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| 10 agosto 2018, 13:00

Il carcere di Marassi invaso dai topi, la denuncia della polizia penitenziaria

Gli agenti reclamano una maggiore attenzione alle condizioni di igiene e sicurezza all'interno degli istituti di pena italiani, spesso sovraffollati e in cronica carenza di personale

Il carcere di Marassi invaso dai topi, la denuncia della polizia penitenziaria

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe denuncia il ritrovamento di un grosso ratto morto all'interno di un'area del carcere di Marassi.

“Ci si dovrebbe vergognare per come viene lasciato allo sbando il personale di polizia penitenziaria, in condizioni insalubri, indecenti e vergognose - dichiara Donato Capece, Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria - Invece non sembra fregare a nessuno il degrado nel quale lavorano gli operatori del carcere di Marassi. Ieri alcuni nostri genti hanno trovato un topo morto nel carcere. Una situazione assurda, da tempo ben nota a tutti e che non può essere ulteriormente trascurata, visto che sono state numerose nel tempo le segnalazioni di topi in carcere”.

Capece denuncia anche che: “il degrado del carcere di Marassi è vergognoso, e il Sappe, come primo e più rappresentativo sindacato della polizia penitenziaria, rappresenterà oggi stesso ai vertici nazionali e regionali dell’amministrazione penitenziaria tutte queste criticità, sollecitando urgenti ed adeguati interventi”.

Per il dirigente del Sappe poi sono ormai intollerabili le criticità nelle carceri del paese: “Da tempo il Sappe denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale, visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento, o le scelte sciagurate dell’ex ministro Orlando di chiudere carceri, come quello di Savona, e uffici del provveditorato regionale dell’amministrazione regionale. Non si può promettere più sicurezza e poi chiudere presidi di legalità come le carceri o lasciarli nel degrado in cui è Marassi, come conferma il ritrovamento di topi morti. Altro che trattamento rieducativo: chiudere un carcere vuol dire interrompere ogni attività finalizzata alla rieducazione del reo. Che senso ha avuto, ad esempio, chiudere un carcere senza prima averne una nuovo, operativo, sul territorio savonese?”.

“Lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti, è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti - prosegue Capece - La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Mancano agenti di polizia penitenziaria e se non accadono più tragedie di quell che già avvengono è solamente grazie agli operatori, a cui va il nostro ringraziamento".

Conclude Capece: "Auspico allora che il nuovo Ministro della giustizia Alfonso Bonafede ed il nuovo capo dell’amministrazione penitenziaria Francesco Basentini si attivino concretamente per dare un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del paese. Nelle carceri c’è ancora tanto da fare, ma senza abbassare l’asticella della sicurezza e della vigilanza, senza le quali ogni attività trattamentale è fine a se stessa e, dunque, non organica a realizzare un percorso di vera rieducazione del reo”.

RG

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