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| 29 agosto 2018, 14:49

Ponente, tre ipotesi per uscire dalla morsa del traffico

Il presidente del Municipio VII Chiarotti scrive a Balleari: “Più corse collinari per scoraggiare l’uso delle auto private. Fermate dei treni anche a Vesima. Una seconda Navebus tra Porto Antico e Pra’, dove esiste già un attracco omologato”

Ponente, tre ipotesi per uscire dalla morsa del traffico

Incubo traffico: dopo la tragedia del Ponte Morandi, le previsioni si sono tristemente avverate. Da lunedì scorso, giorno di ripresa di gran parte delle attività lavorative in città, il nodo di Sestri Ponente, Cornigliano e Sampierdarena è intasato a ogni ora del giorno e quasi a ogni ora della notte.

Il Comune di Genova, attraverso l’assessorato alla Viabilità, sta provando a suon di generosi esperimenti a contrastare una situazione che nessuno si sarebbe mai immaginato e per la quale nessuno era preparato: il crollo del principale viadotto che collegava due parti di una città, di una provincia, di una regione stessa. Uno scenario apocalittico, dove non basta la buona volontà dei rappresentanti di Tursi. Ma serve la collaborazione di tutti i cittadini.

Le conseguenze del ‘tappo’ all’uscita di Genova Aeroporto ricadono all’indietro, come c’era da aspettarsi, su tutto il Municipio VII Ponente. Pegli, Pra’ e Voltri: delegazioni già normalmente trafficate e in sofferenza in condizioni ‘ordinarie’, ancor di più in ginocchio adesso. La strada, purtroppo, è unica. La stessa rispetto a cento anni fa: l’Aurelia, la direttrice costiera che collega ponente e levante. Oggi sovraccarica all’inverosimile. Hai voglia a dire di usare i mezzi pubblici. Un appello che non tutti colgono. Abitudini vecchie a morire. Ma anche necessità. A fare la sua parte ci prova pure Claudio Chiarotti, presidente del Municipio VII Ponente. Ha assistito ai primi giorni di congestione totale del suo territorio e ha scritto una serie di proposte al collega Stefano Balleari, assessore di Tursi alla Mobilità.

“Questa è una situazione eccezionale - afferma Chiarotti - e che, purtroppo, è destinata a durare non poco. Così ho inviato a Balleari una serie di indicazioni, dando il quadro nella visuale del Ponente. Anzitutto, è stato indicato il parcheggio antistante alla stazione di Genova Pra’ come polo d’interscambio treno+auto. Questo già dai primi giorni immediatamente successivi al crollo del ponte. Il problema è che questo piazzale è già saturo normalmente e altre vetture non possono essere recepite. Quindi, ho chiesto di potenziare le linee di bus collinari, in modo che le persone residenti sulle alture non usino i veicoli privati per scendere a mare, ma si affidino al servizio pubblico”.

La seconda proposta riguarda invece il trasporto ferroviario: “L’altra grande criticità è rappresentata dai veicoli provenienti da Arenzano e Cogoleto, che si fermano a Voltri e a Pra’ per salire sul treno. Anche queste auto sovraccaricano la circolazione e, dopo una certa ora, si fa fatica a trovare dei parcheggi. Sarebbe buona cosa se i treni effettuassero fermate anche a Vesima. Lì c’è un parcheggione praticamente inutilizzato, a parte nei mesi estivi. Le persone in arrivo dalla Riviera di Ponente potrebbero usare questa zona come interscambio, salire e scendere a Vesima ed evitare di venire a ‘imbottigliarsi’ a Pra’ e a Voltri”.

La terza idea, infine, è legata al mare: “Abbiamo - dice Chiarotti - una sorta di ‘autostrada’ naturale, che è stata sinora poco sfruttata. Benissimo aumentare le corse della Navebus tra il Porto Antico e Pegli. Io chiedo se esiste la possibilità di inserire un secondo vettore, che possa collegare Genova e Pra’. Attenzione: non fermate in più della Navebus. Quella deve continuare a funzionare così com’è adesso. Io intendo proprio un secondo battello. La questione attracchi è presto risolta: a Pra’ esiste già il molo, fatto e finito grazie ai finanziamenti del Por, nella zona della foce del San Pietro. E’ stato pure omologato. Si tratta di trovare dei fondi e anche un vettore, forse potrebbe concorrere un privato. Almeno in questo periodo di emergenza”.

Che, come tutti temono, rischia di durare molto più di un anno. Tra liti su chi deve ricostruire il ponte, burocrazia, magistratura che ha il compito d’indagare, politica cittadina che ha l’opposta esigenza di far presto, la solita Italia è ripartita. Servirà un colpo d’ala per poter sperare in tempi ragionevoli. Nel frattempo, occorrerà abituarsi ad aspettare. Aspettare il nuovo ponte. Tutti in fila, uno dietro all’altro. Parola d’ordine pazienza.

Alberto Bruzzone

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