Con il tempo di 4 ore, 6 minuti e 33 secondi, Maurizio Romeo ce l'ha fatta. Il runner di Pietra Ligure ha completato i 42.195 metri della Maratona di New York, coronando così un percorso personale iniziato nel 2006 quando scoprì di essere stato colpito da un bruttissimo male: Linfoma non Hodgkin a grandi cellule, un tumore del sangue (leggi QUI la sua storia).
Ai microfoni di Savonanews, ecco le impressioni di Maurizio dopo l'impresa in terra americana:
"New York è una città fantastica, che vive la Maratona fino in fondo - ha confidato il corridore pietrese - gente che urla il tuo nome, vede la tua bandiera e ti incoraggia a prescindere dalla tua nazionalità: c'era un tifo infernale, un boato che ti spinge fino al traguardo. La gara? Difficile, ma è stata bellissima ed è stata un'emozione enorme tagliare il traguardo assieme ad Enrico (il compagno conosciuto in albergo giovedì scorso ndr) che era alla sua prima maratona. Quella che ho vissuto con lui è un po' la metafora della vita e della lotta contro qualunque momento difficile: da soli può essere più complicato, insieme invece si può arrivare in fondo sostenendosi l'uno con l'altro e si possono ottenere risultati che non ci si immagina. Come ad esempio il tempo che ho ottenuto qui, il mio secondo migliore in una maratona".
Spazio poi alle doverose dediche:
"Questa medaglia la voglio dedicare in primis a mio figlio Francesco e a mia moglie Sara che mi hanno sostenuto, supportato e sopportato in questi mesi. A mia mamma, mio papà, mia suocera e tutti i gli amici che mi hanno fatto sentire il loro affetto; alle persone che hanno lottato e che stanno lottando, perché le ho portate nel cuore fino a Central Park. Una piccola dedica anche ai miei zii e ai miei nonni che non ci sono più, spero che anche loro possano essere orgogliosi di me".
"Forse siamo riusciti a dimostrare ancora una volta che bisogna credere nei propri sogni fino in fondo e lottare - la chiosa finale di Romeo - non sempre ci si riesce, ma spero di essere riuscito a far passare il messaggio che non bisogna mai mollare".