- 12 agosto 2018, 17:50

Emissioni sonore, Tursi studierà le osservazioni di Palmaro

Il Comitato cittadino redige un documento approfondito sulle problematiche del porto di Pra’, in risposta alla relazione del Comune. “La descrizione delle fonti di rumore non è completa e manca un piano di monitoraggio”

Emissioni sonore, il Comune di Genova recepisce la relazione degli abitanti di Palmaro e la studierà dal punto di vista tecnico. L’obiettivo, per i cittadini, è sempre lo stesso e molto chiaro: ridurre al minimo l’impatto dei rumori causati nel quartiere da parte dell’autostrada A10 a nord (soprattutto nel tratto che scorre a pochissimi metri dai palazzi) e da parte del porto a sud. Una battaglia ormai decennale che vede il Comitato Palmaro in prima linea, come Ulisse contro i Giganti: gli abitanti mai domi e rassegnati da una parte, Tursi, l’Autorità Portuale, la Capitaneria di Porto e il VTE dall’altra.

Nei giorni scorsi, gli uffici comunali del Settore Igiene e Acustica hanno risposto alle ‘Osservazioni al Piano di Azione 2018 inviate dal Comitato Palmaro’, informando che “a seguito di contatti con gli Uffici, si conferma che le osservazioni sono ora pervenute e sono state già poste alla disamina tecnica. Si provvederà a dare alle stesse la debita considerazione in relazione agli atti necessari che saranno comunicati al termine della disamina stessa”. La firma è quella del direttore dell’ufficio Michele Prandi, la data è il 10 agosto 2018.

E’ un piccolo passo avanti, ma importante: “Abbiamo aderito - racconta Roberto Di Somma, presidente del Comitato Palmaro - all’invito del Comune a segnalare problematiche dal punto di vista acustico, a proposito della relazione da loro prodotta. E abbiamo compilato un documento molto specifico e dettagliato dal punto di vista tecnico, che abbiamo recapitato agli uffici competenti di Tursi non senza qualche fatica. Ora però hanno in mano il fascicolo e siamo molto felici che verrà preso in considerazione. Confidiamo in novità positive per tutta Palmaro”.

Le questioni sono due, tanto per ricapitolare: il passaggio dell’autostrada A10 a pochissima distanza dalle case e i rumori portuali. Nel primo caso, la galleria fonica attesa ormai da vent’anni è stata ‘ripromessa’ entro il 2020. La seconda problematica, invece, è molto più complessa e i membri del Comitato Palmaro hanno sempre fatto presente che il ricorso alle banchine elettrificate concorrerebbe a far sparire i rumori solo a metà. “Le banchine elettrificate - osserva Di Somma - possono essere installate solo su due moli dei quattro esistenti. Quindi nella migliore delle ipotesi i rumori portuali scenderebbero del 50%. E’ già qualcosa, ma non il livello zero che sarebbe sacrosanto per i residenti”.

Nelle loro osservazioni, che il Comitato Palmaro, oltre all’Ufficio Acustica del Comune, ha fatto pervenire anche al sindaco Bucci, al presidente del Municipio VII Ponente Chiarotti, al governatore Toti, all’Autorità Portuale, alla Capitaneria di Porto, all’Arpal e alla Direzione generale per lo sviluppo sostenibile, per il danno ambientale e per i rapporti con l'Unione europea e gli organismi internazionali del Ministero dell’Ambiente, viene premesso, anzitutto, che “la città di Genova non si è estesa prevalentemente lungo la fascia costiera addossando il nucleo urbano alle aree portuali, ma questa area portuale è stata inserita dentro il tessuto urbano”. Ovvero: il porto è nato dopo le case ed è l’insediamento industriale quindi a doversi integrare con gli insediamenti abitativi. E non il contrario.

I cittadini ricordano poi come “l’obiettivo del Decreto Italiano, così come della Direttiva Europea, non è solo quello di ‘proteggere aree edificate, parchi pubblici o in altre zone silenziose degli agglomerati, nelle zone silenziose in aperta campagna, nei pressi delle scuole, degli ospedali e di altri edifici e zone particolarmente sensibili al rumore’ ma anche e soprattutto ‘evitare e prevenire o ridurre gli effetti nocivi dell’esposizione al rumore ambientale’”.

