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Attualità | 09 novembre 2018, 15:05

Finale Ligure: una commissione consiliare urgente contro il punteruolo rosso

La lista Per Finale prende le mosse dal recente dibattito organizzato, con la presenza di Giovanni Minuto del CeRSAA, per chiedere all'amministrazione interventi tempestivi e risolutivi. Gli albergatori: "No a nuove alberature disomogenee"

Finale Ligure: una commissione consiliare urgente contro il punteruolo rosso

Una commissione consiliare urgente per parlare dell’allarme punteruolo rosso a Finale Ligure. Questo è quanto è stato richiesto per la mattinata odierna dal gruppo Per Finale. Alla seduta, oltre alla capogruppo Simona Simonetti, presenti altri consiglieri di minoranza: Marinella Geremia (Lega/Gruppo Misto di Centrodestra), Davide Badano (Movimento 5 Stelle) e Sergio Colombo (Finale Ligure Viva). La maggioranza era invece rappresentata da Andrea Guzzi (assessore ai lavori pubblici), Marilena Rosa (vicepresidente del consiglio comunale) e dal consigliere Fabrizio Lena (in qualità di direttore/coordinatore della commissione). Presenti anche due rappresentanti del personale dell’area tecnica comunale (Marco Rulli e Sara Maglio), oltre a Marco Marchese (Presidente Associazione Albergatori di Finale Ligure e Varigotti, in rappresentanza anche della Consulta per il turismo) e Guido Nutini (rappresentante albergatori e balneari nella Consulta Ambiente e Territorio).

A introdurre il dibattito è proprio Simona Simonetti, prendendo spunto da un recente dibattito organizzato dal suo gruppo (leggi QUI), con ospite il direttore del CeRSAA (Centro di Sperimentazione e Ricerca in Agricoltura della Camera di Commercio) Giovanni Minuto, agronomo di rilievo internazionale. Simonetti ricorda di avere esteso l’invito a tutte le forze politiche del territorio, precisando che soltanto Sara Badano era presente in rappresentanza della maggioranza comunale. Simonetti cita altresì le parole di Minuto, precisando che esistono diversi protocolli di trattamento considerati ‘in bassa contaminazione’ e ‘alta contaminazione’ ma che comunque, restando nel pieno rispetto della legge sia sui prodotti impiegati, sia delle modalità di utilizzo, si tratta sempre di sostanze invasive che richiedono particolari tutele per le persone e ciò può causare disagi nella cosiddetta ‘alta stagione’, quando può essere persino necessario chiudere delle strade per effettuare i trattamenti. D’altro canto ribadisce Simonetti che è doveroso trattare tutte le piante (sane e malate): da un punto di vista farmacologico ciò ha un’importante azione preventiva, mentre da quello monetario consente di attivare delle economie di scala.

I rappresentanti degli uffici del Comune ricordano che Finale, rispetto alla media della Riviera, è stato tra i primi comuni ad attivarsi nella lotta al punteruolo rosso, tra l’altro partendo proprio da una visita al CeRSAA come luogo di riferimento per i prodotti fitosanitari e il loro impiego. Ricordano altresì che Finale si è sempre avvalsa delle consulenze di agronomi competenti e che tutte le palme sono state trattate, anche a scopo preventivo. In parte il lavoro è stato svolto da maestranze comunali con trattamenti in chioma, in parte da appaltatori privati con altre tecnologie e risorse. Il parco arboreo comunale è estremamente vasto: si parla di 765 palme, di cui 544 Canariensis (la specie più attaccata dal punteruolo). Per dare un metro di paragone, Ceriale ha circa 80 palme. Ceriale viene a più riprese citata nel corso del dibattito da vari tra i presenti come esempio di comune ‘virtuoso’: spesso il paese è dovuto ricorrere persino alla chiusura di strade per mettere in atto i suoi trattamenti, ma i risultati, a livello statistico, si vedono. Gran parte del patrimonio arboreo oggi risulta tutelato.

