di “quotidiano online). Ora, le testate telematiche sono entrate, con pieno diritto, nel sistema editoriale, e, quindi, lo Stato deve sostenerle. Occorre perciò riflettere su una riforma che può impoverire la piccola editoria locale.
Secondo gli ultimi dati AGCOM i quotidiani cartacei sono crollati a 1milione 900mila copie vendute. Crescerà, al contrario, l’informazione locale, carta e web, come ha capito anche Facebook. Il governo dovrebbe accompagnare questa crescita, ascoltando le istanze del settore e portare regole.
In conclusione, Vetere ha sollevato un altro aspetto del problema: qualsiasi legge sull’editoria è sempre stata condivisa in Parlamento tra le forze politiche. Le riforme sull’informazione sono determinanti per l’assetto sociale del Paese e devono poter vedere impegnate la voce e la sensibilità di tutti.
GLI INTERVENTI
Elisabetta COSCIA
Vicepresidente Ordine Nazionale Dei Giornalisti
Porto la solidarietà dell’Ordine del giornalisti e il saluto del presidente Carlo Verna, così ha esordito la Vice Presidente. Sentiamo parlare solo di abolizioni: del finanziamento alla stampa e dell’Ordine, ma senza proposte alternative. Occorre un tavolo di riflessione e abbiamo bisogno di regole.
Nel campo dell’informazione, le fake news arrivano dai social media. Come può intervenire l’Ordine? – si è chiesta Coscia – Non può intervenire, perché non può vigilare sui non-giornalisti, i quali non hanno l’obbligo di rispettare il Codice deontologico.
L’Ordine dei giornalisti tutela il cittadino. Vigila che riceva informazioni corrette. La legge istitutiva (L. 69/1963) fa riferimento a un giornalismo che non esiste più. Quando fu varata c’erano solo la radio e la televisione Rai, non c’erano le tv private, né internet con tutto ciò che il web ha portato con sé. E’ cambiato il mondo del giornalismo e l’Ordine non ha strumenti per incidere.
L’Ordine ha un altro compito: – ha affermato la Vicepresidente – quello di fare “formazione”, cioè creare valide figure professionali in questo mondo pieno di notizie false.
Il parlamento dovrebbe aggiornare la legge 69/63 e dare più incisività alle azioni dell’Ordine e non, invece, abolirla.
Marco SICLARI
Senatore (FI)
Ad inizio, Siclari ha ricordato le parole del Presidente Mattarella sul sostegno alla libertà di stampa e quelle del Presidente UE, Tajani, sull’orgoglio di essere giornalista.
L’attuale Governo, – ha detto il senatore – togliendo la parola “libertà” alla stampa, sta monopolizzando la democrazia e noi non lo possiamo permettere. C’è davvero un rischio per la nostra democrazia – ha proseguito Siclari – se si spezzano le penne ai giornalisti, togliendo libertà alla stampa. Il problema che riguarda la stampa locale va affrontato in modo specifico.
Secondo Siclari occorre scongiurare assolutamente la possibilità che ciò avvenga e questa è la battaglia che Forza Italia sta facendo in Parlamento a tutela di una libertà imprescindibile garantita dalla Costituzione. Infine, una battuta sul governo: «Fare soltanto annunci di provvedimenti da attuare è come lasciare un giornale con solo i titoli».
C’è un problema serio poiché non solo si sta monopolizzando l’informazione, modificandone i contenuti che spesso non rispecchiano la realtà, ma vi è anche un rischio di monopolio della democrazia. Secondo Siclari occorre «scongiurare assolutamente la possibilità che ciò avvenga e questa è la battaglia che Forza Italia sta facendo in Parlamento a tutela di una libertà imprescindibile garantita dalla Costituzione».
Bruno ASTORRE
Senatore (PD)
I grandi giornali – ha affermato Astorre – non prendono finanziamenti da tanti anni. Con la scusa di combatterli, si sbanca la stampa locale e di nicchia. Il gioco ormai è scoperto, secondo il senatore: by-passare il tramite della stampa per arrivare direttamente a milioni di persone e influenzare il cittadino personalmente, solleticando sentimenti di rabbia o paura (vedi il caso dell’elezione di Trump e quello della Brexit).
