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| 24 agosto 2018, 07:40

Ponti e viadotti: a Ponente nove "sorvegliati speciali"

Tra le emergenze, il ‘cavalcaferrovia’ di Voltri, l’impalcato dal capolinea dell’1, il ponte blu del Cep. L’assessore Frulio: “Molte situazioni sono state segnalate già tre anni fa”. Intanto il Mit di Boston propone: il degrado delle strutture si può misurare pure con lo smartphone

Ponti e viadotti: a Ponente nove "sorvegliati speciali"

Dopo il crollo del Morandi dello scorso 14 agosto, un po’ in tutta la città ponti e viadotti - urbani, autostradali e ferroviari - sono diventati sorvegliati speciali. A volte a ragione, più spesso a livello di psicosi. Fattore giustificabile e comprensibile, nell’imminenza della tragedia, ma a prevalere su tutto devono essere, alla fine, gli elementi scientifici e tecnici.

Anche a Ponente, secondo una relazione eseguita dal Provveditorato alle Opere Pubbliche della Liguria, ci sono almeno nove criticità ‘reali’. Situazioni già da tempo monitorate, oppure segnalate. Molte di queste sono a conoscenza delle istituzioni, altre nascono da avvisi da parte dei cittadini. Tutto viene controllato e posto sotto la lente.

Nel Municipio VII Ponente - che è il più ampio della città in termini di superficie e tra i principali per popolazione - ci si concentra, in particolare, su nove strutture: i pilastri del cavalcavia in via Nuova Crevari; l’impalcato presso il capolinea del bus 1 in via Rubens; i pilastri del ‘cavalcaferrovia’ in via delle Fabbriche; i pluviali verticali in via Tosonotti; il ‘cavalcaferrovia’ in via Segneri; i pilastri dell’impalcato in via Vallecrosia; i pilastri in via Pietra Ligure; l’impalcato in via Martiri del Turchino; gli impalcati in via Quasimodo. Problemi più o meno annosi, sui quali ora c’è una maggiore sensibilità. Perché una tragedia come quella del Ponte Morandi non si deve più ripetere. E questo è un imperativo categorico chiaro a tutti.

Nella sede del ‘parlamentino’ del Ponente, in piazza Gaggero a Voltri, il quadro è chiaro da diverso tempo. Anche gli interventi da eseguire. Ci hanno lavorato il presidente del Municipio Claudio Chiarotti e l’assessore municipale ai Lavori Pubblici Matteo Frulio. “Per alcune di queste strutture - afferma Frulio - sono almeno tre anni che abbiamo segnalato la situazione. Ricordo infatti il ponte di Fabbriche ‘cavalcaferrovia’ per il quale sono state fatte analisi nel corso degli ultimi due anni e sopralluoghi che hanno portato alla deliberazione comunale di 1,3 milioni di euro con il piano triennale dei lavori pubblici”.

Si tratta della questione più urgente, anche perché stiamo parlando del tratto stradale che conduce all’ospedale San Carlo, quindi fondamentale, oltre che molto transitato tutti i giorni, a tutte le ore.

Ma le attenzioni sono state anche altre: “Ancora su suggerimento dei comitati Ca Nova e Pianacci e alla presenza dell'assessore comunale Paolo Fanghella - prosegue Frulio - sul Ponte Blu abbiamo eseguito un sopralluogo nell'inverno scorso. E, non da ultimi, abbiamo segnalato i viadotti e muri di via Vallecrosia e via Pietra Ligure, per i quali da tempo stiamo dialogando con il Comune al fine di ottenere lavori di ristrutturazione”.

Un’altra struttura è fuori dall’elenco delle nove individuate dal Provveditorato alle Opere Pubbliche, ma non per questo meno importante e delicata: “Si tratta del ponte della ferrovia a Pegli, che unisce piazza Ponchielli e via Martiri della Libertà e per il quale faremo a breve una riunione di Giunta Municipale, per farci aggiornare sui progetti e cantiere”.

Intanto, una collaborazione volta a vagliare lo stato di usura di ponti e viadotti potrà arrivare pure dagli stessi cittadini. I telefonini degli automobilisti, infatti, possono contribuire alla sicurezza delle strutture. A dirlo è una ricerca condotta da un team del Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, pubblicata su una delle principali riviste scientifiche internazionali, i ‘Proceedings’ dell’Ieee, che potrebbe rappresentare uno spunto per rendere più sicure le nostre costruzioni.

La ricerca dimostra come usando gli accelerometri presenti negli smartphone, si possano misurare le vibrazioni dei ponti, e da queste capire il loro stato di ‘salute strutturale’. I moderni telefonini, infatti, sono dotati di tre accelerometri, ovvero sistemi micro elettro-meccanici, in grado di misurare lo spostamento del telefonino sui tre assi, altezza, lunghezza e profondità, e di registrare una serie di altri dati più o meno importanti.

L’idea dei ricercatori consiste nel creare una rete di sensori mobili per il monitoraggio dei ponti. Una rete che, essendo creata direttamente dai telefonini degli automobilisti, sarebbe molto più pervasiva ed economica rispetto a una fissa.

Un approccio, avvertono i ricercatori, che funziona a patto di inserire il processo in una dimensione di ‘big data’, per annullare gli inevitabili errori e inesattezze di strumenti così piccoli e rudimentali.

“I dati registrati da uno smartphone, presente su un veicolo in movimento, e opportunamente registrati e analizzati - si legge nella ricerca - contengono informazioni significative e solide. Una conferma che le frequenze modali di un ponte possono essere individuate dagli smartphone e che questi dati, una volta aggregati, migliorano in precisione fino a poter competere con quelli raccolti da altri sensori”.

Questo approccio, concludono i ricercatori, non punta a sostituire il metodo classico di monitoraggio dello stato di salute dei ponti, ovvero le ispezioni fatte sul posto da personale qualificato. Ma permette di avere un flusso di dati continuo e costante sulle condizioni di una struttura, che possono formare un archivio di riferimento in grado di aiutare gli esperti a prendere le decisioni migliori. 

Alberto Bruzzone

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