Lo scorso anno Finale era stata in media meno colpita di tanti altri comuni, mentre quest’anno si è registrato un picco di presenze del parassita soprattutto tra settembre e ottobre. Una statistica reale del numero di palme sane e di quelle malate sarà fattibile però soltanto attorno a dicembre, quando terminerà questo ciclo di trattamento. Un altro dato, secondo gli uffici tecnici, da non sottovalutare, è quello della vetustà delle palme: se quelle del lungomare sono grossomodo a ‘mezza vita’ (si parla di 50, 60 anni), molti esemplari delle zone più interne hanno già raggiunto il limite di anzianità di 100-120 anni, considerato di fine vita per questa specie.

Interviene l’assessore Guzzi: “Apprezzo e condivido la sensibilità della minoranza per questo tema. Noi però non ci siamo svegliati adesso, siamo attivi da circa quattro anni in quest’opera preventiva e abbiamo fino a oggi investito nel verde il doppio rispetto alla precedente amministrazione, tra cure, abbattimenti, ripiantumazioni, monitoraggio e prevenzione. Non stiamo fermi a leccarci le ferite ma guardiamo al futuro: tanto è vero che avevamo inserito cifre ingenti anche nel Piano delle Opere, a dimostrazione che per noi le palme sono importanti come qualsiasi opera pubblica. Proprio quel piano che la minoranza aveva bocciato.

Voglio comunque dire grazie all’ufficio tecnico per lo straordinario impegno profuso e ritengo che compatibilmente con le risorse limitate che qualsiasi comune oggi ha, più di così non si poteva fare”.

Risposta che non soddisfa affatto Simona Simonetti: “Di fronte a un’emergenza di queste proporzioni – commenta – non ci si può fermare ad un certo punto e dire: ‘abbiamo dato abbastanza, di più non faremo’. Questo è inaccettabile, bisogna mettere in campo ogni risorsa possibile”.

Guzzi sottolinea anche i numerosi confronti con le amministrazioni vicine, con tutti i sindaci della provincia, con la Regione e riemerge l’ipotesi di un nuovo ‘Brand’ (leggi QUI) che comprenda l’alternanza di palme e altra vegetazione più tipica del territorio”.

Ma questa idea non convince Marchese: “Noi albergatori non intendiamo prendere posizioni né politiche, né tecniche, perché non avremmo le competenze per farlo. Vogliamo invece lanciare un accorato grido di allarme: dovremmo forse decidere di arrenderci e rinunciare alle palme? Io ho presenziato a quell’incontro di cui parlava Simona, tenuto da un tecnico del settore, e ho ben compreso la gravità della cosa. Ma al tempo stesso non mi convince l’idea di un mix di piante disarmonico e casuale, penso che nuocerebbe all’immagine della nostra Riviera. In Egitto, dove la palma è anche una risorsa economica, oltre che un simbolo, perché il dattero è un importante prodotto per i commerci di questa nazione, da vent’anni lottano contro il punteruolo e non sono certo rimasti senza palme. Possiamo salvarle anche noi, mettendo in campo ogni strategia possibile”.

Dall’ufficio tecnico finalese emerge però un’altra tematica importante, ed è quella dei casi di “indisciplina” dei privati: chi ha del verde di proprietà non rispetta le leggi sul patrimonio arboreo, se ne disinteressa completamente e lo dimostra il fatto che nell’ultima grave burrasca la maggior parte di alberature (di ogni specie) cadute erano private, indice di una mancata tutela. E non solo: laddove le forze dell’ordine, o i vigili del fuoco, o la protezione civile, hanno ritenuto opportuno intervenire per la messa in sicurezza di quelle piante, hanno persino dovuto subire le aggressioni dei proprietari, infuriati anziché riconoscenti.

Sergio Colombo (FLV) conferma questa questione di indisciplina e, nella sua carica di consigliere provinciale, cita un esempio legato proprio ad altri comuni: “Lo scorso inverno come provincia avevamo stanziato cifre importanti per l’emergenza neve. Fortunatamente di nevicate ce ne sono state pochissime, mentre il vento è stato forte. Così ci stiamo trovati costretti a deviare gran parte di quei fondi proprio nella rimozione di alberature private cadute”.

E in merito conclude Davide Badano (M5S): “Dispiace doverlo dire, ma a questo punto visto che chi trascura il proprio verde, tra l’altro violando la legge, garantisce poi delle ricadute economiche in negativo su tutta la società, è giusto che paghi delle sanzioni. Sono l’unico tipo di monito che in questi casi funziona”.

Alberto Sgarlato

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