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| 26 settembre 2018, 20:10

Un ponte su cui giocare e socializzare? "Lettera aperta a Toninelli dal mondo degli ignoranti"

Il post su Facebook di Alberto Bruzzone, che pungola il ministro sulla controversa idea di un nuovo viadotto multifunzione, si diffonde viralmente con incetta di like e condivisioni. E alimenta il dibattito

Il post indirizzato al ministro Toninelli

Il post indirizzato al ministro Toninelli

Si è subito propagata con la viralità di Facebook la lettera aperta che Alberto Bruzzone, una delle firme de La Voce di Genova e giornalista radicato nel ponente genovese, ha indirizzato al ministro Danilo Toninelli. Quest'ultimo per Genova aveva auspicato un ponte "su cui giocare, mangiare e socializzare". Asserzione, quella del ministro delle Infrastrutture, che ha subito scatenato una ridda di polemiche, ma che lo stesso esponente pentastellato del governo ha difeso citando, a mo' di esempio, il ponte Galata di Istanbul. Con toni accesi, però: "Qualche ignorante ancora discute la mia affermazione circa la possibilità di costruire un ponte multilivello e multifunzione. Si tratta di gente che non capisce come una grande opera possa condurre a riqualificare, a ridisegnare, a ripensare la vocazione di un’intera area". Così il ministro ha consegnato la sua posizione ai social. 

Ecco, invece, il post del giornalista Alberto Bruzzone, che sta alimentando, oltre a like e condivisioni, un ampio dibattito. Dal titolo: "Lettera aperta al Signor Toninelli dal mondo degli ignoranti".  

Gentile Ministro Danilo Toninelli, mi vorrà scusare se la disturbo nell’esercizio della sua sapienza ed esperienza.
Appartengo, in buona compagnia, a quella schiera di ‘ignoranti’ che sono rimasti assai perplessi dalla sua idea di ponte ‘abitabile’, con negozi, aree per passeggiare, giochi per bambini. Perplesso, non già critico: che guai a criticare lei e i suoi autorevoli colleghi, ci mancherebbe. Chi lo fa, rimedia insulti e lezioni di vita alle quali non voglio né posso rispondere.

Conosco la lingua italiana abbastanza da poterla apostrofare, insultare, denigrare, prendere in giro, vezzeggiare, a ogni livello e a ogni gradazione. Con ogni tinta di colore. Ma non è questo il tema.
Però che brutto, ministro, definire ‘ignoranti’ le tante persone che non hanno salutato con pronto entusiasmo la sua proposta. Lei che è una persona colta e sapiente, certamente sa utilizzare le parole, in tutte le loro sfumature. Perciò, conoscerà di sicuro l’etimologia di ministro. Che, lo dico per gli ‘ignoranti’ come me, proviene dal latino ‘minister’, che significa ‘servitore’, la cui radice è il termine ‘minus’, che significa ‘meno’. Come può un servitore insultare le persone presso cui è al servizio?

Eppure, caro signor Toninelli, esaurito lo sconforto per esser stati apostrofati, poi si dà spazio alla riflessione e si arriva a comprendere che lei non è ministro per caso. E che, in fondo in fondo, ha ragione.

E’ vero, siamo ignoranti. Nel senso che ignoriamo. Che non sappiamo.
Ignoriamo cosa significa muoversi e spostarsi in questa città senza trascorrere ore e ore in coda, specialmente a Ponente, a Sampierdarena e nella Valpolcevera.
Ignoriamo il conforto e la serenità, per via dell’enorme peso di 43 persone morte, piantate lì, nella coscienza e nei pensieri di tutti.

Ignoriamo di sapere se e quando verrà nominato un commissario per la ricostruzione.
Ignoriamo il contenuto definitivo del decreto per Genova, già annunciato e rimandato almeno tre volte.
Ignoriamo tempi certi.
Ignoriamo l’onestà intellettuale e il rispetto con cui dovremmo essere trattati.
Ignoriamo la salute mentale, travolti da un’onda di stress ancor superiore rispetto alla normalità.
Ignoriamo la salute fisica, costretti ogni giorno che fa Dio a respirare smog in quantità disumane.

Molte persone che abitavano a Certosa sono state costrette a ignorare la loro casa, le loro cose, i loro ricordi.
Ignorano ormai i loro sacrifici di una vita.

Mi consola il fatto che, nel novero degli ‘ignoranti’, oggi siamo in migliaia. In milioni. Gli amministratori locali, le organizzazioni sindacali, i lavoratori, gli sfollati, i parenti delle vittime, gli industriali, gli architetti, gli ingegneri, i magistrati, i professionisti. Anche l’architetto Renzo Piano.

Che scarno, il suo progetto di ponte. Pensato banalmente per ricucire lo strappo di una città ferita a morte. Per farla ripartire a livello economico, sociale, umano. A livello di vita. Quanto siamo ignoranti per non capire che dietro c’è altro.
Meno male che ci sono i sapienti.
Che si fanno fotografare sorridenti con il plastico di un ponte simbolo di morte.
Che scrivono sui social battute del peggior trash possibile, sulla revoca della revoca della concessione al proprio barbiere.
Che parlano di prolungamento della strada a mare sino a Voltri, sproloquiando a vanvera di un territorio che non solo non conoscono, ma neppure si sforzano di conoscere.

Si arriverà a tal punto di cazzeggio che ricostruire il Ponte Morandi non servirà più. Che tutto sommato la viabilità tiene. Che non ce n’è bisogno. E intanto il tempo passa, passa, passa. L’orologio gira, gira, gira. Aumenta la sapienza di pochi e l’ignoranza di molti. Sono fiero di stare, per una volta nella vita, tra i molti.
Ps. Non serve che lei, né chi sapiente come lei, risponda mai a queste parole. 

Si correrebbe infatti il rischio di farlo senza aver letto le migliaia di libri; compiuto gli anni e anni di studi, master, approfondimenti; progettato quelle decine e decine di opere pubbliche; inventato quelle miriadi di soluzioni innovative per il bene comune; risolto quelle centinaia di problemi; consolato quelle migliaia di persone, cose che tanti ‘ignoranti’ hanno fatto. Tra i quali, nel mio piccolo, pure io.Si ricordi che la principale allergia dei genovesi è verso i 'contamusse'. Si faccia spiegare il significato, se non lo conosce. Un abbraccio e buon lavoro.

rg

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