Nelle ultime tre settimane, Savona è stata teatro di fatti politici emblematici che attengono ai valori costituzionali e identitari della democrazia del Paese nata dalla Resistenza antifascista; e di eventi oscuri, indecifrabili e incomprensibili alla ragione e al comune senso della logica.
Fatti ed eventi che per la loro gravità avrebbero portato la Città agli onori della cronaca nazionale, se non fossero stati oscurati dalla tragedia delle alluvioni e dal disastro di intere Regioni sgretolate dalla furia delle acque e dei venti (come la torta sbrisolona di Mantova) con le conseguenze note in termini di devastazione del territorio e di morti innocenti.
Dopo il consapevole e strumentale tranello teso al Sindaco, al Prefetto e alle altre Autorità civili e militari da una Associazione di chiara ispirazione di estrema destra e il tentativo surrettizio di affrancare le “camice nere”, era quasi apodittico aspettarsi una risposta, senza precedenti, da parte della Città Medaglia d’oro della Resistenza.
Cosi è stato! Oltre 1.500 persone (giovani, lavoratori, adulti, donne e anziani), nonostante l’allerta meteo e la giornata grigia e piovosa, hanno risposto all’appello del Comitato e dato vita a una grande, colorata, composta Manifestazione antifascista e antirazzista il 27 ottobre scorso; un lungo corteo che ha visto anche la partecipazione del Sindaco Ilaria Caprioglio, di gran parte della sua giunta e dell’assessore leghista alla sicurezza Roberto Levriero.
La partecipazione del Sindaco (peccato per l’assenza del Gonfalone decorato) ha riscattato il torto subito dalla Città in occasione del “fattaccio brutto” del cippo al Cimitero e ridato la giusta immagine del primo cittadino donna, espressione non solo della parte politica che l’ha legittimamente eletta (il Centro Destra), ma dell’intera Città; una Città che storicamente ha avuto e continua ad avere un dna di sinistra diffusa e una identità militante, democratica e antifascista.
La compostezza e l’unità convergente e solidale della Manifestazione, non può certo essere oscurata dalle provocazioni minoritarie di Gruppuscoli estremistici che hanno gridato cori e parole d’ordine irripetibili contro le Forze armate, il Prefetto e le Autorità; anche complice l’ordinanza che vincolava il corteo a cambiare il percorso storico, dopo la provocatoria apertura di una sede di Casapound nel cuore di Villapiana.
Ed è qui che si inserisce il primo disvalore che non fa onore al gruppo dirigente ligure della Lega (alla sua identità antifascista sempre affermata, sin dalla sua nascita, da Miglio e Bossi); e, soprattutto, al Vice Presidente, Assessore alla sanità della Regione Liguria Sonia Viale e alle forze leghiste di Savona.
E’ davvero incommentabile la gravità inaudita dell’attacco politico, umano, morale e personale della Viale alla Caprioglio; e, lo è ancor più da Donna a Donna! Ed è assai penoso e greve il tentativo della Vice Presidente leghista della Regione di correlare i partecipanti alla manifestazione e la stessa Caprioglio, agli assassini di colore della povera Desireè; davvero affermazioni gravi, strumentali e disdicevoli.
Svolto il punto sul fatto politico più emblematico e discusso della Città, devo confessare che sono rimasto basito dai gravissimi indecifrabili avvenimenti che hanno colpito l’Autorità Portuale e il parco macchine; episodi oscuri passati in cavalleria dopo qualche giorno di rilanci giornalistici.pisodi oscuri passati in cavalleria dopo qualche giorno di rilanci.
Quel 23 ottobre – peraltro giorno del mio compleanno – non ero in Italia e tantomeno a Savona, ma a Starosel, nell’antica Tracia; alle 13,49, mentre ero a pranzo, squilla il mio whatsapp con la suoneria con la quale tanti amici mi prendono in giro “excuse me sir, you have a text message”; era il mio amico avv. Giuliano Germano che mi inviava – quasi in diretta – foto e filmato di un incendio in Darsena; io non capivo e scrivo “ma che succede?” e lui di rimando “brucia l’autorità portuale”! Rimango di sasso e scrivo “povera Savona”!
