Quanto è alto il rischio che in Liguria il lavoro dell'uomo venga via via sostituito da quello delle macchine? Non molto, secondo quanto emerge dall'ultimo studio di Confartigianato, prossimo alla pubblicazione, redatto sulla base di un recente lavoro dell'Ocse, che identifica i settori di attività in base al livello del rischio di automazione.
Secondo l'analisi di Confartigianato, nella classifica dei 32 Paesi avanzati l'Italia mostra un rischio automazione di poco superiore alla media (valore pari a 52%). In Italia il 26,6% degli addetti delle imprese (4,3 milioni di persone) opera in settori ad alto rischio automazione, mentre il 54,8% in settori a medio rischio. Il restante 18,6% è impiegato in attività a basso rischio di automazione. In generale, il macrosettore a maggior rischio automazione è il manifatturiero, mentre quello dei servizi risulta a rischio minore. Scendendo ulteriormente in dettaglio, nell’artigianato un addetto su 3 lavora in settori a elevato rischio trasformazione tecnologica. Questo perché le imprese artigiane si addensano maggiormente in settori relativamente più esposti alla sostituzione del lavoro con macchine: nell’artigianato la quota di occupati nel manifatturiero in settori ad alto rischio è del 65,1%, nei servizi è del 33,8%.
Il base allo studio, l’uomo sarà sempre in grado di vincere sul robot in quelle attività caratterizzate da relazioni interpersonali (turismo, creatività e cultura) e da una elevata diffusione, qualità ed efficacia del sistema formativo e orientamento all’innovazione. È proprio a questo proposito che viene presa in considerazione, a livello regionale, la presenza di cosiddetti “anticorpi”, cioè dodici variabili* legate ad aspetti dell’innovazione, formazione, creatività e relazione dalle quali dipende il grado di immunità al rischio automazione. Mettendo in relazione il livello del rischio automazione con la forza del sistema immunitario, la Liguria risulta caratterizzata da un basso livello di rischio (intorno al 21%) e da un livello medio di anticorpi. In altre parole, in Liguria, quelle dodici variabili economiche legate a innovazione, formazione, creatività e relazione hanno raggiunto un livello tale da “salvaguardare” il territorio dal rischio che la macchina possa sostituire il lavoro dell'uomo.
"La rapidità degli sviluppi scientifici e informatici sta portando a una trasformazione digitale dei sistemi produttivi, con risvolti positivi in termini di innovazione, ma anche inevitabilmente negativi, come la sostituzione dei lavoratori con macchine e tecnologie in numerose imprese – commenta Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – Un cambiamento dal quale la nostra regione non è esclusa. Ma è anche vero, come del resto dimostra lo studio, che il lavoro dell'uomo, la sua esperienza e le sue capacità, anche manuali, si rendono indispensabili in molti ambiti e filiere produttive, di cui la nostra regione è ricca e rappresenta un'eccellenza: affiancate da un alto livello di formazione, sono filiere che proprio senza l'apporto umano perderebbero la loro unicità".
Secondo il lavoro di Confartigianato, i territori che presentano una situazione simile a quella ligure (basso rischio, medi anticorpi), sono Valle d'Aosta, Sicilia, Calabria, Sardegna e Campania. Livelli di anticorpi più alti in Lombardia, Toscana e Marche, mentre in Friuli, Trentino, Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Umbria e Piemonte si associa anche una situazione di rischio maggiore. Infine, alto rischio e bassi anticorpi in Puglia, Molise, Basilicata e Abruzzo.
*Gli indicatori utilizzati sono il tasso turisticità, attività brevettuale, capacità di esportare, presenza di startup, imprese registrate coinvolte in contratti di rete, quota di giovani che hanno frequentato corsi di formazione, istruzione universitaria, successo formativo, copertura banda ultra larga, condizione occupazionale dei laureati, imprese con attività innovative e occupazione del sistema produttivo culturale e creativo.