Entrando nel merito, il Comitato nota, nella relazione del Comune di Genova, “una discrasia, sin dalla sorgente, tra i livelli notturni e giornalieri, che non dovrebbe esserci. Trattandosi di dati di fonte portuale, con esclusione delle altre fonti di rumore, con particolare riferimento al VTE di Pra’, pare strana la notevole differenza. Il porto di Pra’ lavora giorno e notte con gli stessi ritmi. Questi risultati non sono condivisibili anche solo per buon senso”. Inoltre, “la descrizione delle fonti di rumore è incompleta, non si citano la quantità e la frequenza delle navi presenti mediamente in banchina, né si indica la variabilità delle sorgenti sonore, la presenza di componenti tonali e/o impulsive e/o di bassa frequenza”. Altro problema: “Il VTE emette rumori molto fastidiosi per la popolazione e con componenti di bassa frequenza, provenienti dai motori ausiliari delle navi ormeggiate, sempre accesi 24 ore su 24, per garantire energia elettrica alle navi stesse: si rileva che al fine della mappa acustica del rumore da sorgenti portuali, non è stato fatto nessuno studio e rilievo in frequenza (analisi spettrale)”.

Pure l’area della mappatura, secondo gli abitanti di Palmaro, è errata, in quanto “la distanza di 500 metri è inadeguata a coprire tutta l'area interessata, soprattutto per quanto riguarda il rumore dei motogeneratori e il rumore diffuso delle attività che raggiunge agevolmente distanze ben superiori, soprattutto in fascia notturna. Utilizzando il valore di 500 metri non si copre nemmeno il 25% delle aree (e abitanti) effettivamente colpiti dall'inquinamento acustico. Ad esempio, il quartiere San Pietro è toccato solo marginalmente dai risultati della mappatura”.

Lo studio del Comune quindi, secondo i cittadini, è assolutamente incompleto. “Non sono stati considerati i dati fonometrici della ‘Campagna fonometrica presso la cabina di monitoraggio COP Ungaretti’ a cura della Città Metropolitana di Genova Direzione Ambiente - Servizio Energia, Aria e Rumore, Ufficio Energia e Rumore. Si chiede di motivare il perché, considerando che tali dati sono disponibili da gennaio 2016 e sono temporalmente congruenti con l'aggiornamento che è del 2016 (il documento ‘Mappa Acustica’ è datato 14 luglio 2017)”.

In conclusione, il Comitato contesta “sulla base delle osservazioni i risultati dei livelli di inquinamento acustico, il calcolo del numero di abitanti esposti al rumore e la superficie dell’area interessata che vanno anche a comporre i dati definitivi del piano d’azione 2018”. E, al punto otto, vengono presentate le richieste per “interventi ‘diretti’ di bonifica acustica”: un tavolo tecnico, l’elettrificazione delle banchine, la gestione delle sorgenti sonore presenti sulle navi. Ricordando che “le ordinanze della Capitaneria hanno valore solo prescrittivo. L’insufficienza dell’azione è documentata dalla quantità di segnalazioni telefoniche e di mail di protesta in ordine al rumore che le navi arrecano ai cittadini. Inoltre, la misura si rivela assolutamente inefficace in relazione all’influenza dei venti”.

Manca inoltre “un vero piano di monitoraggio e in particolare della zona interessata dalle sorgenti sonore del VTE e non è mai stato preso in considerazione d’intervenire sui terminali delle ciminiere, quindi non solo sui generatori a monte, aumentando l’ultimo angolo delle stesse, prima dell’uscita, rendendoli orientabili verso il mare aperto e diminuendo in maniera considerevole l’impatto acustico”. A tal fine, quindi, “si suggerisce di redigere un Piano di Informazione e Comunicazione da allegare al Piano di azione, finalizzato alla divulgazione dei contenuti e dello stato di attuazione del Piano di Azione, in modo da assicurare la trasparenza e fornire informazioni chiare, comprensibili, complete ed esaustive”.

Alberto Bruzzone