Politica - 03 luglio 2018, 15:50

Torna l'ordinanza "anti-alcool" a Finale. Il gruppo Per Finale: "Vogliamo prevenzione per i nostri giovani"

La protesta del medico Tiziana Cileto: "Non si fa nulla a livello educativo e si fa passare il messaggio che l'alcool va bene in grandi eventi che muovono soldi e voti"

Il comune di Finale Ligure rilancia l’ordinanza “anti-alcool” già presentata lo scorso anno (leggi QUI). E questo suscita la reazione infuriata dell’associazione culturale “Per Finale. Commenta il medico Tiziana Cileto: “Già un anno fa avevo detto che serviva fare prevenzione e non scrivere ordinanze. Nel frattempo non solo non ho visto nessun programma preventivo, nessuna proposta, nessun insegnamento in forma costruttiva dall’amministrazione, ma si è persino fatto di peggio. Neanche venti giorni fa un camion di una grande azienda che promuoveva il bere ha soggiornato in piazza sotto gli occhi di tutti.

Si organizzano feste che, per fare contenti bar e rivenditori, promuovono “giri di bevute”. Non è questo il modo per fermare l’alcolismo tra i giovani. È solo un bel modo per catturare i voti di chi fa commercio, per non dare fastidio a certe categorie economiche e farle contente.

Da un sindaco che si dichiara a favore della salute pubblica mi aspettavo qualcosa di più di una semplice ordinanza”.

Prosegue Tiziana Cileto: “A questo punto il messaggio che passa è sempre e solo quello che l’alcool va bene quando diventa una grande festa che porta turismo e soldi. Come Per Finale abbiamo chiesto spazi per i giovani, cinema, intrattenimento sano, in cambio c’è stata data solo una banale ordinanza. I giovani vengono usati per fare campagna elettorale tra gli adulti, dove girano soldi e voti.

Se sono un giovane ricco, magari ho 18 anni e un giorno, posso bere quattro cocktail in un bar elegante e devastare il mio fegato restando perfettamente in regola? E poi magari mettermi a guidare e compiere una tragedia prima di essere fermato dalle forze dell’ordine? Se invece sono un giovane povero, mi compro una cassetta di birra al supermercato, la pago poco, ma se poi le stappo seduto sulle scale di un palazzo storico o su una panchina sono un delinquente, mentre se me le bevo tutte chiuso in casa mia e non mi vede nessuno non sarò ‘alla moda’ ma sono perfettamente nei termini di legge? Basta, finiamola con le ipocrisie. Non nascondiamoci più dietro un dito. Ai giovani offriamo prevenzione, intrattenimento, cultura, alternative. Non ordinanze che lasciano il tempo che trovano”.

Alberto Sgarlato