Il finanziamento pubblico – ha continuato – riguarda centinaia di giornali locali, che verranno azzoppati se passasse la diminuzione o, peggio, l’abrogazione del contributo. Garantire una pluralità di informazioni consente al cittadino di farsi una propria opinione.
In conclusione, Astorre ha sostenuto la tutela anche del “piccolo” giornalista, esposto per motivi economici o territoriali alla possibilità di ricatto.
Alessia ROTTA
Deputato e Vicepresidente vicario (PD)
Nel portare i saluti del Presidente del gruppo parlamentare del PD alla Camera, Graziano Delrio, il deputato ha ricordato (e non pronunciato) le parole irripetibili comparse sui media, da parte di esponenti del M5S, sui giornali e giornalisti.
I provvedimenti del governo portano opacità e non trasparenza. A pagare saranno i giornali locali, no profit e delle cooperative, cioè i giornali meno forti e meno garantiti.
Rotta ha, infine, assicurato tutto l’impegno del gruppo PD a non deflettere per la tutela della libertà di stampa e, non meno importante, dell’occupazione nel settore.
GLI INTERVENTI DEL PUBBLICO
Voci e dati interessanti sono venuti dai presenti alla Conferenza che rappresentano il mondo della piccola e media editoria.
Chiara GENISIO
Consigliere nazionale USPI e Vicepresidente FISC
I settimanali cattolici – ha informato – forniscono ogni settimana centomila notizie, un vero patrimonio informativo (190 testate) che con i tagli all’editoria andrebbe disperso. Fare vera informazione costa: nella stampa locale non sono sufficienti pubblicità e abbonamenti. Bisogna costruire un dialogo e non scendere al livello di insulti. Occorre migliorare la legge e non discutere ogni anno sui tagli da apportare.
Rosa RUBINO
Direttore de “Il Vomere”
Il direttore dello storico periodico siciliano, fondato 122 anni fa, e di proprietà sempre della stessa famiglia Rubino, ha indicato nell’informazione indipendente, limpida, corretta la fonte di ricchezza e di credibilità della stampa locale. Con queste armi saremo vincenti nella sfida con i social. E ha esortato a tenere in piedi un dialogo con il governo perché tuteli il giornalismo serio.
Fabio POLLI
Editore e direttore de “Il Tuscolo”, Consigliere nazionale USPI
Polli ha fornito al convegno un dato interessante che attesta le potenzialità e il futuro della stampa locale: Facebook ha deciso di devolvere cinque milioni a sostegno dei giornali locali inglesi. Un segno l’informazione di qualità genera un “traffico” molto ricercato e apprezzato. Dobbiamo iniziare a parlare di “filiera dell’informazione”: i vari media non devono essere più considerati separati tra loro.
Santo STRATI
Editore e direttore di giornale on line CalabriaLive (giornale on line)
Strati ha ricordato che moltissime testate on line si reggono sull’entusiasmo e sul volontariato, e non sono sottoposte, e comunque non mostrano di sentirsi vincolate, a una verifica sul piano della deontologia professionale. Ha poi criticato l’idea del sottosegretario Crimi di aiutare non i giornali ma il lettore con agevolazioni varie per sostenerne gli abbonamenti. Ma – ha osservato Strati – se i giornali stanno morendo e rischiano la scomparsa, i lettori a cosa potranno mai abbonarsi?
LE CONCLUSIONI
Giorgio ZUCCHELLI
Presidente USPI e direttore de “Il Nuovo Torrazzo”
Con una nota di ottimismo ha concluso la conferenza stampa don Giorgio Zucchelli. La nostra non è una informazione urlata, gridata, raccontiamo la positività della notizia per creare comunità. Da noi i fatti di cronaca nera hanno poco spazio. Bisogna essere giornalisti seri e coraggiosi, ma vogliamo essere anche rispettati nel nostro lavoro e nei nostri diritti.