- 01 novembre 2018, 15:19

Voltri, la Società Nazionale di Salvamento questa volta non si è salvata

Nella sede della Onlus, danni per oltre trentacinquemila euro. Il presidente Fabio Franconeri lancia una sottoscrizione: “Vediamo se riusciamo a ripartire. Mai vista una cosa del genere. Ma le istituzioni devono dire se vogliono difendere questo litorale una volta per tutte”

C’era una volta una società, tra le più importanti e benemerite della delegazione voltrese. Peccato che questa non sia una favola, ma un dramma vero e proprio. Una tragedia.

La mareggiata di inizio settimana ha completamente devastato, oltre alla passeggiata Roberto Bruzzone di Voltri, anche la sua storica e molto frequentata Società Nazionale di Salvamento, che si trovava proprio a ridosso delle palafitte in legno.

E’ come se fosse scoppiata una bomba: infissi divelti, porte scardinate, tavoli e sedie sottosopra, sabbia e detriti un po’ ovunque, il frigo rovesciato, il computer scaraventato a terra. Questa scena martedì mattina si sono trovati davanti agli occhi Fabio Franconeri e gli altri soci, giunti a fare la conta dei primi danni. Poi, a poco a poco, la stima aumentava. Un conto salato e ora difficile da saldare. Non solo perché la controparte non è assicurata (il mare), ma anche perché i danni sono talmente ingenti che la lista è già infinitamente lunga. 

Ieri Franconeri, un ragazzo pieno di buona volontà e tanta voglia di fare, lanciava un grido disperato su Facebook: “Nessuno ne ha parlato, nessuno mi darà una mano, fra qualche mese nessuno ricorderà. Ho dei forti dubbi che continueremo con l’attività sociale”. Per fortuna, l’appello del presidente è stato colto oltre che da alcuni media (in primis ‘La Voce di Genova’), anche da numerosi voltresi. Poche ore dopo, la raccolta fondi aperta sui social network contava già oltre seicento euro. Franconeri ha fissato il termine in ventimila. Piano piano, ora dopo ora, la cifra sale. Un piccolo segno di ottimismo, dentro un mare di sfortuna.

“La Società Nazionale di Salvamento di Voltri - racconta l’attuale presidente - è lì da una vita. In passato abbiamo avuto qualche danno, ma una cosa del genere non si era mai vista”. 

Il gruppo, che conta circa un centinaio di soci ed è regolarmente iscritto al registro delle associazioni di volontariato presso la Regione Liguria, si occupa di formazione dei bagnini, installazione dei gavitelli, mantenimento delle strutture e dei litorali, sempre in collaborazione e dialogo aperto con le istituzioni, ovvero Municipio VII Ponente, Comune di Genova, Regione Liguria e Autorità Portuale. 

“Questa volta è tutto da buttare, tutto. Compreso quel chiosco che avevamo inaugurato proprio pochi mesi fa, e per il quale i soci si erano autotassati. Abbiamo valutato danni per circa trentacinquemila euro. Infissi rotti, porte divelte, mobili rovesciati, il chiosco, documenti andati persi, computer fuori uso, fotocopiatrice, microonde, frigo, fax, televisore, macchinetta del caffè: non c’è più nulla. Danni enormi anche agli impianti elettrici e idraulici. La struttura è di proprietà del Comune, ma tutto ciò che vi era all’interno è della società”. 

Franconeri non vuol fare polemiche, però ricorda un fatto: “E’ dal 2012 che scrivo lettere sulla pericolosità di questa situazione, sulla precarietà di questa passeggiata a mare, sul fatto che sia completamente esposta al mare. Le dighe soffolte? Avrebbero tamponato, ma non sarebbero bastate. Occorre trovare soluzioni che siano rispettose anche dell’ecosistema marino. Bisognerebbe, dopo questa tragedia, sedersi tutti intorno a un tavolo e capire finalmente cosa fare. Altrimenti è persino inutile e controproducente pensare a una ricostruzione. Perché si rischierebbe nuovamente di perdere tutto e di sprecare inutili energie”. 

La voglia di ripartire, per la Società di Salvamento, c’è. Ma viaggia insieme a tanta stanchezza e ai primi segnali di sconforto. “Vediamo - afferma Franconeri - Di certo dovremo ancora una volta metterci le mani in tasca. E, dovendo ancora finire di pagare il chiosco, questo suona come una beffa tremenda. Nel frattempo, le istituzioni dicano una volta per tutte cosa vogliono fare. Se tutelare e difendere questa spiaggia, che è l’arenile libero più grande di tutta Genova, oppure se non ne hanno l’intenzione. Così avremo anche noi le idee chiare. Ma, se si sceglierà la prima strada, non possiamo più metterci a fare ‘tappulli’. Occorrono misure serie e realmente definitive”. 

Anche questa mattina, intanto, folle di curiosi sono scese in passeggiata, a dispetto della pericolosità della zona. Occorre provvedere quanto prima a chiudere tutto il tratto danneggiato, per evitare incidenti. 

Alberto Bruzzone