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| 13 ottobre 2018, 10:11

43 Poesie per omaggiare Genova e le sue vittime

Ieri il Comitato locale della Società Dante Alighieri ha voluto ricordare le vittime del ponte Morandi con “43 poesie per Genova” declamate dall'attore Enrico Campanati (VIDEO)

43 Poesie per omaggiare Genova e le sue vittime

Non poteva che iniziare con “Valpolcevera” e chiudersi con “Litania” l’omaggio che ieri il Comitato locale della Società Dante Alighieri ha voluto fare in ricordo delle vittime del ponte Morandi con “43 poesie per Genova” alla Biblioteca Berio nella Sala Chierici.

Quarantatré liriche declamate da Enrico Campanati per “fare capire e conoscere meglio la città a tutti, attraverso l’immagine poetica, al contrario dell’immagine offerta dai due monconi”, ha spiegato Francesco De Nicola, Presidente del Comitato. Quindi tante poesie quanti sono stati i morti, due mesi fa, causati dal crollo, e scelte tra autori diversi, poeti e cantautori, genovesi, ma anche provenienti da altre città, o Paesi – come il caso del francese Marc Porcu – che a Genova sono venuti per caso o per volontà, “calamitati dalla città, che ha un fascino che attira migliaia di persone”.

Dunque autori diversi tra loro, da Adriano Guerrini, genovese, la cui “Valpolcevera” ha aperto l’evento, e che è stata scritta subito dopo la costruzione del Morandi.

 

 

E poi la Genova descritta nei suoi quartieri, da Sant’Ilario a Quarto a Sampierdarena, da poeti come Adriano Sansa, ex sindaco, Domenico Ravenna, ex giornalista ed Enrico Testa, docente.

C’è poi la Genova dell’impegno civile, quella di Elena Bono, che in “Vengono i giorni” ricorda i giovani caduti cui sono dedicate strade e giardini, come Buranello, e la Genova dei vicoli di Sanguineti, la Genova di “Stazione Principe” di Lauzi, che ama partire solo perché è bello ritornare, la Genova notturna di Sbarbaro. E poi come non commuoversi davanti ai versi di Caproni, all’omaggio per eccellenza, “Litania”, alla città “verticale”, dove “è gentile morire” (“Su cartolina”) e dove, appunto, si sale con “L’ascensore”.

E ancora, come non pensare al porto e ai versi crudi, violenti, di Macario, col suo “Produci, consuma, crepa” in “Tango del porto”, e alla vita notturna, onirica, dell’angiporto cantato da Campana.

In queste 43 poesie ci sono i fiumi, dal Polcevera al Bisagno, c’è il vento di Tramontana, c’è il mar di Liguria, le vie, da XX Settembre a Vico della Catena, i palazzi storici e le costruzioni moderne, dalla sopraelevata ai forti, c’è la Genova “a filo di piombo”, la Genova degli eroi e la Genova degli ultimi cantata da Montale e Ghiglione, la Genova delle chiese e la Genova che c’era una volta e che non c’è più.

Medea Garrone

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