È uscito il libro di Tamara Decia dal titolo "Contra infieles y enemigos de Su Majestad: i finalini e la guerra di corsa durante la dominazione spagnola".
Il libro fa parte della Collana Studi Storici Marittimi diretta da Paolo Calcagno, Luca Lo Basso e Walter Panciera. Edito da New Digital Frontiers (Palermo).
I Comuni di Calice Ligure e Finale Ligure hanno dato un contributo per la pubblicazione.
Attualmente il libro viene distribuito dall'Agenzia Regis di Vado Ligure ed è reperibile all'Edicola di Calice e nelle edicole di Finale Ligure, Pietra Ligure e Loano con la possibilità di essere richiesto in tutte le edicole del savonese.
Tamara Decia si è laureata presso l’Università di Genova nel 2016 in Scienze storiche, archivistiche e librarie, ed è attualmente iscritta alla scuola di dottorato «Studio e valorizzazione del patrimonio storico, artistico-architettonico e ambientale» della medesima Università (XXXII ciclo), con un progetto sulla guerra di corsa spagnola negli anni della guerra di successione a Carlo II (1702-1713) (tutor di tesi: Paolo Calcagno). Collabora alle attività del Laboratorio di storia marittima e navale, per il quale ha già scritto diversi articoli, e con associazioni culturali del territorio finalese, di cui è originaria.
In seguito al passaggio sotto la dominazione spagnola, durante il XVII secolo il Marchesato del Finale – antico feudo imperiale “inviscerato” nel dominio territoriale della Repubblica di Genova – si trasforma in un porto corsaro di primaria importanza nello spazio tirrenico. Inizialmente gli esperti siciliani, napoletani e maiorchini, che utilizzano Finale come base di partenza per le loro scorrerie, e in un secondo momento arditi operatori marittimi locali organizzano un’attività predatoria sistematica di cui fanno le spese i tradizionali nemici francesi ma anche svariate marinerie neutrali che frequentano il mar Ligure per ragioni commerciali. In particolare, i corsari «finalini» (come vengono definiti nella documentazione d’archivio) scatenano le rimostranze della Repubblica di Genova, nelle cui acque territoriali sono compiute le prede descritte nel volume, e che pertanto deve difendere non solo mercanti e patroni di barca “nazionali” interessati a portare avanti i propri traffici ma in fin dei conti la sua stessa giurisdizione. In particolare attraverso le carte del tribunale delle prede marittime del Finale, vera ossatura della ricerca condotta dall’autrice, emergono tutti i conflitti e le tensioni che la guerra di corsa produce, e al tempo stesso il riflesso nitido delle pratiche marittime e della cultura marinara del tempo.