Premesso che spetta alla Magistratura svolgere l’indagine sulla natura dell’incendio (e sulla qualità dolosa o meno dell’incidente) e premesso che occorrerà con serenità e pazienza attendere l’esito delle indagini in corso e la individuazione di eventuali responsabilità “esterne”, una domanda si pone attonita la Città: ma come è stato possibile che una sede direzionale progettata ad hoc e costruita con tutti i crismi delle moderne tecnologie e tutti i parametri di sicurezza del caso, sia bruciata come carta infiammabile e sia andata completamente distrutta nel giro di un’ora (a voler essere generosi) lasciando sul campo un orribile scheletro di 7 piani; una Sede costata alla comunità otto milioni 430mila euro, in parte finanziata da fondi statali (cinque milioni 250mila euro) in parte da fondi dell’Authority (tre milioni 179mila euro), per meno di 50 dipendenti; una sede monumentale (stile Muscat) pensata nel 2008 all’epoca della “grandeur” dell’autorità portuale savonese per rispondere all’esigenza di unificare gli uffici amministrativi e di trovare una sistemazione più idonea al ruolo istituzionale e di rappresentanza.
Alla distruzione per incendio della Sede, è seguita il 30 ottobre, la distruzione di oltre mille auto nel rogo divampato nel terminal al porto di Savona, in piena emergenza maltempo; dovuto - si dice – a un corto circuito (parrebbe – si mormora - innescato dall’acqua, in due capannoni che ha fatto esplodere le batterie di alcune auto). Ne sarebbe scaturito un incendio che ha distrutto centinaia di veicoli soprattutto Maserati, alcune centinaia, destinate al mercato del Medio Oriente e lì stoccate per l’esportazione.
Ora, anche a voler credere alla fata Turchina, ci sarebbe da rimanere sbigottiti e quasi di sasso, mentre continua a rimuginare una domanda ossessiva “Mon dieu de la francia, donne moi la pacience! Ma come è stato possibile che siffatte due sciagure si siano abbattute sul Porto di Savona?” Si tratta di eventi spontanei o spintanei? Il vostro povero analista politico non ha davvero risposte credibili e certe, ma un dubbio gli sovviene!
Come mai – dopo decenni di pace sociale, anche quando nella vicina Genova matrigna, agli inizi degli anni ’90, esplodeva la guerra tra Camalli e Prandini – D’Alessandro – Magnani – nuovi Terminalisti – nel Porto di Savona avvengono siffatte fatal sciagure? È solo colpa del destino cinico e baro che parrebbe aver preso di mira la Liguria, Genova e Savona?
Non ho certamente la pretesa della verità e, tantomeno, mi passa per l’anticamera del cervello avanzare accuse mirate, ma solo ai fini di aprire un confronto serio, mi viene voglia di chiedermi e chiedere: non è che la decisione dell’Anac dell’11 ottobre scorso sulle incompatibilità alla partecipazione al board dell’Autorità di Sistema del Mar Ligure Occidentale, abbia – come dire – rotto o destabilizzato gli equilibri consolidati e stratificati (di gestione a gestione, da fratello a fratello, da assunzione ad assunzione, da negoziato a intesa) degli ultimi decenni?
Se non ricordo male, anche in Sicilia si ruppe un equilibrio; nel caso in oggetto il protagonista era Salvo Lima, ma non c’entra davvero nulla con la congiuntura fattuale degli incidenti sicuramente naturali e casuali del Porto di Savona! E la Piattaforma multifunzionale deve ancora partire come i lavori per la logistica e i sistemi di collegamento viario e ferroviario di interesse! Speriamo che il fato sia più benevolo con Savona.