Mille auto che vanno a fuoco nella notte tra domenica e lunedì nell'area stoccaggio del porto di Savona e il punto interrogativo sulle cause.
L'incognita sulle motivazioni di un rogo così esteso e devastante prosegue, mentre sono in corso gli accertamenti nell'area. La prima suggestiva ipotesi, come scritto ieri (leggi QUI), ha portato l'attenzione verso la grande quantità di acqua sopraggiunta nella zona (la forte mareggiata ha naturalmente colpito anche il porto); le auto quindi sono state completamente sommerse, le batterie di alcune auto non hanno retto creando un cortocircuito che avrebbe portato al rogo, propagatosi poi velocemente alle vicine altre innumerevoli auto. Molte delle quali supercar dai costi vertiginosi.
La seconda ipotesi contempla il corto delle centraline elettriche: dalle prime indiscrezioni pare persino che alcune macchine siano state ritrovate integre ma con luci accese o altri apparati illuminati nel cruscotto. Oppure, vista la vicinanza e una mancata distanza di sicurezza, la forza del mare potrebbe avere causato un forte movimento delle auto che ha portato alla rottura di un cavo, creando le prime fiamme che si sono propagate a catena.
Nel maxi incendio sono rimaste carbonizzate circa mille automobili, per la gran parte Maserati. Il dato è stato confermato dallo stesso l'assessore regionale allo Sviluppo economico, Andrea Benveduti, al termine di un primo sopralluogo nell'area.
L'ingegner Ingrid Bonino, responsabile commissione sicurezza e antincendio e consigliere dell'Ordine degli Ingegneri di Savona, ha provato a ipotizzare le possibili cause: "Mi sono fatta un’idea però senza avere la possibilità di accedere alle aree. Sicuramente l'immersione nell'acqua salata ha creato nei veicoli un corto circuito, l’acqua salata e un ambiente conduttivo possono innescare un corto all’interno".
"Inoltre le Maserati hanno le batterie al litio con un capacità di scarica molto elevata, 30-40 volte superiore di una batteria normale, e potrebbe essersi creata una reazione termochimica tramite quindi il mix dell'acqua di mare e il cortocircuito", continua la responsabile della commissione sicurezza e antincendio dell'Ordine degli Ingegneri.
"A quanto ho saputo, il vento era molto forte e teneva le fiamme a raso, molto basse e visto che le vetture, rispetto ad un normale parcheggio, erano vicinissime una all'altra, la fiamma non ha potuto che contagiare l’altra macchina più prossima, innescando quello che è successo", conclude l'ingegner Bonino.