La vertenza dei 26 lavoratori della Cooperativa New Log, che lavorano presso lo stabilimento Postel di Multedo, si fa sempre più complessa. Venerdì scorso gli impiegati, che per il centro stampa di posta massiva del Ponente genovese si occupavano di logistica e trasporti, hanno ricevuto le lettere di licenziamento.
A fine anno il loro rapporto di lavoro cesserà. Su una strada, però, si trovano già adesso. Riuniti in un orgoglioso picchetto che da circa un mese è stanziato di fronte ai cancelli dello stabilimento di Multedo. Si danno il cambio, ma qualcuno c’è sempre. Anche il sabato e la domenica.
E’ una lotta strenua e senza quartiere, in difesa del loro impiego. Ci si riempie tanto la bocca con gli aiuti alla città, dopo l’immane tragedia del crollo del Ponte Morandi, ma poi il primo risultato concreto è questo: uno stabilimento che chiude, le attività del centro stampa che vengono spostate in altre città. Si salvano i dipendenti diretti di Postel, che verranno riqualificati e spostati nella sede di Genova Aeroporto. Non si salvano, invece, quelli dell’indotto. I 26 della Cooperativa New Log, che chiedono invece di essere equiparati a quelli di Postel.
Politica e sindacati si sono schierati a difesa dei lavoratori. In particolare il sindacato autonomo Cub Flaica, che rappresenta la maggior parte delle persone coinvolte nella vertenza. E’ una fase molto critica, e ogni iniziativa può essere utile e importante.
Anche quella che hanno deciso d’intraprendere quei dipendenti che su Facebook hanno inviato una lettera aperta al Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. Un appello accorato, affinché il ministro s’interessi alla questione e possa trovare delle soluzioni. “La Cooperativa New Log - si legge nel testo - da oltre vent’anni lavora presso Postel SpA Genova Multedo (gruppo Poste Italiane). Postel ha fatto un piano industriale delocalizzando il lavoro di posta massiva (bollette luce, Telecom, luce e gas, conti correnti) a Roma e Milano lasciando a casa 26 lavoratori, in una città come lei ben saprà (Genova) che sta attraversando un periodo difficile per i fatti che lei ben conosce e con già un tasso di disoccupazione del 15%”.
Secondo i lavoratori, “un posto di lavoro perso a Genova non è più recuperabile, tra l'altro la maggior parte di noi ha un'età superiore a 50 anni. Abbiamo già avuto degli incontri con le amministrazioni locali (Comune e Regione) e si sono impegnati a darci una mano. Noi siamo da oltre 20 giorni in sciopero, con presidio davanti ai cancelli e siccome venerdì prossimo dovrebbe venire a Genova l'amministratore delegato di Postel (Poste Italiane) per discutere la questione, e Postel stessa fa parte di Poste Italiane che dipende direttamente dal Mise, che lei governa, le chiediamo un suo attivo interessamento affinché la vicenda di questi 26 lavoratori possa trovare una felice soluzione, magari facendoli diventare dipendenti di Postel o Poste Italiane, visto che in realtà per queste due società lavoravano e per cui è un loro diritto. In attesa di un suo cortese cenno di riscontro, la ringraziamo fin da ora e la salutiamo cordialmente”.
Il sindacato Cub (Confederazione Unitaria di Base), calca ancora di più il concetto: “Si tratta di un ulteriore grave colpo all’economia e all’occupazione nella nostra Genova, che consideriamo inaccettabile in un momento nel quale tutti annotano la sofferenza di una città spaccata in due con 43 morti da piangere e con un tasso di disoccupazione che supera il 15%”. Il sindacato chiede “la solidarietà della città tutta e dei lavoratori perché la chiusura di una fabbrica e altre espulsioni dal mondo produttivo sono un pedaggio che non possiamo più permetterci. Richiediamo alle istituzioni cittadine tutti gli interventi finalizzati alla sospensione del piano industriale fino a quando non sarà definita la completa salvaguardia dei posti di lavoro”.
E’ una ferita aperta, l’ennesima. In una città che tutti vogliono aiutare, certo. Per adesso, solo con belle parole.